Chissà quale altro assegno in bianco avrà firmato il governo per vedersi alzate le stime di crescita, da +1% a 1,3%, anche da Moody’s? Al netto dell’aumento dell’IVA, qualcosa a chi di dovere sarà stato promesso, non c’è dubbio.
D’altronde, per cercare di non prendere un’imbarcata in Sicilia, si sono inventati il reddito di inclusione, ennesima mancia verso i pezzenti da incolonnare verso le urne: è uno sporco lavoro di compromesso la politica ma qualcuno deve pure farlo.
Lo stato terminale di questa economia ormai è palese, lo stesso modello d sviluppo clientelare comincia ad arrancare, ha il fiato corto, schiuma stanchezza: si inventano persino allarmi nucleari pur di non rendere noto l’evidente, ovvero che il sistema ogni tanto deve stornare gli indici in bolla, altrimenti scoppiano. Perché, in caso io mi stia sbagliando, devo spiegarmi come un allarme di guerra nucleare possa durare meno di 24 ore, avendo Tokyo chiuso in rialzo e l’Europa digerito ogni timore nord-coreano.
Il sistema è come l’avventore obeso de “Il senso della vita” dei Monty Phython, quello che mangia come un animale a tutto pasto e poi, alla fine, esplode per la mentina digestiva. Ecco, noi stiamo solo attendendo la mentina e inganniamo l’attesa spacciando a noi stessi come sintomo di salute quell’appetito inestinguibile che vede i nostri indici di Borsa sfondare un record al giorno e i nostri dati di crescita taroccare cifre con l’abilità di un falsario. Il problema è che la gente ci crede a queste cazzate: crede che andrà meglio, che la luce alla fine del tunnel sia il sole e non un treno che ci arriva in faccia, che occorra essere grati al governo che magari ci regala 300 euro al mese, se siamo un nucleo familiare di 7 persone che non arriva a 800 euro al mese di entrata. Che la questione migranti sia stata risolta da quel genio di Minniti con la duplice alzata d’ingegno di coinvolgere prima i sindaci libici e poi l’intero governo di Tripoli, pagandolo esattamente come facciamo con la Turchia. Gli stronzi siamo noi, non chi ci governa.
Prendiamo proprio Marco Minniti e la questione migranti. Ecco cosa ha detto ieri sera alla Festa de l’Unità di Pesaro, concetto ripreso oggi con enorme enfasi dai media: “Ad un certo momento ho temuto che, davanti all’ondata migratoria e alle problematiche di gestione dei flussi avanzate dei sindaci, ci fosse un rischio per la tenuta democratica del Paese. Per questo dovevamo agire come abbiamo fatto non aspettando più gli altri paesi europei… Quando il 29 giugno sono arrivati 12 mila 500 migranti in sole 36 ore su 25 navi diverse, la situazione era davvero difficile e io quel giorno sono dovuto tornare subito dell’Irlanda. Non potevamo continuare a gestire in questo modo i flussi migratori e abbiamo agito in modo nuovo. Ora l’Europa ci ringrazia per questo. Il Mediterraneo centrale e tornato al centro dell’attenzione dell’Unione europea”. Benissimo.
Parliamo però dello stesso Marco Minniti che, il 17 luglio scorso, alla fine dell’incontro con i prefetti al Viminale sui temi migranti e incendi, si espresse così: “Né il ministero né il governo ritengono sussistere le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza umanitaria per il tema migranti. La politica sui flussi migranti, salvo eventi straordinari, deve essere affrontata in modo strutturale e lontano da logiche emergenziali”. E poi, per carità del cielo, questo Paese ha sopportato senza istinti insurrezionali gli anni di piombo, la strategia della tensione e gli attentati in piazza e stazioni e Minniti, di colpo, vede rischi di tenuta democratica per quattro sindaci che rifiutano l’adesione allo Sprar e venti persone che tirano su barricate con le cassette della frutta? Così, di colpo, dalla sera alla mattina, quando l’emergenza immigrati durava da mesi e da mesi era negata da lui e dal suo partito.
D’altronde, c’è da capirlo: si è ingolosito Minniti, il profilo da candidato premier cresce di giorno in giorno, la stella di Matteo Renzi ormai si è tramutata in un fuocherello d’artificio e Paolo Gentiloni non appare esattamente Braveheart, in caso di corsa alla leadership. Non a caso, l’operazione Piazza Indipendenza ha portato il Viminale a tradursi in un’agenzia immobiliare di sviluppo dell’abusivismo: sapete cosa ha trovato la DIGOS ieri nel corso di una perquisizione nel famoso stabile sgomberato? Una pelliccia di visone, decine di televisori al plasma e una quantità infinita di documentazione che parla chiaro: se volevi vivere lì, dovevi pagare. Si chiama racket dell’abusivismo, altro che occupazione solidale per necessità. Il tutto, avallato con le sue politiche degli ultimi giorni dal ministero dell’Interno.
Questo è il Paese dove non vale la pena essere onesti, conviene essere occupante abusivo, rom, migrante, cittadino ischitano che fa il baciamano istituzionale a Mattarella in visita, dopo aver aggiunto un paio di vani al suo immobile in nome della necessità. Mai come in questi giorni, è palese il fatto che in Italia venga tutelato solo chi delinque o è più furbo degli altri, quasi comportarsi in maniera civile e lineare sia un tratto squalificante. Non puoi più lamentarti sui social, altrimenti ti denunciano: e quando vi mettevamo in guardia dal pericolo, su queste pagine, ci prendevamo dei paranoici complottisti. Provate a scrivere su Facebook qualcosa sulla Boldrini e sullo stupro di Rimini: vedrete quanto ci vorrà perché riceviate la conferma di quanto vi dico. E’ democrazia questa?
