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sabato 31 gennaio 2015

La Spagna affosserà l’Europa tedesca a fine 2015, sperando in un colpo di coda anche in Italia

di Mitt Dolcino

Chi la fa l’aspetti: la Germania come paese fortemente esportatore è legata indissolubilmente all’euro, moneta che è oggi almeno il 35% più svalutata di quello che sarebbe l’ipotetico marco tedesco. Che succederebbe se la moneta unica perdesse il sud Europa? Detto in altro modo, se la Germania dovesse uscire dalla moneta unica – o dovesse perdere i paesi deboli oggi presenti nella compagine – il plusvalore che i clienti esteri di Audi e Mercedes di turno dovrebbero pagare per fregiarsi dell’ottima qualità teutonica sarebbe talmente costoso da rimanerne scoraggiati… grazie alla rivalutazione del nuovo marco! Ossia la ricchezza tedesca, con una macchina produttiva tarata su grandissime produzioni, semplicemente svanirebbe e rimarrebbe in grossa parte inutilizzata: da lì alla disoccupazione ed al blocco delle attività produttive il passo è breve, una spirale….

venerdì 30 gennaio 2015

L'U.E. con la scusa del Debito Pubblico abbatte Diritti e Salari: la Grecia solca la strada del Cambiamento

La Bce può coprirci di euro: ci salverebbe, perciò non lo fa

«Il limite di spesa degli Stati euro è talmente miserabile che è come dare ai vigili del fuoco una bottiglia di acqua minerale al mese per spegnere gli incendi». Perché il governo europeo della Bce riversa trilioni di euro in liquidità sempre nei luoghi sbagliati e dove la gente non pescherà mai nulla? E perché ci si rifiuta di permettere a tutti gli Stati dell’Eurozona di spendere più di un misero 3% (sempre più risicato in futuro) per la vita dei cittadini, delle famiglie, delle aziende, della nostra democrazia? Perché, nella epocale impostura dell’euro, persino una banca centrale come la Bce – sovrana e libera sulla creazione illimitata di moneta – viene equiparata a qualsiasi banca privata, che il denaro non può emetterlo creandolo dal nulla. Di qui, sostiene Paolo Barnard, la patologia maniacale – tutta tedesca – che si riflette nel culto del “risparmio”, come se lo Stato stesso non fosse il monopolista dell’interesse pubblico, ma una semplice azienda o una normale famiglia. E’ tutto falso: la Bce, se solo volesse, potrebbe immettere fiumi di denaro nella nostra economia reale, resuscitandola di colpo.



giovedì 29 gennaio 2015

La Grecia guarda alla Russia:che sia una soluzione per i paesi PIIGS Europei?

FONTE: ZEROHEDGE.COM

Una decina di giorni fa, prima che Syriza, il partito Anti-Austerity riportasse il suo folgorante successo in Grecia, avevamo notato che la Russia aveva fatto una modesta proposta alla Grecia: voltate le spalle a quell'Europa, che tanto disprezzate, e noi assisteremo i vostri agricoltori eludendo il divieto di importare cibo.

E, sembra abbastanza sicuro, che Tsipras, il nuovo premier della Grecia abbia dato a vedere dalle sue prime azioni che la Grecia possa effettivamente ed aggressivamente voltare le spalle all’ Europa per guardare verso la Russia, in generale, e all'Unione economica eurasiatica in particolare (come proposto recentemente ”Sorprendente proposta russa all’Europa: Mollate gli USA, entrate nell’Unione Economica Eurasiatica").

I poveri vanno uccisi: dalle parole di un Ministro le vere intenzioni della Troika Europea

I poveri? Crepino pure: curarli costa troppo. Ci vorrebbe l’eutanasia, per sopprimere chi non può permettersi cure sanitarie private. La frase non è di Hilter, ma della ministra lituana della salute, Rimante Salaseviciute, secondo cui il denaro ovviamente conta molto più della vita umana. Se i paesi baltici si segnalano periodicamente per gaffe imbarazzanti – come l’arresto di Giulietto Chiesa in Estonia solo per impedirgli di esprimersi sulla relazione tra Europa e Russia – l’uscita della Salaseviciute è perfettamente consonante con il trattamento che la Germania, tramite la Troika Ue, ha imposto ai bambini greci, lasciati senza cibo sufficiente e senza assistenza medica. Tragedie che in Italia diventano commedia, come lo spettacolo della gente che si rovescia in testa secchiate d’acqua, ufficialmente per aiutare la raccolta fondi contro la Sla. Scena che dovrebbe «suscitare pena e indignazione», protesta il blog “Il Simplicissimus”, visto che era una trovata «sostanzialmente per fare i fresconi e richiamare servizi televisivi». Tanto più che «dopo le secchiate, compresa quella di Renzi irresistibilmente attratto dalle stupidaggini come l’ago della bussola lo è dal nord, non arrivano soldi o ne arrivano pochini: in tutto l’Occidente finora non si è raccolto nemmeno ciò che serve a comprare un F-35».

mercoledì 28 gennaio 2015

La seconda truffa più grande della storia

di Pier Paolo Flammini

“The big problem facing the world in 2015 is not economic. We know how to escape our current malaise. The problem is our stupid politics”.

Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’Economia

Sarebbe purtroppo un dovere morale spiegare cosa (non) accadrà dopo il Quantitative Easing deciso dalla Banca Centrale Europea, semplicemente perché le primissime letture su tutti i quotidiani nazionali, come d’abitudine, non consentono di comprendere la realtà dei fatti (e siamo buoni).

Per chi vorrà ulteriormente approfondire, e per chi pensa che le mie considerazioni siano figlie di una speculazione giornalistica sull’attualità, rimando a questo insieme di articoli, ricchi di dati empirici, scritti in relazione agli analoghi provvedimenti presi negli Stati Uniti, Gran Bretagna e Giappone:

martedì 27 gennaio 2015

Dallo Statuto dei Lavoratori al " Codice del Lavoro " del Jobs Act che scardina lo Statuto dei Lavoratori


di Domenico Tambasco

Provate a immaginare cosa accadrebbe se nel prossimo disegno di legge proposto e approvato in Parlamento fosse prevista la possibilità da parte dello Stato di revocare la cittadinanza a chiunque senza preavviso, allontanandolo senza motivo dal Paese per una minima e anche lieve mancanza, se fosse affermato il potere di sottoporre a videocontrollo ogni cittadino ed imposta la facoltà per i pubblici poteri di declassare socialmente qualsiasi persona: si tratterebbe dell’affermazione, con un breve tratto di pena, di un Leviatano dai poteri talmente assoluti da far impallidire anche quello delineato nell’omonimo trattato di Thomas Hobbes.

Lo scenario successivo sarebbe facilmente predicibile: con ogni probabilità, la pur affievolita coscienza democratica odierna porterebbe ad una protesta popolare all’insegna della strenua difesa delle libertà democratiche. Questo poiché, nella moderna coscienza individuale e collettiva, il senso più profondo della parola “democrazia” viene inteso nell’ottica dei rapporti tra poteri pubblici e cittadini, tra “chi governa” e “chi è governato”; al contrario diversa appare, oggi, la coscienza dei rapporti sociali tra cittadini, dei rapporti inter privatos, che sembrerebbero essere dominati dalle “universali e naturali leggi del mercato”, che conducono a valutazioni e reazioni radicalmente diverse. Errore, questo, non solo di prospettiva ma, come vedremo, anche e soprattutto assiologico.

lunedì 26 gennaio 2015

Cosa resterebbe dell'Italia nel caso in cui dovesse rimanere all'interno dell'euro per altri cinque anni?

di Alessandro Bianchi

Ambrose Evans-Pritchard. International Business Editor of The Daily Telegraph


- Oggi si vota in Grecia e il giudizio si divide tra chi considera Tsipras un nuovo Papandreou o un nuovo Samaras che si piegherà presto ai voleri della Troika e chi, al contrario, la miccia in grado di far implodere la zona euro. Cosa comporterebbe una vittoria di Syriza e, più in generale, cosa rappresentano le elezioni in Grecia per il futuro della crisi europea in corso?
 
Sono un evento fondamentale per il futuro della zona euro. Ma non è ancora chiaro chi vincerà secondo gli ultimi sondaggi e gli scenari sarebbero diversi nel caso in cui Syriza dovesse ottenere una maggioranza assoluta o dovesse, al contrario, essere costretta ad una coalizione di governo, che complicherebbe inevitabilmente l'applicazione del suo programma. 
Quello che nelle capitali europee (Berlino, Bruxelles e Francoforte) e nei mercati finanziari si pensa è che la vittoria di Tsipras sarà facilmente gestibile e che Syriza non sarà in grado di portare avanti i suoi obiettivi, in particolare la profonda ristrutturazione del debito della Grecia. Si tratta di una presunzione molto pericolosa.

In Grecia oggi trionfa quel coraggio di cambiare che l'Italia non ha avuto

di Giacomo Russo Spena

Ha vinto Syriza. Ha perso la Troika. Le intromissioni dei poteri forti europei, le ingerenze del ministro tedesco Wolfgang Schauble, i moniti “a votare bene” del presidente Juncker, il fango dei media ellenici che ammonivano dal “demagogo”, le favole sulla Grexit, le minacce dei mercati finanziari. Tutto inutile. L’attuale emergenza umanitaria nel Paese ha spinto i cittadini a dar retta alla pancia e alle proprie condizioni di disagio materiale. “I greci non avevano nulla da perdere che le proprie catene”, è la citazione.

