Sono atti parlamentari, ma sembrano un copione horror.
Sono un gioco delle parti queste audizioni, sottile ed affilato, per palati fini, ma noi abbiamo cercato di confezionarli al meglio: oltre 200 pagine sintetizzate in 9, che volevamo leggeste tutte d’un soffio, perché la fine in queste storie è la parola più agognata. Abbiamo dovuto suddividere il pezzo in più parti, perché anche le nostre osservazioni gridavano verità, infatti le autorità audite hanno in alcuni casi alluso anche al nostro lavoro, ovviamente senza nominarci.
Abbiamo fatto “copia e incolla” dei tratti salienti, parafrasandoli a tratti e dopo aver già denunciato le omissioni della deposizione di Arpab.
I NOE segretano ma parlano di “patto scellerato”: inizia l’audizione il generale del Noe, Sergio Pascali, che ricorda l’avvio delle indagini nel 2013 ma la notizia di reato (ndr) è del 2010. Pascali ci tiene a sottolineare che visto il suo grado lui non possiede la qualifica di ufficiale di polizia giudiziaria (upg) ed il generale fa intendere che il Noe di Potenza ha i mezzi per investigare e che il Comandante Vaglio ha sempre rappresentato le esigenze del reparto lucano al comando centrale ( fatto sta che i NOE in Basilicata sono sempre sotto organico e sotto dimensionati – ndr ). Dice il NOE che: ”…a seguito di questi sforamenti ( in aria da parte di ENI- ndr), attraverso un pactum sceleris, sulle rispettive apparecchiature ( controllo aria del COVA – ndr ) nella disponibilità dei singoli pervenivano i segnali degli sforamenti “ in merito ai quali “vi sono state ben 208 segnalazioni in un lasso di tempo abbastanza breve, non più di un anno e che legge imponeva di segnalare addirittura entro le otto ore. Per rispondere in maniera puntuale bisogna entrare nel merito dell’indagine e siccome devo riferire in base agli accertamenti tuttora in corso, chiederei la segretazione da questo momento”. Ed arriviamo alla prima parte segretata dell’audizione, al cui termine chiede l’on. Pepe: “come mai non è stato preso in considerazione il disastro ambientale ?” Pascali: “perché sino a questo momento non sono emersi elementi stanti a suggellare la correlazione tra ciò che è stato immesso nell’atmosfera e l’infermità patita dai soggetti. Dalle nostre indagini non è emersa una compromissione delle matrici ambientali”. ( A noi risultano non solo compromissioni ambientali vecchie di anni e comprovate da analisi e studi ufficiali, ma compromissioni anche di altra natura, eppure la favola è questa: ci sono stati traffici ed inquinamenti vari ma senza disastro, praticamente tutti ubriachi da astemi – ndr ).
Le acque di Contrada Larossa? Non riconducibili al pozzo, ma la tesi è segretata. Prosegue il NOE: “Sono arrivate nel tempo più segnalazioni, anche da Montemurro, dove c’è il pozzo di reiniezione, circa affioramenti di liquidi, che per scrupolo abbiamo definito incogniti, perché non sapevamo da dove venissero. Anche su questo c’è stata una consulenza, i cui esiti in estrema sintesi ci dicono che quelle erano delle polle d’acqua che affioravano dal terreno a una distanza relativamente breve dal pozzo di reiniezione. La consulenza del pubblico ministero ci dice che non sono riconducibili al pozzo di reiniezione”… e arriva la seconda segretazione dell’audizione. Il Noe sembra dire le stesse cose di ENI sulle acque di contrada Larossa e come Eni non spiega dettagliatamente l’origine delle stesse ed i motivi della loro pesante contaminazione ma si limita a smentire le tesi di studiosi ed associazioni senza fornirne una propria, forse segretata. Prosegue il NOE: “Gli impatti in aria non sono stati quantificati, anche perché non abbiamo contestato il fatto che ci fossero gli sforamenti, ma che non fossero correttamente comunicati agli enti di controllo. E non rispetto all’utilizzo delle torce ma solo agli sforamenti (208) dei punti di emissione”. ( Praticamente tra tutte le pistole fumanti del COVA stanno evitando la principale, quella del gas flaring?! Per noi l’audizione poteva finire qui, prova che la magistratura ed i carabinieri stanno seguendo una traccia ambigua, salvo segretazioni ovviamente – ndr).
