Questa è la storia di Alitalia Maintenance Systems (AMS) l'unica azienda di manutenzione, revisione e riparazione di motori e componenti aeronautici italiana.
Un'eccellenza nel panorama internazionale e leader in un settore, quello del trasporto aereo, che non dovrebbe conoscere crisi.
Invece il prossimo 22 settembre il Giudice fallimentare del Tribunale di Roma ne dichiarerà, appunto, il fallimento.
La chiusura di un'azienda storica e strategica come AMS non toccherà solo i suoi 320 lavoratori e il suo indotto ma l'intera capacità competitiva del nostro Paese, in quanto si verrà a creare un vuoto di specializzazione e know-how in un settore strategico come quello della manutenzione aeronautica.
«Già da tempo - sottolinea il portavoce Paolo Romano della Commissione Trasporti alla Camera - come M5S ci siamo attivati per tutelare questa importante realtà industriale e tecnologica del nostro Paese.
Nel marzo 2014 una nostra delegazione di portavoce si recò direttamente nella sede principale dell'azienda a Fiumicino.
Da quel sopralluogo scaturì un'interrogazione parlamentare per chiedere al Governo di aprire all'Azienda le commesse militari che inopinatamente vanno all'estero a detrimento della nostra industria e sicurezza nazionale.
Sì! Avete letto bene! I motori dei nostri aerei e delle nostre navi militari vengono revisionati e riparati all'estero alla faccia della nostra industria e sicurezza nazionale.
Dopo innumerevoli pressioni, la svolta per AMS sembrò arrivare nel dicembre scorso, esattamente il 5 dicembre 2014, quando, presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti e in presenza dell'allora Ministro Lupi, la Panmed Energy, una società giordana specializzata nella costruzione di impianti di energie rinnovabili in Medio Oriente, firmò un preaccordo per entrare nel capitale dell'Azienda italiana con 10 milioni di euro rilevando il 60 per cento delle azioni.
Pochi soldi, è vero, ma necessari a dare respiro all'Azienda e a garantirle nuove commesse in vista anche del rilancio di Alitalia con gli arabi di Etihad. Non importava che una società mediorientale, per di più con interessi commerciali distanti dal comparto aeronautico, acquisisse il controllo di un'azienda strategica per il Paese, l'importante era salvaguardare i posti di lavoro e la continuità industriale.
Il Governo, come suo solito, diede grande risalto alla notizia. Lo stesso ex ministro Maurizio Lupi la presentò come uno degli effetti positivi dell'accordo Alitalia Etihad. Infatti dichiarò alla stampa: "La nuova Alitalia porta frutti anche nell'indotto".
Si! Di quelli avvelenati però. Perché la società giordana subito dopo aver firmato il preaccordo sparisce dai radar di Alitalia Maintenance Systems. Comincia a prendere inspiegabilmente tempo, in un gioco di rimandi sempre più snervante. Non si capisce se intenda realmente investire oppure no e prende continuamente tempo: forse quello necessario per far scadere i termini legali di un'Azienda in rosso con i libri contabili in Tribunale? Il sospetto è forte.Specialmente considerando che la stessa Etihad fin dal principio ha più volte fatto intendere di voler prediligere le proprie officine motori presenti negli Emirati Arabi.
Possibile che il Governo, pur essendo trascorsi otto mesi dagli accordi con Panmed Energy, sia stato con le mani in mano pur sapendo che i continui rinvii della società giordana avrebbero compromesso definitivamente il futuro di AMS? Possibile che non si sia reso conto fin dal principio della bontà della proposta di investimento di Panmed Energy?
Perché non ha posto un ultimatum alla sua recalcitrante reticenza a investire in modo da attivarsi per favorire altre soluzioni e partnership industriali? Perché, in estrema sintesi, il Governo è stato fermo in tutti questi determinanti mesi?
Queste sono alcune domande a cui il Governo dovrà rispondere, perché la sensazione che sia stata tutta una messa in scena è forte e per di più con un ruolo attivo e non passivo dell'Esecutivo. Il trasferimento delle attività manutentive di Alitalia in Arabia Saudita erano parte degli accordi per l'ingresso di Etihad nel capitale della compagnia aerea di bandiera?
Qualsiasi sia la sua risposta un dato è certo: il prossimo 16 settembre, tra meno di una settimana, è convocato il CdA di AMS dove, se non ci saranno novità dell'ultima ora cui tutti sperano, sarà presa la decisione definitiva a questa drammatica vicenda che sa tanto di autolesionismo nazionale. Vicenda cui Renzi e il suo Governo hanno non poco contribuito a determinare.
A noi e a tutti gli italiani, l'amarezza di assistere all'ennesimo scempio della nostra industria di eccellenza. Mentre gli arabi prendono le nostre tecnologie noi prendiamo il loro deserto, perché in Italia della nostra gloriosa industria sta rimanendo, appunto, solo il deserto.
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