Hanno votato in massa un’idea di cambiamento. Syriza era la sola speranza di discontinuità in una Grecia che ha fatto da cavia della Troika. Un laboratorio delle politiche del rigore palesatasi in smantellamento del welfare, distruzione del pubblico, tagli, privatizzazioni e compressioni salariali. Una “cura da cavallo”. In nome dei conti in regola, eppure – oltre agli immani disastri sociali – anche i numeri non quadrano: tasso di disoccupazione al 26%, quello giovanile quasi al 60, le famiglie hanno perso il 40% del potere d'acquisto negli ultimi cinque anni e il rapporto tra debito e Pil resta altissimo, vicino al 170%.

sabato 24 gennaio 2015

La speranza è in marcia in Grecia....sperando in un voto non manipolato

DI PANAGIOTIS GRIGORIOU
greekcrisis.fr

La speranza è in marcia. Per una volta tanto gli slogan esprimono la pura e semplice realtà. Il partito della sinistra radicale ha installato un bel manifesto al centro di Atene, colorato con i colori della speranza. L’immagine è forte: Alexis Tsipras, un sole radioso e… un senzatetto nell’angolo, seduto a testa bassa, così vicino alla via della speranza e allo stesso tempo così lontano. Praticamente l’immagine racchiude in sé tutta la Grecia di questo periodo.


La nostra storicità… syrizista diventerà presto una questione aperta per tutti, e soprattutto per gli altri. Ora o mai più, tutti sanno bene quanto sia sottile lo scarto fra una “semplice” vittoria di SYRIZA, data già per acquisita, e una piena vittoria capace di permettergli di governare con una maggioranza al Parlamento. La risposta a questo dilemma si sta costruendo in queste ore, per le strade e per i quartieri di Atene e del Paese… neurone dopo neurone. Gli «impulsi nervosi» di una vittoria di SYRIZA (vittoria relativa o eclatante) si fanno più concreti che mai.

venerdì 23 gennaio 2015

QUANTITATIVE EASING DI DRAGHI: L'ENNESIMO IMBROGLIO AI DANNI DEI CITTADINI

DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

Il mondo intero si aspetta che giovedì Mario Draghi, governatore del ‘governo’ d’Europa, cioè dellla Banca Centrale Europea (BCE), annunci un QE su larga scala nel (demenziale) tentativo di salvare il Vecchio Continente dalla fine economica terminale. Allora, cosa cazzo è un QE?
QE = Quantitative Easing, nome assurdo per indicare che la Banca Centrale di un Paese si mette a comprare sul mercato secondario i titoli di Stato dello stesso Paese. Nel caso della UE, la Banca Centrale è la BCE, e comprerà quasi certamente da giovedì in poi i titoli di Stato dei Paesi membri della Zona Euro.

Ma cosa è “il mercato secondario”? Semplice: i titoli di Stato sono emessi dai governi sul mercato PRIMARIO (banche speciali che glieli comprano), poi da queste vengono venduti agli investitori su un altro mercato, cioè quello SECONDARIO, fatto da ricconi ma anche dal pensionato che investe il suo gruzzolo. Quindi la BCE non comprerà i titoli di Stato freschi di stampa dai governi, comprerà quelli già emessi in precedenza e che appunto sono sul mercato secondario.

giovedì 22 gennaio 2015

Cofferati: " E' un Partito alla frutta, il modello Renzi compra i voti "

Di Umberto Rosso

Onorevole Cofferati, si è così polemicamente dimesso dal Pd in realtà perché ha perso le primarie in Liguria, come l'accusano i vertici del suo ormai ex partito?
"Vedo che Renzi va in televisione a darmi dell'ipocrita, che i vicesegretari bollano come inspiegabile e ingiustificato il mio addio al Pd. Solo insulti e offese. Se un partito, invece di chiedersi le ragioni delle dimissioni di uno dei suoi fondatori, reagisce così, siamo alle frutta. Anzi, ormai al digestivo".

Ha denunciato irregolarità e brogli nelle primarie a favore della sua concorrente Raffaella Paita. Perché solo a fine gara, non prima?
"Ma io per un mese e mezzo ho informato la Serracchiani e Guerini, i due vice di Renzi, dello scempio che si stava consumando in Liguria, dei rischi di inquinamento del voto, della partecipazione organizzata del centrodestra con l'Ncd e anche Forza Italia alle nostre consultazioni per votare e far votare la Paita, con la partecipazione attiva di certi fascistoni mai pentiti, e la presenza perfino di personaggi in odor di mafia ai gazebo e ai seggi". 

mercoledì 21 gennaio 2015

LA LOTTA DI CLASSE DELL' 1% HA VINTO. ED E' INSAZIABILE

DI ROBERTO CICCARELLI
ilmanifesto.info

La ric­chezza oggi è insa­zia­bile. Pre­mia sem­pre di più coloro che hanno già tutto, e toglie ancora di più a coloro che non hanno quasi niente. Alla vigi­lia del World Eco­no­mic Forum di Davos, la Ong Oxfam ha pub­bli­cato ieri il rap­porto annuale «Grandi disu­gua­glianze cre­scono» che aggrava lo sce­na­rio trac­ciato solo un anno fa. All’inizio del 2014 Oxfam aveva cal­co­lato che 85 per­sone pos­se­de­vano la ric­chezza della metà più povera della popo­la­zione mon­diale, un dato choc che è stato ultra-citato in que­sti mesi a con­tro­prova del livello di estrema dise­gua­glianza nella distri­bu­zione della ric­chezza e che oggi la lotta di classe esi­ste, e l’hanno vinta i ric­chi.

Nelle assunzioni FIAT a Melfi il trucco c'è

I media celebrano la grande notizia dell'assunzione di 300 giovani operai alla Fiat di Melfi. Peccato che queste non siano assunzioni ma contratti a tempo. E che non siano stipulati da Fiat.

