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venerdì 30 giugno 2017

Stranamente Chiusi tutti i Programmi scomodi per il SISTEMA

"La Gabbia non rientra nella mia linea editoriale". Quando Gianluigi Paragone riferisce alla sua redazione la motivazione che gli è stata fornita dal neo-direttore Andrea Salerno, per spiegare la chiusura del suo programma, nella redazione del programma di La7 - a Milano - cala il gelo. Qualcuno si commuove, qualcun altro si arrabbia: ad ascoltare il conduttore c'è una squadra molto unita, affiatata, che ha lavorato insieme per quattro anni. Alcuni vengono dall'esperienza de "L'ultima parola", a Raidue.



Nelle ultime puntate, in questo mese, nella giornata critica del mercoledì in cui va in onda il programma, gli ascolti erano buoni, sopra il 3%.

E ieri, prima ancora che Paragone spiegasse ai telespettatori la notizia (e che si scatenassero i social, Luigi Di Maio) aveva detto in diretta: "Tira una brutta aria. Prima Giletti, ora voi...". Paragone non riesce a dire nulla, il collegamento ha un ritardo di 7 secondi. Gli spettatori de "La Gabbia" rimangono stupiti, in serata in rete si accende il dibattito.

Il fatto curioso è che la motivazione fornita dal neo direttore a Paragone, secondo quanto riferito dal conduttore alla sua squadra non riguardava gli ascolti, ma la linea. In questo ultimo anno la Gabbia, come annunciato da Urbano Cairo ai giornalisti, durante le cerimonia del luglio scorso, aveva cambiato pelle e nome: era diventata "Open", stile meno gridato, nuova scena, più inchieste, più reportage, niente più Hyde park con urlatacce, ospiti di rango.
Ma nei contenuti , però, il programma rimasta sui sui temi roventi di sempre: Euroscetticismo, reportage sulle banche, inseguimenti anti-casta ai beneficiati di rendite e di provvedimenti. Toni e contenuti, evidentemente non congeniali a Salerno (direttore proveniente da Raitre), che ha deciso - come primo gesto del suo mandato - di dare questo segnale.

Paragone aveva appena pubblicato un libro denuncia sulle banche (accompagnato da un tour in tutta Italia), e intitolato "Gang Bank" (con un sottotitolo a tono: "il perverso intreccio tra politica e finanza che ci frega il portafoglio e la vita"). Alla redazione, ancora sotto choc, ieri notte il conduttore ha detto: "Non mi atteggerò a martire o a vittima. Ho lavorato per quattro anni da uomo libero, e sono grato a Cairo per avermi dato i mezzi per fare il mio lavoro e avermi difeso in questo periodo. Non posso dire altrettanto del nuovo direttore di rete". Un elogio all'editore, dunque, e una stilettata al direttore.

Parola d'ordine: normalità. Prima delle elezioni

La Gabbia era sicuramente un programma "antisistema", per qualcuno "grillino-salviniano", malgrado Paragone, in realtà fosse molto critico con Matteo Salvini (soprattutto nei suoi editoriali per Libero). Certo colpisce - nei giorni dei nuovi palinsesti delle reti - che tre programmi diversamente "anti-casta", in onda su tre network diversi (la Rai, Mediaset e La7) vengano improvvisamente chiusi, in contemporanea, e tutti e tre per motivi "editoriali".

Il "Dalla vostra parte" di Maurizio Belpietro, su Mediaset, sospeso nel giorno del record, "l'Arena" di Massimo Giletti chiuso dopo una stagione trionfale, sulla Rai, e sostituito non da un programma di informazione, ma da un contenitore di intrattenimento. Tre canali, tre editori, e tre direttori diversi: stessa scelta ad un passo dalle elezioni.


fonte: Dagospia

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