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venerdì 18 settembre 2015

M5S EUROPA ALL'ENI: BASTA BUGIE, IL PETROLIO PORTA POVERTÀ

L'ENI IN ITALIA
Nel 2014 l'Eni ha conseguito un fatturato di 154 miliardi di euro (più della ricchezza totale di uno Stato di medie dimensioni come l'Ungheria) e un utile netto di quasi di 7 miliardi. Una montagna di soldi che solo in minima parte ritornano, però, nelle casse pubbliche. Da quando nel 1992 l'Eni è stata convertita in società per azioni i suoi utili non vanno più tutti ai cittadini italiani. Nel suo azionariato, infatti, sono presenti altri attori istituzionali fra i quali la Gran Bretagna, l'Irlanda, gli Stati Uniti, il Canada. Tutti insieme detengono oltre il 50% del capitale della compagnia petrolifera, ormai non più italiana.

Fino a quando l'Eni era una società' al 100% dello Stato italiano i benefici dello sfruttamento del sottosuolo venivano ripartiti fra tutti i cittadini, ma adesso non è più così nonostante una legge italiana dica che le risorse del sottosuolo appartengono allo Stato italiano.






Con 27 pozzi e 104 mila barili al giorno, l'Eni estrae in Basilicata circa l'80% della produzione nazionale. Le royalty concesse agli enti locali sono appena il 7% + 3%, (nel 2014 sono valse appena 95 milioni di euro). Questa percentuale è fra le più basse al mondo. Enrico Mattei, che dell'Eni è stato il primo Presidente, pensava che imporre royalty al 15% ai Paesi africani fosse un rigurgito neo imperialista. L'Eni in Italia fa di peggio. In Venezuela, Bolivia ed Ecuador le royalty imposte alle compagnie petrolifere sono al 50%, in Norvegia e Indonesia addirittura al'80%. Le compagnie petrolifere sanno di avere in Italia una controparte politica debole e diventano insaziabili: non solo pagano cifre irrisorie ma vogliono pure lo sconto, così come chiesto lo scorso 18 maggio in un ricorso al Tar della Lombardia (Eni e Shell hanno chiesto un taglio da 21 milioni di euro alle royalty destinate a Stato, Regione Basilicata e comuni valdagrini).

IL PETROLIO PORTA POVERTA'
Altro che Eldorado, la Basilicata è la regione più povera d'Italia: il 31,6% dei giovani fra i 15 e i 34 anni è disoccupato, il 28% delle famiglie vive al di sotto della soglia di povertà. A Matera non arriva neppure la ferrovia. La Commissione europea ha, inoltre, avviato una procedura d'indagine per verificare la situazione ambientale e sanitaria provocata dalle estrazioni petrolifere in Val d'Agri, dove è ubicato il più grande giacimento su terraferma d'Europa. I dati forniti dall'Acquedotto pugliese non lasciano dubbi: nell'acqua che sgorga dall'impianto di potabilizzazione a valle della diga del Pertusillo sono stati trovati una ventina di metalli pesanti in quantità oltre i limiti consentiti. La maggior parte di questi metalli è riconducibili alle attività estrattive del petrolio. Questa è l'acqua che bevono i lucani e i pugliesi.

Con il decreto Sblocca Trivelle, il governo vuole importare questo modello di sfruttamento e di degrado ambientale anche ad altre Regioni italiane. Il Movimento 5 Stelle dice no alle trivelle in Adriatico e in Sicilia perché le conseguenze su ambiente, pesca e turismo sarebbero troppo grandi e imprevedibili.

L'ENI NEL MONDO
L'attuale amministratore delegato dell'Eni Claudio Descalzi è indagato per corruzione internazionale dalla Procura di Milano per presunte tangenti in Nigeria. Dopo il discorso di Beppe Grillo all'assemblea Eni, il Movimento 5 Stelle ha depositato al Senato una proposta di legge per istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sull'Eni per analizzare il legame tra le sue attività e il fenomeno della corruzione.


Il modello di sviluppo legato al fossile ha fallito: oltre a portare disastri ambientali, ha ripercussioni economiche e sociali negative per i Paesi più poveri. Lo sviluppo di quelle zone viene frenato, infatti, dall'avidità delle multinazionali che ne corrompono i dirigenti. Lobby petrolifere e governi fantocci sfruttano le risorse disponibili senza che le popolazioni ne abbiano vantaggio, producendo solo miseria e rancore verso l'Occidente. Ecco come nascono le migrazioni selvagge e disordinate.

La Germania ha puntato tutto sull'energia rinnovabile, ha approvato una moratoria sul fracking fino al 2021 e impiega nel settore delle rinnovabili ben 370 mila persone. In Italia, invece, gli incentivi alle rinnovabili vengono addirittura tagliati retroattivamente: una decisione assurda e antistorica tant'è che la stessa Unione europea l'ha duramente criticata. Il nostro petrolio sono il sole e il vento.

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