di Luciano Lago
Se qualcuno aveva ancora delle perplessità sul ruolo che svolgono i grandi media nel sistema europeo, gli ultimi avvenimenti relativi alla guerra in Siria ed alla fuga verso l’Europa di masse di rifugiati, hanno fugato ogni possibile dubbio: Il ruolo dei grandi media, giornale e Tv si dimostra quello di megafono della propaganda atlantista che parte da Washington e da Londra.
Lo conferma il modo con cui i media occidentali hanno diffuso le notizie circa il presunto intervento militare russo in Siria sulla base di informazioni inizialmente trasmesse da una fonte israeliana (ynet news) e successivamente riprese e diffuse da quasi tutti i media, circa l’incremento degli aiuti da parte di Mosca all’Esercito di Al-Assad, l’arrivo di nuovi aerei da guerra, il passaggio di navi da trasporto con armi e blindati destinati al porto di Tartus (base russa in Siria), un modo che ha fatto amplificare queste notizie a dismisura fino a lanciare titoli quali “Allarme per l’intervento della Russia nella guerra in Siria, Nato in allarme: l’Azione russa non aiuta, ecc.
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E’ apparso subito chiaro che la grancassa dei media, su istigazione di fonti israeliane e statunitensi come Reuters, Ass. Press, Fox News ed altre, è stata subito ripresa dai media europei, senza verifiche, per lanciare una campagna di amplificazione di un probabile intervento russo in Siria, sulla base di pochi elementi: qualche nave avvistata sul Bosforo e qualche aereo da trasporto in più visto arrivare vicino Damasco, fino alla notizia della presenza di militari russi sul terreno di battaglia a supporto dell’Esercito siriano.
Il tutto per lanciare un allarme e per tacciare quella dell’intervento russo come di una “pericolosa complicazione” nella guerra in Siria, una “aggressione” della Russia ed una “indebita ingerenza” di questa in Siria.
In realtà il Pentagono, grazie al suo apparato di satelliti ed osservazione, conosceva benissimo quale fosse il livello degli aiuti militari russi alla Siria , e le stesse autorità russe non hanno mai fatto mistero del loro aiuto al governo siriano, dato che esiste un trattato di cooperazione con la Siria fin dai tempi dell’URSS.
Quindi dove stava in fondo la novità? Lo stesso Ministero russo ha infatti smentito una partecipazione diretta russa nella guerra in Siria, salvo poi dichiarare, la portavoce del Cremlino, che la Russia, come ha sempre fatto, stava fornendo assistenza militare ed addestramento ai reparti siriani circa l’utilizzo dei nuovi armamenti forniti.
Quindi dove stava in fondo la novità? Lo stesso Ministero russo ha infatti smentito una partecipazione diretta russa nella guerra in Siria, salvo poi dichiarare, la portavoce del Cremlino, che la Russia, come ha sempre fatto, stava fornendo assistenza militare ed addestramento ai reparti siriani circa l’utilizzo dei nuovi armamenti forniti.
La campagna di allarme era ormai partita in tromba ed i giornali europei non hanno lesinato titoli allarmistici fino a riportare le dichiarazioni del Pentagono in cui si afferma che “l’Intervento russo in Siria per appoggiare il governo di Al-Assad si considera inammissibile e che questo intervento potrebbe avere un effetto destabilizzante”.
Sarebbe superfluo osservare che, se si è verificato un intervento destabilizzante in Siria questo è stato proprio quello degli USA e delle potenze occidentali che, assieme ai loro alleati regionali (Arabia Saudita, Qatar, Turchia) nel corso di questi 4 anni e mezzo, hanno fatto di tutto e di più, infiltrazione di un esercito di terroristi nel paese, campi di addestramento per i terroristi in Giordania e poi in Turchia, fornitura massiccia di armi ed istruttori ai gruppi terroristi, finanziamento e pagamento dei salari ai mercenari (l’Arabia Saudita), interventi dell’aviazione israeliana in appoggio dei gruppi terroristi, ricovero in ospedali di Israele dei terroristi feriti (Israele con il gruppo di Al-Nusra), fino ai reparti speciali di truppe di elite statunitensi e britanniche, mascherate e mescolate con i terroristi per dirigere alcune operazioni sul terreno, come ammesso ultimamente da diversi organi di informazione USA e britannici. Vedi: Nytimes.com The Guardian
Il paradosso della situazione è che, l’accusa di “intervento destabilizzante” fatta alla alla Russia, proviene proprio da quei paesi che hanno destabilizzato la Siria provocando in conflitto che è una vera e propria guerra per procura che ha provocato oltre 260.000 morti, distruzioni immani e milioni di profughi, che adesso vengono sospinti dalla Turchia verso l’Europa in una manovra coordinata con l’intelligence USA, per provocare il caos anche in Europa.
In questo contesto appare chiara la manovra dei media occidentali di presentare la Russia nel ruolo dell’ “aggressore”, del sostenitore del “cattivo” tiranno, Bashar Al-Assad, demonizzato oltre ogni misura come avvenne a suo tempo per Gheddafi e per Saddam Hussein o per Milosevic in precedenza.
Niente di nuovo, si tratta del tipico sistema americano delle fasi che precedono l’intervento militare: fase 1) diffamazione (a mezzo dei media), fase 2) demonizzazione dell’avversario da abbattere (voci di armi di distruzione di massa o armi chimiche, presunte stragi di civili, ecc.), fase 3) intervento militare, rovesciamento del governo e rimozione con la forza del “tiranno” (soppressione fisica o carcerazione).
