Nelle ultime puntate, in questo mese, nella giornata critica del mercoledì in cui va in onda il programma, gli ascolti erano buoni, sopra il 3%.
E ieri, prima ancora che Paragone spiegasse ai telespettatori la notizia (e che si scatenassero i social, Luigi Di Maio) aveva detto in diretta: "Tira una brutta aria. Prima Giletti, ora voi...". Paragone non riesce a dire nulla, il collegamento ha un ritardo di 7 secondi. Gli spettatori de "La Gabbia" rimangono stupiti, in serata in rete si accende il dibattito.
Il fatto curioso è che la motivazione fornita dal neo direttore a Paragone, secondo quanto riferito dal conduttore alla sua squadra non riguardava gli ascolti, ma la linea. In questo ultimo anno la Gabbia, come annunciato da Urbano Cairo ai giornalisti, durante le cerimonia del luglio scorso, aveva cambiato pelle e nome: era diventata "Open", stile meno gridato, nuova scena, più inchieste, più reportage, niente più Hyde park con urlatacce, ospiti di rango.
Ma nei contenuti , però, il programma rimasta sui sui temi roventi di sempre: Euroscetticismo, reportage sulle banche, inseguimenti anti-casta ai beneficiati di rendite e di provvedimenti. Toni e contenuti, evidentemente non congeniali a Salerno (direttore proveniente da Raitre), che ha deciso - come primo gesto del suo mandato - di dare questo segnale.
Paragone aveva appena pubblicato un libro denuncia sulle banche (accompagnato da un tour in tutta Italia), e intitolato "Gang Bank" (con un sottotitolo a tono: "il perverso intreccio tra politica e finanza che ci frega il portafoglio e la vita"). Alla redazione, ancora sotto choc, ieri notte il conduttore ha detto: "Non mi atteggerò a martire o a vittima. Ho lavorato per quattro anni da uomo libero, e sono grato a Cairo per avermi dato i mezzi per fare il mio lavoro e avermi difeso in questo periodo. Non posso dire altrettanto del nuovo direttore di rete". Un elogio all'editore, dunque, e una stilettata al direttore.
Parola d'ordine: normalità. Prima delle elezioni
La Gabbia era sicuramente un programma "antisistema", per qualcuno "grillino-salviniano", malgrado Paragone, in realtà fosse molto critico con Matteo Salvini (soprattutto nei suoi editoriali per Libero). Certo colpisce - nei giorni dei nuovi palinsesti delle reti - che tre programmi diversamente "anti-casta", in onda su tre network diversi (la Rai, Mediaset e La7) vengano improvvisamente chiusi, in contemporanea, e tutti e tre per motivi "editoriali".
Il "Dalla vostra parte" di Maurizio Belpietro, su Mediaset, sospeso nel giorno del record, "l'Arena" di Massimo Giletti chiuso dopo una stagione trionfale, sulla Rai, e sostituito non da un programma di informazione, ma da un contenitore di intrattenimento. Tre canali, tre editori, e tre direttori diversi: stessa scelta ad un passo dalle elezioni.
fonte: Dagospia
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