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venerdì 13 ottobre 2017

Menti e Fotti

di Marco Travaglio

Più il Fascistellum avanza alla Camera come la legge Acerbo del Duce, a colpi di fiducia, più cresce la curiosità dei cittadini di sapere cosa nasconde.
E più si allunga la coda di paglia degli autori della solennissima porcata (Pd, FI, Lega, Ap), costretti a giustificare i parlamentari nominati, il voto congiunto, le 6 pluricandidature, le finte coalizioni uninominali, i capi-partito pregiudicati e la norma salva-impresentabili (o salva-Verdini).





Due alternative: dire la verità e finire lapidati in piazza; o mentire, sperando che gli elettori se ne accorgano il più tardi possibile. Naturalmente prevale la seconda opzione. Ieri il Pd diffonde uno schemino per dimostrare che “la legge elettorale è oggettivamente migliore” del Porcellum “perché rimette al centro i collegi, i territori, le scelte dei cittadini”. Balle.
1) Nel Porcellum “sulla scheda solo simboli di partito”, nel Rosatellum “sulla scheda i nomi dei candidati”. Ma anche nel Porcellum c’era le liste affisse ai seggi coi nomi dei candidati: liste bloccate dove veniva eletto chi era stato piazzato ai primi posti dal capo. Il Rosatellum avrà solo liste più corte, per evitare di inserire inutilmente nomi senza speranza e includere solo i 4 nominati che ogni partito può far eleggere.

2) Nel Porcellum “nessun rapporto tra territori e candidati”, nel Rosatellum “ogni collegio ha il suo parlamentare di riferimento”.
Falso. Nell’uninominale non c’è obbligo di candidare residenti nel territorio, anzi si possono paracadutare al Sud i personaggi più screditati del Nord e viceversa, sperando che gli elettori non li conoscano e li votino; e si potranno persino spedire all’estero gli impresentabili residenti in Italia.

3) Nel Porcellum “scelgono i capi dei partiti”, nel Rosatellum “scelgono gli italiani”. Falso. Nel proporzionale l’elettore barra una lista anziché scegliere chi preferisce; e, nell’uninominale, non può cambiare: deve barrare il candidato sostenuto dalla lista scelta nel proporzionale. Così anche i parlamentari dell’uninominale (1 su 3) saranno indirettamente nominati dai capi-partito, come nel proporzionale (2 su 3).

L’altroieri a Zapping (Rai1) Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera e firmatario della boiata, ha infilato un’altra raffica di balle spaziali.

1) “Abbiamo dovuto ricorrere allo strumento parlamentare straordinario della fiducia – legittimo, previsto dal regolamento parlamentare e approvato dalla Consulta sull’Italicum – per superare l’uso legittimo ma strumentale di un altro istituto previsto dal regolamento: 120 voti segreti”.
Purtroppo per Rosato, la Consulta non s’è mai pronunciata sulla fiducia all’Italicum; e il regolamento parlamentare (come l’art. 72 della Costituzione) esclude la fiducia sulle leggi elettorali, mentre prevede i voti segreti.

2) “Il Parlamento deve votare in maniera libera e trasparente: cioè in modo palese”. Su questioni cruciali e di coscienza, la Costituzione e il regolamento prevedono che il voto libero avvenga a scrutinio segreto: specie alla vigilia delle elezioni e su una legge che premia i nominati, quando i dissidenti sono ricattati con la minaccia di non essere ricandidati (o rinominati).

3) “Il Parlamento vuole avere una legge elettorale o no? Ora o mai più: sarebbe un dramma un Paese al voto senza legge elettorale”. Ma la legge elettorale c’è già, l’unica sicuramente costituzionale: il proporzionale disegnato dalla Consulta nelle sentenze che bocciano Porcellum (per il Senato) e Italicum (per la Camera). I due Consultellum vanno armonizzati su soglie di sbarramento, preferenze, collegi e altri dettagli? Lo si faccia. Ma senza stravolgerli, come fa il Rosatellum.

4) “Avevamo fatto l’Italicum, ma poi c’è stata la bocciatura del popolo italiano”. Falso: il popolo italiano, nel referendum del 4.12.2016, ha bocciato la riforma costituzionale: l’Italicum l’ha dichiarato incostituzionale la Consulta.

5) “Il Consiglio d’Europa ci invita a non cambiare la legge elettorale prima del voto e io condivido. Ma noi non cambiamo la legge: la facciamo. È una necessità, non una volontà”. Falso: la legge c’è già (il Consultellum) e il Rosatellum la cambia. Non per necessità, ma per volontà (e convenienza) di quattro partiti.

6) “Niente nominati: l’elettore conosce i nomi dei candidati perché sono stampati sulla scheda e li sceglie lui. Come nel Mattarellum, sia nella parte maggioritaria sia in quella proporzionale”. Falso: intanto nel Mattarellum il 75% dei parlamentari erano eletti direttamente dai cittadini, uno per collegio, mentre qui lo saranno solo 1 su 3. Ma soprattutto: a che serve conoscere i nomi stampati sulla scheda nelle varie liste, se poi non si può mettere la croce su quello che si vuole eleggere perché l’ha già deciso il capo-partito prima del voto?

7) “Gli altri grandi Paesi – Francia, Gran Bretagna, Germania – non hanno la preferenza: lo stesso nostro modello!”. Non diciamo cazzate. Francia e Gran Bretagna non hanno preferenze perché i parlamentari sono scelti dai cittadini nei collegi uninominali. La Germania ha un misto proporzionale-maggioritario, ma col voto disgiunto.

“Questa legge è molto neutra: non aiuta il Pd, non moltiplica i suoi voti e non dimezza altri partiti. Trasforma solo i voti in seggi”. E allora perché, poco dopo, Rosato dice che “il partito o la coalizione che arriva al 35-37-38-40% (sic, ndr) ha la maggioranza per governare”? Con le finte coalizioni uninominali, il Pd (più Ap e Pisapia) col 33% dei voti avrà il 41 dei seggi, mentre i 5Stelle anche se arriveranno primi col 30% non avranno neppure il 20 dei seggi. Delle due l’una: o Rosato non conosce il Rosatellum, o mente. Secondo voi?

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