Eccoli, puntuali, i nostri “eroi” cambiare completamente idea sull’utilità dei social network: non più gli amici e gli alleati, ma i nemici che devono essere in qualche modo silenziati o che comunque sono destinati a essere silenziati. Ed è su questa traccia che poi deflagra l’incredibile “scandalo Facebook”, secondo il quale sarebbero stati costruiti milioni di profili per testare i messaggi populisti di Donald Trump.
Come a dire, ecco a cosa è servito Facebook: a far vincere Trump e a far vincere la Brexit; e naturalmente, nel nostro belpaese, a far vincere la Lega e il M5S; mentre in Russia, il solito Putin.
Da qui lo scandalo di proporzioni mondiali sui dati Facebook utilizzati da Cambridge Analytica per profilare politicamente gli utenti. Come se, fino a oggi, nessuno avesse mai immaginato che quelle informazioni che gli utenti forniscono di loro spontanea volontà ai social network e ai motori di ricerca non venissero utilizzate per le profilazioni commerciali, politiche e persino sessuali. Come se, nei gangli più profondi del potere mondiale, i Big Data fossero solo organizzazioni benefiche e non già i padrini e i padroni di un progetto dove la gratuità del servizio offerto è solo un’illusione e il prezzo richiesto all’utente per il suo utilizzo è la rinuncia alla sua privacy.
Ipocrisia pura che oggi le élite cercano di sfruttare a loro vantaggio, criminalizzando i social network, e cioè indossando le vesti dei difensori degli utenti “raggirati”, e denunciando, attraverso i media al loro servizio, l’uso scorretto di quei dati. Ma è chiaro che la ragione di questa ipocrita difesa è tutt’altro che disinteressata. Visto, infatti, che quella mole di informazioni non può essere usata a loro comodo e per i loro obiettivi, e visto, anzi, che rischia di essere usata contro di loro (come in effetti è o sarebbe accaduto), allora è meglio che nessuno possa più usarla così facilmente.
Che muoia Sansone con tutti i filistei, dunque. E muoia subito e bene!
fonte: Rischio Calcolato
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