Oggi la notizia è su tutti i giornali: “Fiat assume 300 operai”. L’annuncio era già trapelato pochi giorni fa, il 12 gennaio: “1.500 assunzioni in Fiat”, si era detto. Già, perché a quanto dice l’azienda automobilistica guidata da Sergio Marchionne, tanti sono gli operai che serviranno per produrre i nuovi modelli e: “Vendere 5 milioni di auto nel 2015″.

Oggi il primo passo, con 300 giovani operai che nello stabilimento Fiat di Melfi (una volta Sata e ora Fca: Fiat Chrysler Automobili) questa mattina sono entrati al loro primo giorno di lavoro. Per produrre la Jeep Renegade e la 500 XL, da esportare nel Nord America. Ecco cosa riporta l’agenzia Ansa: “Accompagnati dai genitori, un po’ come se fosse il primo giorno di scuola (…) Nello stabilimento si respira un clima di festa. Molti dei nuovi assunti hanno lo zainetto in spalla, quasi tutti sono sorridenti”.

martedì 20 gennaio 2015

Papa Francesco: “Ridurre la gente in miseria è terrorismo di Stato”

“Ho rimproverato alcuni mesi fa in una parrocchia una donna perché era incinta dell’ottavo. Aveva fatto sette cesarei. Ma lei vuole lasciare orfani sette? Le ho domandato. Questo è tentare Dio”. Si esprime così Papa Bergoglio durante il viaggio di ritorno dalle Filippine. “Alcuni credono che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli. No. Paternità responsabile”. Francesco ribadisce il no alle politiche di controllo delle nascite. Tuttavia, spiega, il desiderio di paternità e maternità non significa fare figli irresponsabilmente: “Alcuni credono che per essere buoni cattolici dobbiamo essere come i conigli”.
Il Papa ha affrontato anche il tema della povertà. “Abbiamo fatto l’abitudine nel vedere la grande povertà accanto alla ricchezza estrema” è stato il suo commento: “Forse stiamo tornando alle “caste” – ha detto ancora – quando le persone vengono scartate e emarginate, si può parlare di “terrorismo di Stato” per opporsi a questo “La Chiesa deve spogliarsi e dare l’esempio. E deve fare anche molto di più di questo: deve rifiutare ogni mondanità. Per noi consacrati, vescovi, preti, suore e laici impegnati il peccato più grave è la mondanità. E’ brutto vedere un consacrato, un uomo di chiesa diventato mondano”

Gli italiani questa volta non lo sopporteranno!

di Ida Magli
Che se ne fanno gli italiani di Forza Italia? Che ce ne facciamo noi – i tanti che amano l’Italia – di  Forza Italia? Vogliamo continuare a fingere di essere vivi pur comportandoci da morti? No, basta, basta: di questa Forza Italia non ne possiamo più; dentro il partito sono in molti a pensarlo ed è un dovere avvertire il capo quando sbaglia. Un leader che non ha la minima fiducia nel proprio partito e che ritiene che gli avvenimenti non contino, che il tempo se ne stia fermo fino a quando lui non si muoverà, è veramente fuori dalla realtà, ripiegato sul proprio narcisismo fino a limiti abnormi.
Cominciamo dal famoso “patto del Nazareno”, un patto che per gli italiani non esiste in quanto un accordo privato fra due leader politici di cui il parlamento non è stato messo al corrente, è un patto invalido. Per giunta Berlusconi continua a ripetere che è nell’interesse dell’Italia far fare a Renzi le riforme utili alla “governabilità”, evidentemente intendendo per governabilità il minimo di potere ai cittadini e il massimo al capo del governo, ciò che è appunto lo scopo di Renzi in base allo spirito dittatoriale che lo anima: “discutete pure quanto vi pare, ma io farò quello che ho deciso”.

lunedì 19 gennaio 2015

La metà della Terra è in mano a 70 milioni di persone.

di Claudio Messora

Il benessere mondiale è sempre più concentrato nelle mani di una piccola élite. Questi magnati hanno generato e sostengono le loro enormi ricchezze attraverso interessi ed attività in pochi ma importanti settori economici, tra i quali la finanza, le assicurazioni, la farmaceutica e l’assistenza sanitaria. Questi colossi spendono milioni di dollari ogni anno in attività di lobbying per creare un substrato politico che protegga e valorizzi ancora di più i loro interessi. La politica finisce così per destinare ingenti risorse a tutelare pochi ma potenti gruppi di interesse piuttosto che il benessere della popolazione intera. L’attività di lobbying nelle istituzioni europee è meno visibile rispetto a quella degli Stati Uniti d’America, ma esercita una pressione costante e più sordida, proprio perché i riflettori su Bruxelles sono costantemente spenti.

domenica 18 gennaio 2015

In VIBAC nel dialogo con la dirigenza, soluzioni differenti a confronto per un futuro possibile

