di Salvatore Tramontano
Quando non sai che fare, prendi tempo. È la prima legge dei mistificatori, quelli che si arrampicano sugli specchi, fanno il gioco delle tre carte, sperano nel colpo di fortuna all'ultimo istante utile.
È esattamente quello che sta facendo Matteo Renzi su tutti i temi che scottano sul tavolo della politica. Rinviare, rimandare, scommettere sul giorno dopo, fare domani quello che si poteva fare oggi. È il segno di una crisi di leadership.
Il capo del governo non ha un programma e non ha una risposta ai problemi del Paese. Spera e incrocia le dita. Il famoso referendum sulle riforme istituzionali messo in calendario il 4 dicembre, l'ultimo giorno utile.
Con la scaramanzia che il vento cambi, perché i sondaggi sono tutt'altro che rassicuranti. Il 4 dicembre si vota anche in Austria, con la possibile vittoria di quelli che i benpensanti definiscono populisti. Ecco quello che interessa a Matteo. Fare campagna elettorale per dire che chi vota no chiude le porte all'Europa, quella stessa Europa che lui stesso attacca, ma che non sa domare.
La definizione della manovra economica, con i correttivi al Def, rinviata di giorno in giorno, con i malumori del ministro economico Padoan e un'Europa che aspetta al varco i passi falsi italiani, convinti lassù a Bruxelles che di flessibilità ne sia stata già concessa troppa e che i risultati non si vedano. Il guaio è che il governo Renzi non sa dove trovare una decina di miliardi, visto che interventi strutturali sulla spending review non sono stati fatti e l'unica politica economica messa in cantiere è quella improvvisata dei bonus con finalità elettorali. Stesso discorso sulla previdenza, anche qui si rimanda tutto a domani, perché con il referendum alle porte c'è il timore che la rabbia del no diventi virale. L'ottimismo di Matteo si è praticamente frantumato davanti alla realtà e ora non si trova tra le mani neppure uno straccio di piano B. Il premier ormai punta solo a sopravvivere e a trovare un lavoro o un affare agli amici.
Il tutto mentre la crisi economica morde ancora la pelle di imprese, commercianti, artigiani, contadini, dipendenti pubblici, classe media e classi basse, con un Paese che non riesce a risollevarsi e la paura che porta i consumatori a spendere sempre di meno. Non sarà certo tutta colpa di Renzi, ma lui ormai vive di artifici tattici. La sua politica è l'esaltazione del tirare a campare. Troppo poco.
Fonte: StopEuro
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