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sabato 26 novembre 2016

Hasta Luego, Fidel!

In memoria di Fidel Castro (1926-2016) pubblichiamo un estratto di un brano tratto da 'Specchi. Una storia quasi universale' (Sperling & Kupfer, 2008) dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano (1940-2015). Segue una riflessione di Mario Albanesi trasmessa da PandoraTV.it.

di Eduardo Galeano

I suoi nemici dicono che era un re senza corona che confondeva l'unità con l'unanimità.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.




I suoi nemici dicono che se Napoleone avesse avuto un giornale come Granma, (il giornale ufficiale del partito comunista cubano, n.d.t.) nessun francese avrebbe saputo del disastro di Waterloo.
E in questo i suoi nemici hanno ragione.


I suoi nemici dicono che ha esercitato il potere parlando molto e ascoltando poco, perché era più abituato a sentire gli echi che le voci. E in questo i suoi nemici hanno ragione.

Però alcune cose i suoi nemici non le dicono:

non si scopriva il petto per offrirlo alle pallottole degli invasori, per posare per i libri di storia.
ha affrontato gli uragani come un loro pari, uragano contro uragano,
è sopravvissuto a 637 attentati alla sua vita,
la sua energia contagiosa è stata decisiva per creare una nazione da una colonia,
e non è stato per la maledizione di Lucifero o per un miracolo di Dio che il nuovo paese è riuscito sopravvivere a 10 presidenti degli Stati Uniti, con i loro tovaglioli stesi in grembo, pronti a mangiarla con coltello e forchetta.

E i suoi nemici non dicono mai che Cuba è un paese raro che non compete per la Coppa del Mondo di Zerbino.

E non dicono che la rivoluzione, punita per il crimine di dignità, è quello che è riuscita a essere e non quello che desiderava diventare.
Né dicono che il muro che separa il desiderio dalla realtà è diventato anche più alto e più largo grazie al blocco imperiale, che ha soffocato la democrazia di stile cubano, ha militarizzato la società, e ha dato alla burocrazia, sempre pronta a offrire un problema per ogni soluzione, l'alibi di cui aveva bisogno per giustificarsi e perpetuarsi.

E non dicono che malgrado tutto il dolore, malgrado le aggressioni esterne e il dispotismo interno, l'isola afflitta e ostinata ha generato la società meno ingiusta in America Latina.

E i suoi nemici non dicono che questa impresa è stata il risultato del sacrificio del suo popolo, e anche della volontà ostinata e del senso dell'onore fuori moda del cavaliere che ha sempre combattuto dalla parte dei perdenti, come il suo famoso collega sui campi della Castiglia.


fonte: MegaChip

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