Nel corso del confronto che in questi ultimi mesi ha visto dialogare la dirigenza Vibac S.P.A e le Rappresentanze Sindacali dello Stabilimento di Grumento Nova ( PZ) si è giunti, in maniera traumatica e totalmente inattesa, al 17 Dicembre quando i lavoratori della Vibac si sono visti negare l'ingresso nello Stabilimento per svolgere il loro normale turno di Lavoro , dopo aver usufruito per qualche giorno di una Cassa Integrazione Ordinaria, con l'ufficializzazione successiva dell'apertura di una procedura di Mobilità che, decorsi i tempi tecnici della trattativa, in mancanza di una intesa, interesserà tutto l'organico dello Stabilimento di Grumento Nova, vale a dire 184 lavoratori. Nel corso del confronto andato avanti nella seconda metà del 2014, sono emerse due concezioni alquanto differenti e due modi diversi di affrontare una stessa problematica, che è quella del recupero di competitività nei confronti dei competitor internazionali attraverso l'abbattimento dei Costi fissi di Produzione. 




Cremaschi: reclutano terroristi, poi fingono di piangere

Tutti i principali media hanno diffuso l’immagine dei capi di Stato a braccetto in testa al corteo, in una Parigi diventata capitale del mondo come ha detto, rispolverando antica grandeur, Hollande. Ebbene, questa immagine è un falso costruito e alimentato ad arte. Come mostrano le foto indipendenti che si trovano solo su Internet, i capi di Stato e governo sfilavano da soli in una via deserta isolata dal mondo dalle forze di sicurezza. Altrove sfilava il popolo, che con le origini e motivazioni le più diverse mostrava il suo sdegno per la strage infame commessa dai fondamentalisti islamici. Ma il corteo dei 200 potenti non era alla testa dei milioni scesi in piazza, forse con molti di loro non sarebbe stato neppure in connessione. Sono i mass media ad aver costruito questo legame, questa rappresentanza degli uni rispetto agli altri, e questa è semplicemente moderna e sapiente propaganda bellica. Siamo in guerra, dicono mass media e finta testa del corteo, ma chi è in guerra, contro chi e per quale scopo deve restare indeterminato per lasciare spazio ad ogni manovra.

sabato 17 gennaio 2015

Salva-Silvio non più, salva-evasori sempre

Una “svista”, secondo il governo. Ma a leggere bene il decreto (che sarà ripresentato il 20 febbraio), non c’è solo la clausola pro Berlusconi. Ma anche una serie di norme che permettono a furbetti e furboni di farla franca.

di Marco Travaglio, da L'Espresso

Dunque, grazie a un pugno di giornalisti-gufi, Matteo Renzi ha “scoperto” che il suo decreto di Natale avrebbe cancellato la condanna di Berlusconi per frode fiscale e la sua conseguente ineleggibilità, dunque ha annunciato che lo cambierà. Ma non subito, come sarebbe ragionevole. Bensì il 20 febbraio, dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e l’uscita del Caimano dai servizi sociali. 

E come lo cambierà? Dai boatos che escono da Palazzo Chigi, pare che escluderà la frode fiscale dai reati depenalizzati sotto il 3% dell’imponibile dichiarato,così che l’ex Cavaliere resti condannato e ineleggibile. E tanto basta a riportare a cuccia gli indignados che si erano improvvisamente svegliati per criticare il SalvaSilvio. Forse perché il decreto non l’avevano letto prima dello scandalo e hanno continuato a non leggerlo durante e dopo. Se lo facessero, scoprirebbero che c’è ben di più e di peggio del codicillo pro Berlusconi. Il 24 dicembre, dopo che il Consiglio dei ministri, anzi delle tre scimmiette aveva licenziato il decreto, Renzi aveva promesso «sanzioni inasprite per chi evade».

venerdì 16 gennaio 2015

Per salvare la democrazia non si può perdere la democrazia


di Silvia Truzzi
C'è tutto d'indicibile in quello che è accaduto a Parigi: la violenza, la paura, il pericolo, il dolore. Eppure tutto deve restare dicibile. Perché? Stefano Rodotà risponde così: "Per salvare la democrazia non si può perdere la democrazia". I diritti non sono se non assoluti e sempre garantiti: il problema - e non è questione da poco - sorge quando i diritti sembrano trovarsi in contraddizione, quando affermarne uno (la sicurezza) rischia di negarne un altro (la libertà).

Professore, in questi giorni qualcuno ha sostenuto che la libertà di manifestazione del pensiero ha dei limiti.
E molti altri hanno detto che si devono accettare anche le manifestazioni estreme di libertà di pensiero: è una tesi terribilmente impegnativa, implica un'assoluta coerenza nell'applicazione. Allora vorrei far notare che al corteo di Parigi c'era anche Vicktor Orban, il primo ministro di un Paese - l'Ungheria - che ha represso in modo radicale la libertà di pensiero. E l'Unione europea non ha usato i poteri che le sono attribuiti da Maastricht per intervenire. Voglio dire: non basta affermare il primato delle libertà, bisogna trarne una serie di conseguenze. I diritti non sono a senso unico, secondo le convenienze.
Un limite è costituito dai reati d'opinione: la più recente discussione riguarda il negazionismo.
Molti in Italia - tra storici e giuristi - si sono opposti a che il negazionismo fosse considerato un reato; in altri Paesi è stato previsto come tale. Ho più volte spiegato le ragioni della mia contrarietà. Però è ovvio che se un fatto costituisce reato questo è certamente un limite: se ci sono reati, vanno perseguiti. E dunque se c'è apologia del terrorismo, bisogna procedere di conseguenza. Il diritto alla manifestazione del pensiero però deve essere garantito sempre e nei confronti di tutti, non può essere applicato a intermittenza, con diversi pesi e misure. Sarebbe rischioso, alla luce del conflitto che si è aperto.

