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martedì 29 novembre 2016

Ed ora il Ricatto ai Cittadini del FINANCIAL TIMES sul Referendum

by Fabio Lugano

L’informazione mondiale, anche, se non soprattutto, sull’economia e la finanzia , deve essere presa ormai con le molle, anzi con le supermolle.

Prendiamo ad esempio la vicenda del referendum costituzionale in Italia. La macchina da guerra mondiale della propaganda si è messa in moto, riuscendo a raggiungere risultati epici nella loro superficialità. Il Financial Times ad esempio ha pubblicato qualche giorno fa che potete leggere QUI ,che è stato poi successivamente ripreso da varia stampa, come ad esempio dal Fatto Quotidiano che potete vedere QUA.



Il Financial Times dice che un eventuale voto per il NO potrebbe innescare una serie di crisi bancarie, con 8 fallimenti e procedure di risoluzione, e questo potrebbe portare ad una crisi creditizia sistemica prima italiana e poi europea. Insomma la fine del mondo, il tutto per un NO ad un referendum ….

In realtà le Cavallette della distruzione finanziaria sono qui con noi da tempo, e per motivi che nulla hanno a che fare con il referendum . Analizziamo in estrema sintesi queste 8 banche sull’orlo di una crisi di nervi… referendaria.
Monte Paschi Siena. Il problema della banca è la ricapitalizzazione da 5 miliardi di euro, sia tramite conversione sia in modo diretto. Fonti interne parlano di recuperare 1 miliardo dalle obbligazioni a conversione facoltativa, tutti temi di cui abbiamo parlato. Il problema rimane trovare 4 miliardi sul mercato, e questo deriva da un errore iniziale del piano JP Morgan, non da referendum. Siamo sicuri che JP Morgan troverà molto comodo ribaltare le proprie responsabilità per il piano MPS sul referendum, quindi sul popolo italiano, piuttosto che sulla propria programmazione, non mettendo quindi in pericolo le proprie laute commissioni.
Carige. Carige è una manca molto sottile, che però ha un piano aziendale da attuare. Si tratta di un istituto non particolarmente effciente che deve migliorarsi, elemento che non ha nulla a che fare con il referendum.
Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Due facce dello stesso errore , due banche oggettivamente già fallite, con un azionariato spogliato ed in rivolta, ed una crisi figlia di errori madornali. La distruzione della ricchezza, e, soprattutto, della fiducia dei clienti e degli azionisti viene da lontano, e ne abbiamo già parlato più volte. L’aumento di capitale da parte di Atlante ha espropriato e regalato una banca che è solo, ora una scatola non vuota, ma piena di contenziosi. secondo nostri calcoli dal 30 al 50% del patrimonio è stato cancellato dalle perdite. Le banche richiederanno un aumento di capitale ? SI. Il referendum avrà qualcosa a che fare con questo ? NO, basta la gestione attuale….
Le 4 banche “Salvate”, Carichieti, CariFe, Banca Marche, Banca Etruria . Anche in questo caso il FT parla di procedura di risoluzione, il che sarebbe un evento un po’ strano, visto che sono banche già, in teoria, risolte. Però, come nel caso delle banche venete, questi casi hanno rivelato il vero unico ed assoluto fattore produttivo delle banche: la fiducia. Il Bail Out italiano , ed il bail in europeo, hanno distrutto la fiducia nei risparmiatori. Non ci sono promesse, balle, normative interventi che la possono ristabilire. Paradossalmente è molto più facile dare miliardi di euro con il QE che ricostruire la fiducia. Per quella non c’è Si o No che contano.

Insomma come spesso accade la visione di certi articoli è superficiale. Il Si o il No al referendum non saranno in grado di cancellare gli enormi errori fatti a livello nazionale ed europeo nella gestione del sistema creditizio, a partire da una visione assurda dei principi contabili, alla negazione della presenza di un un prestatore di ultima istanza per il sistema creditizio, all’imposizione di aumenti di capitali irrazionali e non in linea con il mercato.

Anche con la vittoria del Si la mancata risoluzione di questi errori porterà alla crisi del sistema bancario, del resto già presente in realtà dove la stabilità politica sembra inossidabile come la Germania. La prova di questo l’avremo subito con l’aumento di capitale MPS.

fonte: Scenari Economici

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