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venerdì 16 marzo 2018

Pronto, chi compra?

di Marco Travaglio

“Ehilà, Silvio, come andiamo?”. “Ma come vuoi che vada, Matteo. C’è il tuo omonimo che mi fa girare le palle”. “Chi, Salvini?”. “E chi se no? Orfini? Richetti? Certo, Salvini, quel troglodita che non vuole fare accordi con voi. Viene a cena da me con la felpa e mangia con le mani. Gli presento una delle mie amiche col microfono nascosto nel tanga, gli dico ‘favorisci, tanto siamo una coalizione coesa’, ma il malfidato me la rimanda indietro. E il giorno dopo che fa? Telefona a Di Maio”. “Che ci vuoi fare, Silvione, questi populisti sono irrecuperabili”.





“Quanta nostalgia di te, Matteuccio. Con te sì che ci si intendeva. Tu mi facevi il lavoro sporco governando col mio programma, mi devastavi la Costituzione, mi tenevi fermi i pm. Marina e Fedele ti mandavano qualche promemoria su Mediaset allegato al contratto e all’anticipo del tuo nuovo libro.
E io ci davo dentro con le cene eleganti. Poi quei maledetti elettori ci hanno traditi”. “Con tutto quello che abbiamo fatto per loro”. “Ma come: io gli ho raccontato balle per venticinque anni, tu per cinque, e ci erano sempre cascati. Stavolta niente, fanno gli schizzinosi”. “Non me ne parlare, Silvio. Brutta bestia, l’ingratitudine. Ora credono alle fake news di Putin, il ventriloquo di Di Maio e Salvini. Roba da matti”. “Ma no, dài, per Putin garantisco io. Gli ho pure regalato un copripiumone con la foto di me e lui”. “Sarà per quello che ti ha mollato!”. “Seee, ti piacerebbe! Non sai chi c’era, arrotolata nel copripiumone: una sventola da niente, roba di prima qualità!”. “Ah, ecco, se no non ti riconoscevo più”.

“Comunque tranquillo, Matteo, non finisce qui. L’ho detto ai miei neoeletti: prendetevi un grillino e fatevelo amico, poi mi girate il codice Iban e ci penso io. Hai presente la campagna ‘Adotta un nonno’? Ecco, qui è ‘Adotta un 5Stelle’. Vedrai: tre giorni e riabbiamo la maggioranza”. “Voi chi?”. “Ma io e te, cribbio!”. “Ah ecco, mi raccomando Silvio, non scordarti degli amici”. “Non sono mica matto! Metti che nel Pd vada su uno che non controlliamo noi, e sono cazzi acidi. Piuttosto, la storia delle tue dimissioni è uno scherzo, vero?”. “Ma sì. Ho messo lì Martina, il reggente che non si regge in piedi: mi chiama pure dal ristorante per farsi dettare il menu. Comando sempre io”. “Matteo, ma sei sicuro? A me risulta che ti stanno mollando tutti. Uno dei tuoi è andato a batter cassa dal ragionier Spinelli, che gli ha dato un bilocale all’Olgettina”. “Ma sono momenti di debolezza. Ho tutto sotto controllo”. “Se lo dici tu… Piuttosto, Matteo: che si fa per le presidenze delle Camere? Una a me e una a te?”.

“Ci sto provando, ma la vedo dura: mi sa che 5Stelle e Lega hanno più del 50%”. “E che problema c’è? Mi sto lavorando Salvini alla vecchia maniera. Hai presente lo scoop di Chi sulla Isoardi che limona con un altro? Era l’antipasto. Hai visto la prima pagina del Giornale?”. “No, da quando ho finito l’anticipo del libro sono senza spicci”. “Un titolone magnifico: ‘I segreti di Salvini’. Dentro non c’era niente, ma la prossima volta potrebbe esserci qualcosa. Chi ha orecchi per intendere… Uomo avvisato, mezzo salvato. Su chi mi disobbedisce qualcosa si trova sempre: una casetta a Montecarlo, una Mercedes usata…”. “Ganzo, Silvione, sei sempre il migliore! Quindi Salvini ci sta?”. “Se non ci sta, ci starà. Gli faccio credere che fa il premier del centrodestra appoggiato dal Pd, così intanto libera la Camera per te (o per la Maria Elena) e il Senato per uno dei miei (Previti purtroppo è interdetto, perciò pensavo a Ghedini). Poi, quando si fa il governo, gli piazziamo un premier tipo Tajani, o Letta, o Giorgetti, o Maroni, tutta gente nostra. E voglio vederli i leghisti che non ci stanno”. “E perché dovrebbero starci?”. “Ah, scusa, non ti ho detto che la campagna ‘Adotta un nonno’ vale pure per loro. 
Era dai tempi della legge Mammì che non facevo un investimento così importante. Ma ne vale la pena”. “Ah ecco, volevo ben dire. Infatti Maroni è già passato con noi: per non farsene accorgere, scrive sul Foglio”. “L’importante è che i tuoi non cedano ai grillini, che sono peggio dei comunisti”. “Non dirlo a me! Vogliono dare un reddito a chi non ce l’ha. Roba da matti”.

“Eh, ma non vorrei che a sinistra qualcuno pensasse che quella lì è una roba di sinistra”. “Impossibile. Se togliere ai ricchi per dare ai poveri fosse di sinistra, l’avrei fatto già io, no? Se non l’ho fatto io che sono la sinistra, vuol dire che il reddito di cittadinanza è di destra”. “È vero, che stupido, non ci avevo pensato. Certo, tornando indietro, potevamo prometterlo noi: qualcuno magari ci votava”. “Ma no, Silvio, è qui che sbagli: gli elettori devono votarci a scatola chiusa. Me perché sono la sinistra moderata e te perché sei la destra moderata. E, se non lo fanno perché sono incazzati e odiano i moderati, dobbiamo punirli, tenerli a pane e acqua finché non si arrendono. Piaccia o non piaccia, come dico sempre io”. “Certo, figurati, però a ’sto giro ci hanno puniti loro”. 

“Sì, ma basta aspettare: noi adesso impediamo ai populisti di andare al governo, poi voglio vederli”. “Bravo, Matteo, che ideona! Gli scateniamo contro i giornali e le televisioni (tanto Mediaset è mia e la Rai è tua) a dire che hanno fallito, e alle prossime elezioni tornano tutti all’ovile”. “Purché non si voti subito. Già ora sto poco bene, al prossimo giro sono morto sicuro”. “Io almeno questo rischio non lo corro: io sono morto tre-quattro anni fa, non mi ricordo più bene quando. Però nessuno se n’è accorto, infatti mi vota ancora il 13 per cento degli italiani: più ci penso e meno ci credo. Quindi la notizia del mio decesso deve restare tra noi. Mi raccomando, Matteo, acqua in bocca”. “Tranqui, Silvio, sono una tomba”. “Allora siamo in due: io un mausoleo”.

Fonte: QUI

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