giovedì 15 gennaio 2015

Brancaccio: “L’eurozona? Insostenibile. Tsipras valuti anche l’uscita dall’euro”

Secondo l’economista l'abbandono della moneta unica è un’opzione difficile, che al momento Syriza non contempla. Ma la storia europea potrebbe intraprendere sentieri molto diversi a seconda di quali forze politiche, per prime, si assumeranno il compito di trarre le conseguenze del fallimento dell’eurozona: “Oggi l’egemonia politica è contesa tra liberisti e razzisti. Se la sinistra affrontasse per prima i nodi dell’euro, le prospettive europee potrebbero farsi meno cupe”. 

intervista a Emiliano Brancaccio di Giacomo Russo Spena

Le elezioni in Grecia del prossimo 25 gennaio hanno assunto una valenza europea. La vittoria di Syriza e del suo leader Alexis Tsipras incutono paura alla finanza e ai poteri forti dell’Unione Europea. Il presidente Junker ha invitato a “non votare in modo sbagliato”, il Fondo Monetario Internazionale ha annunciato la sospensione dei negoziati sugli aiuti alla Grecia fino alla formazione del nuovo governo, mentre i mercati hanno mandato a picco la borsa di Atene facendo schizzare in alto i tassi sui titoli di Stato. Indicazioni arrivano anche dalla Germania: la Cancelliera Angela Merkel ha ribadito che dopo le elezioni la Grecia non dovrà abbandonare le politiche di austerity e di competitività salariale, mentre il ministro delle Finanze Wolfgang Schauble ha dichiarato che solo rispettando i “memorandum” imposti dalla Troika i greci potranno rimettere i conti in ordine e avviare la ripresa. Che partita si sta realmente giocando ad Atene? Ne parliamo con Emiliano Brancaccio, docente di Economia all’Università del Sannio e promotore del “monito degli economisti”, un documento pubblicato sul Financial Times nel 2013, alquanto scettico sulle future possibilità di sopravvivenza dell’euro. 

mercoledì 14 gennaio 2015

PARIGI VAL BENE UNA MESSA, COME L’EURO VAL BENE UNA STRAGE …

DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org

“Nozze vermiglie”, straziate di sangue, furono quelle di Enrico di Navarra e Margherita di Valois, stuprate dalla strage di San Bartolomeo, quando nella notte tra il 23/24 agosto 1572, ebbe inizio a Parigi quell’eccidio indiscriminato contro gli ugonotti da parte della fazione cattolica che, estesosi poi  in altri centri urbani della Francia, provocò la morte di quasi 30.000 persone. L’avvento di una “strategia della tensione” che oltraggia ogni cambiamento epocale di potere.  Così è successo il 12 dicembre del 1969 con la strage di Piazza Fontana in Italia, così è avvenuto il 7 gennaio 2015 a Parigi con l’assalto alla Redazione di Charlie Hebdo.


Allora il potere della monarchia assoluta mutava veste, allora il re di Francia Enrico IV poneva fine alle guerre di religione ed emetteva il famoso Editto di Nantes, essenziale esempio di tolleranza religiosa. “Parigi val bene una messa”, e dunque nasceva lo stato laico e moderno, affrancandosi dall’obbligo confessionale.

Alessandro Di battista (M5S): Porta a Porta "Le proposte ci sono"





martedì 13 gennaio 2015

JOB ACTS ossia come liberarsi di lavoratori e lavoratrici che hanno l'articolo 18

Era lecito domandarsi a che servisse togliere la tutela dell’articolo 18 a tutti i nuovi assunti, quando non si creano nuovi posti di lavoro e la disoccupazione aumenta. Il decreto natalizio del governo Renzi supera questa contraddizione. Senza che se ne fosse minimamente accennato nella discussione parlamentare sulla legge delega, il testo sfrutta al massimo l’incostituzionale mandato in bianco imposto col voto di fiducia e estende la franchigia anche al mancato rispetto delle regole sui licenziamenti collettivi.

lunedì 12 gennaio 2015

La vertenza VIBAC approda al Parlamento Europeo

Piernicola Pedicini ha espresso piena solidarietà ai lavoratori dell'azienda e ha fatto sapere che sta verificando se ci sono i presupposti per presentare un’interrogazione urgente al Commissario europeo competente

VIGGIANO - La vicenda della Vibac sbarca sui banchi del Parlamento europeo. 
Piernicola Pedicini dopo essere stato sollecitato con una lettera che è stata inviata, nei giorni scorsi, a lui e a Gianni Pittella dai componenti delle Rappresentanze sindacali unitarie dell’azienda, esprime piena solidarietà ai lavoratori e fa sapere che sta verificando se ci sono i presupposti per presentare un’interrogazione urgente al Commissario europeo competente.

