Lo ha detto Carmelo D'Amico in aula,'l'ho appreso in carcere'
"Tra i politici che hanno fatto accordi con Cosa nostra ci sono anche Angelino Alfano e Renato Schifani, che sono stati eletti con i voti della mafia". Lo ha detto il pentito messinese Carmelo D'Amico deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia. D'Amico ha detto di avere appreso la circostanza in carcere. "Alfano - ha aggiunto - lo aveva portato la mafia, ma lui poi le ha girato le spalle". Il collaboratore di giustizia ha anche aggiunto: "Forza Italia è nata perché l'hanno voluta i Servizi segreti, Riina e Provenzano per governare l'Italia. Berlusconi era una pedina di Dell'Utri, Riina, Provenzano e dei Servizi". D'Amico, infine, ha rivelato che in carcere i boss votarono tutti Forza Italia.
"Finora non ho detto tutto per paura. temo per me e per la mia famiglia, ma se mi tutelate, dico tutto". Lo ha detto il pentito Carmelo D'Amico che sta facendo rivelazioni inedite sulla trattativa Stato-mafia. Il presidente della corte d'assise, davanti alla quale il collaboratore depone, lo ha invitato a dire tutta la verità, assicurandogli protezione per sé e la famiglia.
"La condanna a morte di Di Matteo era stata decretata da Cosa nostra e dai Servizi perché stava arrivando a svelare rapporti costanti ed era peggio di Falcone". Lo ha rivelato, dicendo di averlo appreso in carcere, il pentito messinese Carmelo D'Amico. Il pentito ha riferito anche che i Servizi che inizialmente volevano uccidere anche l'ex pm Ingroia avevano mandato a Provenzano l'ambasciata di uccidere i due magistrati. Ma il boss non voleva più le bombe e allora si decise di procedere con un agguato. "I boss Nino Rotolo e Vincenzo Galatolo - ha aggiunto D'Amico - aspettavano in carcere la notizia dell'omicidio di Di Matteo, ma avevano deciso che ciò non fosse accaduto, avrei dovuto pensarci io una volta uscito dal carcere".
"La condanna a morte di Di Matteo era stata decretata da Cosa nostra e dai Servizi perché stava arrivando a svelare rapporti costanti ed era peggio di Falcone". Lo ha rivelato, dicendo di averlo appreso in carcere, il pentito messinese Carmelo D'Amico. Il pentito ha riferito anche che i Servizi che inizialmente volevano uccidere anche l'ex pm Ingroia avevano mandato a Provenzano l'ambasciata di uccidere i due magistrati. Ma il boss non voleva più le bombe e allora si decise di procedere con un agguato. "I boss Nino Rotolo e Vincenzo Galatolo - ha aggiunto D'Amico - aspettavano in carcere la notizia dell'omicidio di Di Matteo, ma avevano deciso che ciò non fosse accaduto, avrei dovuto pensarci io una volta uscito dal carcere".
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