Syndial (ENI) – Tecnoparco – Ispra ed Arpab tutte unite tra loro da contratti o protocolli. La parola in audizione passa ai dirigenti di Tecnoparco: il presidente Nicola Savino, accompagnato da Domenico Scarcelli, responsabile dei servizi ambientali. Il fatturato totale nel 2014 è di 55 milioni, nel 2015 di 47,5 milioni, il fatturato della depurazione dei reflui è nel 2014, di 2,7 milioni, nel 2015 di 2,6 meuro. “ Per quanto riguarda il trattamento dei reflui liquidi prodotti da ENI, nel 2014 abbiamo avuto un fatturato di 8 milioni e 510.538 euro, nel 2015 di 2 milioni e 718.796 euro. Poi c’è stata una voltura del contratto da parte della società ENI alla sua controllata Syndial, che è diventata la società che appunto gestiva questo contratto…misuriamo la radioattività a Tecnoparco, fermo restando le nostre relative competenze avevamo dei semplici contatorigeiger. ( Tecnoparco ammette di non avere la strumentazione idonea per caratterizzare la radioattività dei rifiuti in ingresso, figuriamoci in uscita e di usare la medesima strumentazione della nostra associazione – ndr ).
Il Prefetto di Potenza la spara grossa: “il piano d’emergenza è stato fatto coi cittadini”. Inutile ripetizione di storia di Marilisa Magno, prefetto di Potenza, che in sede di audizione parlamentare, dopo aver impiegato metà della sua audizione per tracciare una storia delle trivellazioni, addirittura si sbilancia in visioni tecniche prive di fondamento: “…il centro oli della Total non avrà la combustione in torcia, come avviene invece per il COVA dell’ENI” ( e quindi la torre di 70 metri la Total l’ha costruita per commemorare i defunti? – ndr). E dopo l’on. Vignaroli chiede a proposito del piano d’emergenza esterna del COVA se fosse stato collaudato con: “le esercitazioni?” Risponde il prefetto: “Sì, certamente. Un piano senza esercitazioni non è un piano…”; STEFANO VIGNAROLI replica: ”Con i cittadini?” e MARILISA MAGNO, Prefetto di Potenza replica per la seconda volta mentendo: “Sì, anche con i cittadini”. ( Per rispetto all’intelligenza, alla sofferenza e all’impegno delle persone che vivono e muoiono vicino il centro oli val d’agri non apponiamo alcun link, basterebbe conoscere l’abc dei fatti per evitare di proferire menzogne così pesanti – ndr ).
Lo spettacolo del Questore di Potenza e quella sua “sensibilità” verso l’Eni. Il Questore di Potenza, Giuseppe Gualtieri, invece non conosce neanche i nomi delle associazioni ambientaliste, nonostante dovesse riferire sull’ordine pubblico, e dopo aver emanato giudizi di moralità e competenza sulle associazioni, arriva ad inventarne due: “No Triv Monte e No Triv Mare”,( manca “no triv aria” questore e poi la dichiarazione di entrata in guerra è pronta – ndr ). Prosegue il questore:”il mio problema è di ordine pubblico: convincere l’ENI a continuare a lavorare, nel caso in cui possa farlo. È ciò che cercherò di fare. Infatti, gli operai sono la mia priorità, perché possono innescare un meccanismo diverso di gestione dell’ordine pubblico di tutto il fattore ambientalista.” Invece noi chiediamo al questore se abbia dimenticato la Costituzione Italiana e se per lui l’ordine pubblico sia questione solo di operai in fila che per bisogno stanno zitti, abbassano la testa, tanto disoccupati, poveri e malati difficilmente lotteranno per i loro diritti in una terra di mafia e se lo fanno una battaglia di civiltà diventa una questione di ordine pubblico questore?! Per quale motivo le associazioni ambientaliste lucane sono state attenzionate dal ministero dell’interno: come, dove, quando e perché seguire e studiare dei cittadini che chiedevano solo la tutela dello stato di diritto! Per noi, questore e prefetto dovrebbero scusarsi e rettificare, la loro audizione è vergognosa per qualità e quantità delle informazioni apportate: se sono loro i rappresentanti del governo territoriale allora è semplice capire l’alto livello di legalità presente in Basilicata.
