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sabato 17 gennaio 2015

Salva-Silvio non più, salva-evasori sempre

Una “svista”, secondo il governo. Ma a leggere bene il decreto (che sarà ripresentato il 20 febbraio), non c’è solo la clausola pro Berlusconi. Ma anche una serie di norme che permettono a furbetti e furboni di farla franca.

di Marco Travaglio, da L'Espresso

Dunque, grazie a un pugno di giornalisti-gufi, Matteo Renzi ha “scoperto” che il suo decreto di Natale avrebbe cancellato la condanna di Berlusconi per frode fiscale e la sua conseguente ineleggibilità, dunque ha annunciato che lo cambierà. Ma non subito, come sarebbe ragionevole. Bensì il 20 febbraio, dopo l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e l’uscita del Caimano dai servizi sociali. 

E come lo cambierà? Dai boatos che escono da Palazzo Chigi, pare che escluderà la frode fiscale dai reati depenalizzati sotto il 3% dell’imponibile dichiarato,così che l’ex Cavaliere resti condannato e ineleggibile. E tanto basta a riportare a cuccia gli indignados che si erano improvvisamente svegliati per criticare il SalvaSilvio. Forse perché il decreto non l’avevano letto prima dello scandalo e hanno continuato a non leggerlo durante e dopo. Se lo facessero, scoprirebbero che c’è ben di più e di peggio del codicillo pro Berlusconi. Il 24 dicembre, dopo che il Consiglio dei ministri, anzi delle tre scimmiette aveva licenziato il decreto, Renzi aveva promesso «sanzioni inasprite per chi evade».


Ma questo è vero solo sulla carta: le auspicate manette agli evasori sono in realtà carezze, grazie al trucchetto delle “soglie” di impunità che garantiscono alla gran parte dei cosiddetti furbetti e furboni di farla franca, indipendentemente dalle pene teoricamente previste.

1) Depenalizzare l’evasione fino al 3% di imponibile è un mega-condono mascherato, anche se ne viene esclusa la frode: ciascun grande gruppo che dichiara miliardi o centinaia di milioni saprà in partenza quanto nero può nascondere impunemente per corrompere politici e funzionari, e si terrà sotto il tetto semplicemente non dichiarando il corrispettivo (evasione), senza ricorrere a complicati artifizi e raggiri (frode).

2) Già la legge attuale, fatta dal centrosinistra nel 1999, prevedeva generose soglie di non punibilità per chi sottrae al fisco fino a 77mila euro l’anno con la frode e l’omessa dichiarazione e 103 mila con l’evasione. Poi Tremonti abbassò il tetto della frode a 30 mila e, per l’omesso versamento dell’Iva e delle ritenute, a 50 mila. Ora quest’ultima soglia viene addirittura triplicata dal governo Renzi: per finire alla sbarra bisognerà evadere ben 150 mila euro l’anno, occultando un “nero” di 300 mila in 12 mesi. Impresa improba persino sotto sforzo. Possibile che nessuno abbia nulla da ridire su quest’altro mega-condono, solo perché non riguarda Berlusconi?

3) Oggi chi annota fatture false, caricando costi inesistenti, commette il reato più grave di frode; chi invece intasca soldi in nero, cioè non li fattura e non li annota, ricade nel reato minore di dichiarazione infedele e resta perlopiù impunito. Un governo serio tapperebbe il buco equiparando chi non dichiara fatture vere a chi dichiara fatture false, per punire un bel po’ di ladri in più. Invece Renzi & C. lasciano tutto com’è, per la gioia di milioni di evasori-elettori.

4) Il decreto Renzi-Padoan svuota la frode fiscale precisando che «non costituiscono operazioni simulate quelle che hanno dato luogo a effettivi flussi finanziari annotati nelle scritture contabili». Così restano impunite le operazioni negoziali seguite da flussi monetari (quando ad esempio circolano partecipazioni anziché beni d’azienda in operazioni di spin off e derivati). Tutto normale?

5) Capitolo “elusione”: è la truffa di chi, senza una ragione economica, usa società estere fantasma per lucrare vantaggi fiscali indebiti. Una frode che resta spesso impunita per la confusione (dolosa) delle leggi.

Ora il governo fa chiarezza, ma per precisare che non è reato. Secondo “Il Sole-24 ore”, con tutte queste scappatoie salterà un processo su tre per evasione e frode. Compresi quelli eccellenti a Finmeccanica, Unicredit, Prada, Armani e un filone di Mafia Capitale. Una volta sparita la norma ad personam («una svista»), resteranno quelle ad personas e ad aziendas che renderanno ancor più proibitivo il recupero di bottini miliardari. Possibile che non càpiti mai una svista a danno degli evasori e a vantaggio dei contribuenti onesti?

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