Ecco le conseguenze dei danni sul lavoro fatti da Renzi

di Sergio Bellavita

- Il regime della ricattabilità totale del lavoro, che si sta affermando sulle macerie del modello sociale costruito nella lunga stagione di lotte del movimento operaio e dei movimenti, comincia a mostrare tutta la brutalità del suo volto. Con una lettera dall'esplicito carattere intimidatorio, inquisitorio, autoritario la direzione aziendale della Piaggio di Pontedera ha "avvisato" diversi lavoratori del rischio che corrono se perseguono a mantenere un livello di assenteismo considerato incompatibile, nella sfida globale del mercato, al punto da rendere impossibile utilizzare proficuamente quei lavoratori, accusati tra le altre cose di vanificare gli sforzi dei colleghi... (...)

La conclusione a cui giunge la direzione è netta: o si riduce il numero delle malattie o si prenderanno "tutte", scritto in grassetto e sottolineato, le misure necessarie rispetto ad un rapporto di lavoro di più nessuna utilità. È un preavviso di licenziamento a tutti gli effetti.

domenica 11 gennaio 2015

Creano denaro dal nulla e ci indebitano

Di Claudio Messora

Nel dicembre 2011 il nuovo presidente del senato francese, il socialista Jean-Pierre Bel, nominò Bernard Maris membro del Consiglio di Governo della Banca di Francia. Era dunque in una buona posizione per capire il sistema monetario. E quando gli chiesero “Da dove prendono, le banche, i soldi che prestano?”, la sua risposta fu stupefacente.

“Lo creano da sole con il permesso della Banca Centrale. Per esempio: stai acquistando una proprietà del valore, diciamo, di 500mila euro.




sabato 10 gennaio 2015

Strage di Parigi, polizia ridicola. Chi ha depistato gli agenti?

«Com’era facilmente prevedibile, i due fratelli Kouachi sono stati entrambi uccisi durante un blitz delle teste di cuoio, portandosi nella tomba le risposte a molti interrogativi sull’attentato a “Charlie Hebdo”, che ha tutte le fattezze del terrorismo ascrivibile alla “strategia della tensione”». Un attentato falsa bandiera in stile New York 9/11? No, risponde Federico Dezzani su “Come Don Chisciotte”: «A ragion veduta è un’operazione di infiltrazione e sovversione in stile anni ’70, dove i fratelli franco-algerini rappresentano i brigatisti di basso rango che premono il grilletto», mentre «chi si occupa dalla pianificazione, organizzazione e logistica, il Br Mario Moretti del caso, probabilmente non sarà mai preso perché legato ai servizi».

venerdì 9 gennaio 2015

Incontro in Regione sulla Vertenza VIBAC

08/01/2015 19:49 
L’assessore Liberali, i sindacati e i sindaci di Viggiano e Grumento Nova hanno fatto il punto della situazione sul futuro dello stabilimento

Urgenza per risolvere la vertenza Vibac che coinvolge 184 lavoratori dello stabilimento sito nella zona industriale di Viggiano. Apertura dei sindacati a diverse ipotesi per salvaguardare l’occupazione e forte intervento della Regione Basilicata. E’ quanto emerso in una riunione tenutasi presso il Dipartimento Politiche di Sviluppo, Lavoro, Formazione e Ricerca della Regione Basilicata. Erano presenti l’assessore regionale Raffaele Liberali, i sindaci di Viggiano Amedeo Cicala e di Grumento Nova Antonio Imperatrice, le organizzazioni sindacali Cgil, Cils e Uil, rappresentanti delle Rsu e alcuni lavoratori.

giovedì 8 gennaio 2015

Renzi a casa, se i finti dissidenti del Pd facessero sul serio

La rivolta dei “dissidenti” contro Renzi? Un gioco delle parti, che ha un unico obiettivo: far credere che il Pd sia ancora un partito di sinistra, tamponando l’emorragia di elettori delusi. Ma è solo teatro, secondo Marco Della Luna: i vari Cuperlo, Fassina e Civati si limitano a una «apparente battaglia interna» rumorosa ma inconlcudente, basata su temi «interessanti ma marginali» come il Jobs Act, «che in fondo introduce cambiamenti modesti rispetto a quanto già fatto dai governi precedenti». La sciagurata riforma Fornero? Approvata da tutto il Pd, unito e compatto, come sempre è stato il centrosinistra di fronte alle “controriforme” varate per colpire i lavoratori, dal pacchetto Treu alla legge Biagi.