Le considerazioni “colorite ed approssimative” dei magistrati. Parte il procuratore Gay:” …nel febbraio 2014 veniva effettuata un’ispezione con i consulenti tecnici nominati dalla procura. Le operazioni consistettero nel prelievo di alcuni campioni di liquidi dai camion che si stavano recando verso Tecnoparco e gli altri centri di smaltimento. Sul punto le intercettazioni dimostravano che non tutte le anomalie divenivano oggetto di autonoma segnalazione. Al contrario, poiché molte di esse si ripetevano nel giro dello stesso giorno, ovvero a cadenza quotidiana, i responsabili indebitamente ricomprendevano in un’unica segnalazione più eventi e anomalie e facevano risultare che le stesse fosse addebitate a un’unica causa tecnica, cosa in realtà non corrispondente al vero. ( Quindi i controlli su strada dei camion che trasportano rifiuti vengono fatti solo in caso di indagini/consulenze non come routine ? – ndr); interviene ELISABETTA PUGLIESE, Sostituto procuratore della direzione nazionale antimafia di Potenza: “persino Tecnoparco avrebbe potuto, a costi diversi ovviamente, smaltire quei reflui. Non era e non è necessario un blocco dell’attività. Non abbiamo sequestrato, per esempio, il camino, perché quello sì avrebbe portato a un blocco totale dell’impianto ENI. È un camino che, da quanto si comprende sia dalle intercettazioni sia dalle consulenze e detto in poche parole tecniche, funziona male. Quello, però, avrebbe irrimediabilmente comportato un blocco.”( Siamo sicuri che Tecnoparco poteva smaltire tutto? Ma la magistratura sequestra in autonoma discrezionalità oppure pondera gli interessi dell’azienda? – ndr).
Tocca a FRANCESCO BASENTINI, Procuratore aggiuntodella Repubblica presso il tribunale di Potenza: “Le do un numero. Nel periodo tra metà 2014 e metà 2015, quindi in un anno, si sono verificati quindici episodi; da ottobre 2015 a oggi, al 1° aprile, si sono verificati sette episodi di gas flaring – anomalie. Ha ragione, il gas flaring è normale, è fisiologico, quando avviene a determinate condizioni e con una certa frequenza. Stiamo parlando di numeri molto, troppo allarmanti. ( Basentini forse non è molto preparato sul gas flaring dice che è fisiologico, l’AIA della regione Basilicata invece non dice questo e neanche una persona mediamente competente direbbe che il gas flaring sia normale in aree antropizzate e coltivate – ndr ). Prosegue Basentini “L’UNMIG, nel caso di specie, avrebbe fatto un’ispezione, un controllo, se non ricordo male, ma vado a memoria, perché è una cosa che non abbiamo neanche approfondito nel dettaglio. Credo che nel 2012 ci sia un primo controllo e che riguardasse l’aspetto emissivo, ma vado a memoria. Quest’aspetto emissivo risultava determinante ai fini delle valutazioni che il nostro esperto epidemiologico sta facendo o comunque potrebbe fare. Ovviamente, capisce bene che il riscontro tecnico, oltre che probatorio, ci verrà dato eventualmente dalla consulenza del professor Tomei, una consulenza epidemiologica che verificherà l’impatto sia sulla salute sia sull’ambiente. Ci restituirà in termini concreti l’ipotesi eventualmente da iscriversi. ( Quanti anni servono per accertare un pezzo di verità? E poi Tomei chi è? – ndr ).
I magistrati potentini affermano dopo che:” Quello di De Filippo è un altro discorso e dovremmo, eventualmente, segretare ” ed il PRESIDENTE Bratti dispone la disattivazione dell’impianto audio video. Come mai la magistratura lucana non ha detto che mancano uomini e soldi per condurre al meglio le indagini, anzi che a volte le indagini muoiono perchè non ci sono i soldi per i consulenti? Come mai i magistrati non hanno palesato l’impossibilità per loro a sostituirsi all’Arpab e che delle istituzioni regionali non si fidano? Perchè Roberti e Gay vanno agli incontri pubblici in Basilicata circondati da PD, Rotary e Confindustria e dopo non riescono a fare incontri o tavoli degni di tal nome con le associazioni che documentano e denunciano? Magari parlando di più con le associazioni prima delle indagini, prefetto o questore avrebbero evitato magre figure.
Fine prima parte
resoconto-stenografico-carabinieri-noe
resoconto-stenografico-tecnoparco-valbasento-spa
rif_m_20160420_01_prefetto
rif_m_20160420_02_questore
rif_m_20160420_03_procuratore
fonte: Analize Basilicata
Nessun commento:
Posta un commento