Quantomeno la DDR era chiara: il controllo sociale era spietato ma almeno non c’era un branco di cerca-fortune sparsi per le strade della città a rubare welfare e sicurezza ai cittadini. Era un patto chiaro: tu mi cedi la tua libertà, io ti garantisco la stabilità. Qui siamo così stronzi da aver delegato tutto, credendo pure che questo ci renda più liberi: con ogni “like” o “share” che digitiamo, rendiamo più inespugnabile la gabbia in cui ci auto-segreghiamo. Per chi lavora con partita IVA, ormai l’attesa – quando va bene – è di 10-12 mesi per essere pagato: e parlo di clienti privati, se lavori con il pubblico fai prima a impiccarti al lampione più vicino. Siamo strutturalmente schiavi perché il nostro “no” si tradurrebbe, in un secondo, nel precipitare in un inferno fatto di altri schiavi pronti a prendere il nostro seppur precario posto, anche con aspettative salariali minori.
Ora, poi, all’esercito di terziario in catene, va a unirsi anche quello industriale di riserva delle risorse fatte arrivare a vagonate fino a che, qualcuno, ha detto stop. Perché di questo si è trattato: uno stop eterodiretto, forse finalizzato a un nuovo focus, una nuova priorità. Di quale “tenuta sociale” parla Minniti? In condizioni di libertà individuale e lucidità umana solo minimamente maggiori, la gente starebbe già assaltando il Parlamento. Invece, si limita a combattere rivoluzioni da bar e a ingurgitare anti-acido: il sistema ha preparato bene la sua discesa nella fase terminale, non c’è che dire.
Ora, però, comincia il bello. Intendo per i poveracci come noi. Perché per quanto siate bravi a vendere la merda spacciandola per cioccolato al 90% di cacao, i nodi vengono al pettine: come cazzo sperate di andare avanti senza QE? Dove cazzo sperate di trovare i soldi per fare un decimo di quanto promesso all’UE? Come sperate di poter insabbiare a vita il livello di degrado e insicurezza sociale che la vostra criminale politica migratoria ha instillato nelle vene di questo Paese? Sparando cazzate sulla “tenuta sociale”? O gridando al linciaggio mediatico della Boldrini come prodromo alla barbarie o al Quarto Reich? Avete finito i conigli nel cilindro. O, almeno, ve ne restano pochi e molti striminziti, tanto che paiono dei gatti randagi.
E si sa, per quanto rincoglionita, la gente prima di mangiare un gatto spacciato per coniglio, deve essere proprio disperata. Magari lo mangia pure ma lo sa e la prossima volta col cazzo che ti vota. Io capisco che la logica dei governi di emergenza che ti manda alle urne quando le condizioni paiono propizie abbia fatto crescere il senso di onnipotenza della politica ma c’è un limite fisiologica anche all’ingoiare merda: questo Paese lo ha raggiunto. E travalicato. Solo che non sa come esprimere la rabbia: non siamo francesi che di fronte a un’ingiustizia mettevano a ferro e fuoco le città (il Bataclan, in tal senso, è stato un calmante miracoloso per il potere), non siamo inglesi con il loro pragmatismo nello sfiduciare chi ha sbagliato, non siamo tedeschi con la loro rigidità di comportamento.
Siamo dei Masaniello che compri con un piatto di lenticchie ma anche un popolo con un’enorme dignità di fondo, quasi un demone che è meglio non svegliare. Beh, io temo che – avanti così ancora qualche mese – quel diavoletto farà capolino. Sbattendosene i coglioni della fame in Niger e del disagio dei rom, delle offese alla Boldrini e del politicamente corretto, delle prediche di Papa Francesco e degli appelli del governo alla coesione: e sapete come accadrà? Con il tutto contro tutti, con il “mors tua, vita mea”. E allora saranno veramente cazzi, perché quando l’istinto di dignità si traduce in totale assenza di scrupoli, pur di sopravvivere, allora si che parte il caos e va a rischio la “tenuta democratica”. Per noi poveracci, sarà la possibilità di riscatto rispetto a un presente che già è alle soglie dell’inaccettabile.
Ma per il palazzo e suoi leccapiedi, in cosa si tradurrà quell’improvvisa assenza di certezze nel controllo di quanto accade? Godetevi pure il crollo dell’Impero, perché chi cade dall’alto si fa più male di chi è stato costretto a strisciare. E faccio una previsione: Matteo Salvini ci pensi bene a mandare in soffitta la “Lega Nord” per dar vita al partito nazionalista stile Front National, perché il primo argine di rabbia egoistica che si aprirà sarò proprio quello Nord-Sud. Mi è bastato leggere l’asprezza dei commenti e delle reazioni social al mio articolo su Ischia: questo Paese è trovo diverso e intimamente diviso per poter sopravvivere nella sua forma statutaria attuale. E siccome la via parlamentarista federale ha fallito, serve lo scossone. E, temo, con toni decisamente aspri. Ma non cercate detonatori esotici, basteranno i referendum lombardo e veneto sull’autonomia del 22 ottobre. E parlo a livello simbolico e di affluenza, magari seguito da un trionfo populista dei Cinque Stelle alle elezioni siciliane di novembre. Poi, si fa presto a trovare l’accelerante per un incendio doloso. In Svizzera, ad esempio, guardano con molto interesse. E Roberto Maroni è più furbo e subdolo di quanto si creda.
fonte: Rischio Calcolato
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