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mercoledì 7 dicembre 2016

Ci siamo liberati del “Pupo” , ora bisogna liberarsi dei “Pupari” che purtroppo ancora restano

di Raffaele SALOMONE MEGNA

Il giorno 3 giugno del 1946 agli italiani con il referendum venne chiesto se essere sudditi di sua maestà il re o cittadini di una repubblica democratica.
Il 54,3% dei votanti allora ritennero di diventare cittadini della repubblica italiana.
Il giorno 4 dicembre del 2016 i figli ed i nipoti di quegli stessi italiani sono stati chiamati nuovamente al voto per operare una scelta altrettanto importante.
La motivazione ufficiale era se approvare o respingere la riforma costituzionale fortemente voluta dal Governo Renzi ed appoggiata dal Presidente Napolitano, dalla Confindustria, dalla Merkel & Co., da Hollande e dai burocrati europei, tutti noti benefattori e filantropi da sempre particolarmente accorti alle sorti italiche.





Nella realtà il vero quesito era se restare cittadini della repubblica italiana o ridiventare sudditi, questa volta non di casa Savoia ovviamente, ma dell’Unione Europea e dei potentati finanziari che la governa.


Ora come allora gli elettori si sono espressi ed hanno palesato ancora una volta la indefettibile volontà di essere cittadini italiani.
Lo hanno fatto in maniera incontrovertibile respingendo la riforma costituzionale con il 60% di “No”.
Questa è la vera “cifra” della volontà popolare.
Tutte le altre motivazioni che adducono i fautori del “Sì” i quali non esitano ad invocare, con tristezza e mestizia, perfino le “avverse congiunzioni astrali”, sono castronerie, quisquilie, pinzillacchere.
Gli italiani si sono dimostrati, come sempre, di essere di gran lunga migliori di coloro che li governano.
Non hanno ceduto alla pubblicità ingannevole, ai quesiti capziosi, alle lusinghe, alle elargizioni e per ultimo alle minacce.
Hanno parlato forte e chiaro: non vogliono che la Costituzione sia cambiata, ma che venga attuata da subito a cominciare dall’articolo 1.

Hanno impedito il goffo tentativo, neanche tanto nascosto, di relegare ad un ruolo ancillare il Parlamento, grazie alla riduzione del potere legislativo a tutto vantaggio di quello esecutivo, del Governo.
Il modello è tristemente noto in Europa .
E’ quello della Commissione Europea che è l’organo esecutivo dell’Unione Europea ma che detiene anche il monopolio del potere di iniziativa legislativa e in materia di bilancio, il tutto senza alcun controllo popolare . Alla faccia di Montesqieu !
Possiamo sicuramente dire che come italiani abbiamo corso un rischio terribile e che i due Presidenti della Repubblica , quello dimessosi Napolitano e quello in carica Mattarella, quali organi di garanzia non avrebbero dovuto assolutamente farci correre .
Credo che sia stato l’unico caso al mondo in cui un Governo dichiarato eletto incostituzionalmente modifichi la Costituzione in base alla quale è stato dichiarato incostituzionale!
Il votare “No” era l’unica possibilità per sperare in un futuro migliore nostro, dei nostri figli e dei nostri nipoti.
Gli elettori lo hanno perfettamente compreso.
Ma i cittadini italiani possono pensare che il peggio sia ormai passato?
No. Assolutamente no. Sarebbe un errore esiziale.

La vittoria del “No” ha certamente tagliato i fili ai “pupi”, ha impedito che l’ordinamento dell’Unione Europea diventasse con la riscrittura dell’art.117 fonte di diritto primario per le leggi italiane al pari della Carta Costituzionale, ma i pericoli per la democrazia e lo stato sociale restano, perché restano i “pupari”.
Restano impuniti ed impudenti.
E’ ancora in corso l’analisi del voto, anche se c’è poco da analizzare, e ricominciano da subito a chiedere più rigore nei conti pubblici italiani, nuove riforme che poi, come ormai sappiamo, significano altre cessioni di sovranità, ulteriori riduzioni di diritti e di garanzie, altri inutili sacrifici.
E così restano, purtroppo, il “pareggio di bilancio”, il vincolo esterno, la BCE con tutti i loro effetti deleteri.
Il giorno 4 dicembre sicuramente sarà riportato negli annali storici e ricordato come il giorno in cui il popolo italiano ha assunto la consapevolezza che un gruppo di corifei e di sicofanti, attenti solamente agli interessi stranieri e delle lobby finanziarie, che invece non hanno nazionalità perché i “ soldi hanno la voce” come diceva il grande Edoardo, stava per condurlo al completo servaggio.

Ma la lotta di liberazione è solamente iniziata.
Oggi più che mai i cittadini, gli uomini liberi, i generosi, i liberi pensatori devono continuare a perseguire il cambiamento, che non significa più Europa, ma più Italia.
Facendo gli interessi dell’Italia sicuramente si fanno gli interessi dell’Europa, ma facendo gli interessi delle lobby europee non si fanno di certo gli interessi italiani. E questo è un fatto di incontrovertibile evidenza.
Riprendiamoci il nostro destino nelle nostre mani! Liberiamoci dai “pupari”!
Non è la fine, non è neanche l’inizio della fine, è solamente la fine dell’inizio.
Evviva l’Italia, evviva la Costituzione del 1948!

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