mercoledì 7 gennaio 2015

Jobs Act: il ritorno del “padrone”

di Domenico Tambasco

Alessandro è un giovane addetto alle pulizie sui treni, che da circa due anni svolge le proprie mansioni con scrupolo e diligenza. La sua vita lavorativa scorre tranquilla, almeno fino a quando non riceve, alla vigilia di Natale, una lettera recante la dicitura “contestazione disciplinare”. Non è una lettera di auguri, bensì l’inizio di un procedimento disciplinare in cui gli viene contestata una semplice dimenticanza: l’aver lasciato su un treno la valigia di servizio con l’attrezzatura per pulire. Alessandro, dopo qualche secondo di smarrimento, fa mente locale e poi ricorda: si tratta del pomeriggio del 3 dicembre, quando a causa di un’errata indicazione di un capo treno lasciava su un convoglio diverso da quello su cui era in servizio il trolley con gli strumenti per le pulizie. Nulla di particolare, si intende: dopo una veloce chiamata alla responsabile, ad Alessandro veniva recapitata alla prima fermata una nuova valigia di servizio: ed il treno giungeva a destinazione pulito e lustro come sempre. 

lunedì 5 gennaio 2015

Dopo aver distrutto i lavoratori Privati ora passeranno a quelli Pubblici

DI STEFANO SANNA
retemmt.it

Tramite i mezzi di informazione il governo ha iniziato la campagna contro i dipendenti pubblici. Probabilmente siamo alla fase finale della alla resa dei conti, Renzi sino ad oggi non aveva avuto ancora sufficiente coraggio, per questioni di consenso elettorale, ad inserire nella riforma del mercato del lavoro i dipendenti pubblici. Ma se non procede nelle riforme strutturali includendo anche il pubblico impiego i suoi datori di lavoro potrebbero licenziarlo. Aveva necessità di far fare all'opinione pubblica un ulteriore passaggio di insofferenza verso i dipendenti statali.

Nessuna sorpresa allora se allo scoccare della mezzanotte è partito l’attacco a: vigili urbani di roma, netturbini di napoli e dipendenti del sito archeologico di Pompei, il tutto condito con cifre impressionanti ma tutte prive di una seria analisi.

sabato 3 gennaio 2015

La questione Quirinale sarà determinante per il futuro dell'Italia

Romano Prodi al Quirinale, con l’appoggio degli Usa? A una condizione su tutte: deve rinnegare l’orrore monetario rappresentato dall’euro, che sta decretando la fine del benessere in Europa. «Prodi è un economista provato e una persona onesta. E di onestà, nella politica italiana, non c’è un’offerta illimitata. Però lui dovrebbe dire: sono onesto e competente, ma ho fatto un grave errore: l’euro». Parola di Edward Luttwak, intervistato da “Italia Oggi”. «Traducendo liberamente dall’inglese-americano all’italiano», ad Aldo Giannuli suona così: “Prodi è stato un nostro nemico e un fautore di quella porcheria di moneta, però è uno dei pochi in Italia che capisca qualcosa di economia, per cui, se non si intestardisce a fare il filo-tedesco e a difendere l’euro, se ne può discutere”. Per orientarsi nella battaglia che sta per iniziare intorno al Quirinale, aggiunge Giannuli, occorre capire che c’è una novità rispetto al passato: questa volta il presidente della Repubblica, molto più che da Montecitorio e Palazzo Madama, scaturirà da telefonate tra Mosca, Berlino, Francoforte e Washington.

venerdì 2 gennaio 2015

Solo i poveri pensano che si accontenterebbero se fossero ricchi















Le parole di Giulietto Chiesa per il nuovo anno. 



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IL TESTO TRATTO DAL BLOG 
DI GIULIETTO CHIESA 
SU ILFATTOQUOTIDIANO.IT:

2015: pane al pane e vino al vino


di Giulietto Chiesa.

Una previsione facile facile: il 2015 sarà sicuramente peggiore del 2014. In compenso sarà migliore del 2016.
Abbiamo finito l'anno sotto il segno del patto di stabilità. Che è quello che precede la stabilità definitiva, il rigor mortis, l'immobilità che accompagna la dipartita.
Il Paese è allo sfacelo: industriale, tecnologico, organizzativo, morale.
Il Jobs act è espressione misteriosa nei suoi dettagli esecutivi, ma chiarissima nel suo significato finale, nel "vettore di uscita":licenziamenti sempre più facili, introduzione per legge del diritto dei padroni di licenziare i dipendenti. E , cosa ancora più strategicamente importante: eliminazione di fatto della contrattazione collettiva. Così ogni lavoratore è solo contro chi gli dovrebbe dare lavoro. Cioèimpossibilitato a difendersi.
In questo modo un'altra fetta importante del reddito nazionale sarà trasferita dai più poveri ai più ricchi. Ovvio che "crescere", in questa prospettiva, sarà impossibile, poiché la massa di denaro che viene sottratta ai più poveri equivarrà a ridurre la massa di denaro destinata ai consumi (essendo evidente che i più ricchi non potranno, neanche se volessero, spendere il troppo che hanno a disposizione).
Che equivale a tagliare il ramo su cui si è seduti. Ma aspettarsi da questi signori una visione strategica è come sperare nella Befana. Tutti potrebbero capirlo, ma il fatto è che la gente comune non ha letto Aristotele, e quindi non sa che è impossibile che chi è troppo ricco "segua i dettami della ragione". Chi è ricco vuole sempre essere "più ricco". Solo i poveri pensano che si accontenterebbero se fossero ricchi: appunto perché non sono ricchi!