di Luciano Lago
Se qualcuno aveva ancora dei dubbi su quali fossero gli sponsor del referendum costituzionale voluto da trio Renzi/Boschi/Napolitano e compagnia cantante, l’ultimo discorso ufficiale fatto dell’ambasciatore USA in Italia, John Phillips, ha dissipato ogni dubbio: “Ambasciatore Usa: No al referendum sarebbe un passo indietro per l’Italia“.
In precedenza vi era stato il comunicato della JP Morgan riguardo alla necessità di riformare le costituzioni del Sud Europa per “adeguarle alle esigenze dei mercati” (leggi dei potentati finanziari).
Avevano scritto quelli della JP Morgan (una delle maggiori banche d’afffari al mondo): “la nostra costituzione è troppo socialista, garantisce la protezione costituzionale dei diritti dei lavoratori e contempla il diritto della protesta contro i cambiamenti dello status quo politico”. Vedi: Wall Street Italia.
Era ovvio che Matteo Renzi, premier non eletto ma cooptato da Napolitano alla Presidenza del Consiglio, personaggio ambizioso, chiacchierone e desideroso di presentarsi come “il primo della classe”, rispetto alle centrali di potere da cui viene eterodiretto, si è immediatamente adeguato presentando il progetto di riforma costituzionale, elaborato da Giorgio Napolitano ( figura chiave della sudditanza ai poteri transnazionali) e facendolo proprio assieme alla ministra Boschi, in nome della “efficienza e della governabilità”, da sempre rivendicate dal fiorentino.
Ambasciatore John Phillips
Diventa chiaro come il sole da chi sia sponsorizzata tale riforma e da quali centrali di potere sia ispirata. Si sapeva ed alcuni eminenti costituzionalisti (non di parte) avevano avvertito che la riforma costituzionale proposta dal duo Renzi/Boschi, con il conseguente referendum confermativo, costituisce il mezzo per abbattere i tre pilastri della Costituzione originaria, ovvero la scelta dei rappresentanti direttamente da parte dei cittadini elettori, la separazione e autonomia dei tre poteri dello Stato (legislativo, esecutivo e giudiziario), oltre a rendere nulla la possibilità di una concreta opposizione nel nuovo Parlamento “riformato” rispetto all’esecutivo, come anche nelle altre assemblee elettive.
Questo senza considerare che l’accentramento dei poteri, derivante dal nuovo assetto di riforma, avrebbe il risultato di collocare nelle mani del premier le leve per il finanziamento, cioè il controllo, dei principali mass-media (RAI-TV ) nonchè di tutta la spesa pubblica o quasi.
In pratica con questa riforma renziana si sta prospettando una effettiva demolizione dello Statocostituzionale, quello voluto dai padri costituenti nel 1948, sostituito con un regime autocratico, che si può considerare analogo con la struttura altrettanto autocratica e antidemocratica dell’Unione Europea, che è caratterizzata anch’essa dalla concentrazione dei poteri, anche legislativi, nelle mani di organi non elettivi e non responsabili, essenzialmente autoreferenziali , cioè il Consiglio dei Ministri e la Commissione Europea, mentre il Parlamento Europeo risulta essenzialmente un organismo proforma, privo di poteri effettivi.
Come si può constatare, la Commissione Europea è di fatto l’unico organismo dell’Unione Europea che dispone del potere effettivo di proporre le leggi e spendere le risorse della UE.
L’importante obiettivo conseguito da questa riforma sarebbe quello di tagliare fuori il popolo dalla possibilità di esercitare un controllo ed una efficace opposizione alle decisioni prese dall’esecutivo ed alle pronunce prese dagli organismi costituzionali che sarebbero, più di quanto accade, costituiti da fantocci nominati dal potere esecutivo.
Noi non eravamo e non siamo entusiasti sostenitori di questa Costituzione ed il motivo lo abbiamo spiegato più volte.
Per causa di una serie di motivi storici, ci troviamo già oggi in un sistema che già oggi limita fortemente i poteri di intervento dei cittadini, basti pensare alla limitazione dei referendum prevista dalla Costituzione attuale sui trattati ionternazionali e sulle leggi di tributarie e di bilancio. Con la riforma sarebbe ancora molto peggio: il potere di intervento sarebbe nullo di fatto.
Queste limitazioni sono un retaggio di una Costituzione nata con la perdità della sovranità italianaconseguente alla sconfitta nell’ultima guerra mondiale, sconfitta che ha determinato un pesante ruolo disubordinazione dell’Italia alle grandi potenze vincitrici (USA e Gran Bretagna) che ancora oggi è ben visibile, anzi si è accentuato a causa delle politiche egemoniche esercitate da Washington, basti pensare che il Governo italiano va a rimorchio di tutte le decisioni prese dagli “alleati” anche a totale discapito degli interessi nazionali (vedi le guerre in Libia ed nella ex Yugoslavia).
Tuttavia è da manuale l’ipocrisia di chi, politici di bassa lega e pseudo intellettuali di turno (alla Roberto Benigni o alla Salviano) , avevano fino ad oggi vantato questa come la “Costituzione più bella del mondo” ed oggi sono impazienti di farla a brandelli per compiacere i padroni trans nazionali ed i potentati finanziari che di fatto pilotano le scelte essenziali dei Governi.
L’ambasciatore John Phillips, senza volerlo , li ha smascherati.
fonte: ControInformazione
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