L’altra finalità di questa campagna mediatica di criminalizzazione di Putin e della Russia è quella di distogliere l’attenzione dall’evidente fallimento della strategia degli USA e dei loro alleati in Siria: Washington contava su una sostanziale passività della Russia per procedere nel suo piano, quello di occupare gradualmente la Siria, istituendo delle no “fly zone”, successivamente mandando all’attacco i gruppi di “ribelli moderati” protetti dall’aviazione e reparti speciali americani e britannici per conquistare obiettivi sensibili e debilitare l’Esercito siriano.
Naturalmente la campagna mediatica si muove su enunciazione di falsità evidenti, a partire da quella che i media come la RAI e tutti i grandi giornali europei continuano a definire una “guerra civile” nascondendo al pubblico che in Siria sono arrivati oltre 70.000 (si calcola) jihaddisti delle più disparate nazionalità (82 nazionalità diverse), dai libici agli afghani, ai sauditi, ai tunisini, agli egiziani, pakistani, yemeniti e persino ceceni di lingua russa, senza contare i “foreign fighters” europei arrivati a frotte da Francia, Gran Bretagna, Belgio ed Olanda.
L’obiettivo finale della strategia di USA ed Israele : creare in Siria un protettorato USA con suddivisione del paese in più regioni in base ai gruppi confessionali e realizzazione di un grande stato sunnita tra Iraq e Siria sotto influenza saudita, il vecchio piano elaborato dallo stratega israeliano Oded Yinon per la dissoluzione della Siria come nazione unita.
La Russia di Putin ha visto il gioco, come in una partita di poker, si è mossa in anticipo e manda all’aria tutto il piano americano. Non per nulla sono arrivate davanti alle coste siriane unità navali lanciamissili con truppe da sbarco e sistemi antimissile, impegnate in una esercitazione che durerà diverse settimane oltre ad aver creato un ponte aereo che porterà mezzi ed armi per creare una barriera di difesa nelle città siriane. Sarà difficile attaccare la Siria senza una dura reazione delle forze russe.
Si da il caso poi che la Russia interviene in Siria anche per proteggere la sua stessa sicurezza visto che è già iniziato il tentativo di infiltrare i terroristi dell’ISIS nel Caucaso e minare dall’interno la regione russa. Non è difficile indovinare chi stia coordinando questa operazione da dietro le quinte. Inoltre l’intervento russo inoltre avviene dopo oltre un anno che si è costituita una coalizione anti ISIS, capeggiata dagli USA che, nonostante i 4.000 milioni di dollari spesi, ha dimostrato di non essere in grado di ottenere risultati significativi ed anzi esiste il più che fondato sospetto (ormai certezza) che la coalizione anti ISIS abbia fatto di tutto per non ostacolare l’ISIS nella sua avanzata, vista l’utilità di questa organizzazione terroristica, utilizzata come “spauracchio” per le finalità geopolitiche che si propone Washington nella regione. Ne fa fede la vendita del petrolio estratto dai pozzi in Iraq e Siria, consentita all’ISIS attraverso la Turchia, ne fa fede il mancato bombardamento delle linee di rifronimento dell’ISIS, con le centinaia di camions che transitano per strade scoperte ed individuabili tra la Turchia la Siria e l’Iraq, e tanti altri episodi di contiguità fra la coalizione ed il gruppo terrorista, come gli aviolanci di rifornimenti ed armi sulle posizione dell’ISIS in Iraq, effettuati da aerei ed elicotteri della coalizione e registrato e denunciato dai combattenti iracheni. Vedi: Gli USA sostengono militarmente l’ISIS. La denuncia di un deputato iracheno
La Russia interviene per annientare veramente l’ISIS non per contenerla o blandirla come hanno fatto fino ad ora gli americani ed i loro alleati e possiamo stare sicuri che inizierà una nuovo fase decisiva del conflitto.
Rimane poi da fare una considerazione importante: tutte le navi che arrivano in Siria con il loro carico e le navi da guerra che vanno ad integrasi nella flotta del Mediterraneo partono dai porti della Crimea come Sebastopoli. Esattamente da quella penisola, che in precedenza faceva parte dell’Ucraina, da cui gli USA avevano pianificato di estromettere la Russia, per impedirle di svolgere un ruolo di grande potenza. La Russia senza la Crimea non avrebbe avuto più l’accesso facile al Mediterraneo e non avrebbe potuto facilmente intervenire in soccorso dell’alleato siriano.
Questo spiega in buona parte tutta l’operazione del golpe di Kiev del 2014, fagocitato dagli USA e dalla UE , nonchè tutti i piani di ridimensionare la potenza russa. Anche in quel caso, Putin aveva giocato d’anticipo e, con la mossa del referendum, aveva spiazzato l’avversario riannettendosi la Crimea che, d’altra parte a buon ragione è sempre stata terra russa. Un’altro fallimento della politica di Obama che si ritorce contro gli Stati Uniti ma che i media europei, prostituiti alle centrali di potere atlantiste, cercano di nascondere sostenendo il ruolo di presunto aggressore di Putin, ignorando il diritto all’autodeterminazione, lo stesso che aveva giustificato il distacco del Kossowo dalla Serbia. Il famoso doppio standard dell’ipocrisia occidentale.
Nelle foto sopra: mezzi militari russi in Siria e ringraziamenti alla Russia da parte della popolazione siriana
Fonte: www.controinformazione.info
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