Nel corso del confronto che in questi ultimi mesi ha visto dialogare la dirigenza Vibac S.P.A e le Rappresentanze Sindacali dello Stabilimento di Grumento Nova ( PZ) si è giunti, in maniera traumatica e totalmente inattesa, al 17 Dicembre quando i lavoratori della Vibac si sono visti negare l'ingresso nello Stabilimento per svolgere il loro normale turno di Lavoro , dopo aver usufruito per qualche giorno di una Cassa Integrazione Ordinaria, con l'ufficializzazione successiva dell'apertura di una procedura di Mobilità che, decorsi i tempi tecnici della trattativa, in mancanza di una intesa, interesserà tutto l'organico dello Stabilimento di Grumento Nova, vale a dire 184 lavoratori. Nel corso del confronto andato avanti nella seconda metà del 2014, sono emerse due concezioni alquanto differenti e due modi diversi di affrontare una stessa problematica, che è quella del recupero di competitività nei confronti dei competitor internazionali attraverso l'abbattimento dei Costi fissi di Produzione.
Lo stesso problema, in effetti, che affligge la grande e piccola Impresa in tutta Italia e che è stata alla base di una ecatombe del settore industriale italiano e di un vero e proprio esodo di Aziende che hanno preferito la delocalizzazione alla Ristrutturazione interna imperniata sul miglioramento qualitativo delle produzioni che accettava, senza timori, la sfida dei Mercati Internazionali. Nel migliore dei casi si è assistito a salvataggi in extremis che hanno sancito nella maggior parte dei casi il taglio dei Salari.
Lo stesso problema, in effetti, che affligge la grande e piccola Impresa in tutta Italia e che è stata alla base di una ecatombe del settore industriale italiano e di un vero e proprio esodo di Aziende che hanno preferito la delocalizzazione alla Ristrutturazione interna imperniata sul miglioramento qualitativo delle produzioni che accettava, senza timori, la sfida dei Mercati Internazionali. Nel migliore dei casi si è assistito a salvataggi in extremis che hanno sancito nella maggior parte dei casi il taglio dei Salari.
Ahimè si apre quindi, per l'ennesima volta, lo spettro per 184 famiglie della disoccupazione, in un territorio, la Val d'Agri già duramente interessato da fenomeni di emigrazione a seguito di una disoccupazione diffusa divenuta ormai strutturale. Durante l'iter del confronto RSU-Azienda che si è concretizzato negli ultimi mesi è emerso che, mentre da un lato l'Azienda proponeva le stesse soluzioni che in modo perentorio e non sempre opportuno gran parte dell'industria Italiana sta mettendo in campo nei propri Stabilimenti e che sfociano quasi sempre solo ed unicamente nell'abbattimento dei Salari ed indirettamente del potere d'acquisto dei Lavoratori, dall'altro lato si è delineata invece un'idea Sindacale, sostenuta anche dalle Organizzazioni Sindacali Territoriali di Categoria, che tende a spingere l'Azienda, senza per altro sottrarsi a ragionamenti su eventuali altre soluzioni condivise che potessero prevedere anche un piccolo sacrificio in capo ai lavoratori, a percorrere strade che mirano decisamente all'Innovazione e alla progettualità a breve e medio termine, che ha la potenzialità di perseguire gli stessi obiettivi di risparmio e di taglio dei costi che l'Azienda si è posta, senza però intaccare la forza lavoro e la sua capacità di spesa. E' infatti impensabile non rendersi conto che il taglio del potere d'acquisto dei lavoratori attraverso la riduzione dei salari o peggio ancora il taglio del personale, applicato in modo perentorio e generalizzato, non può che avere ripercussioni estremamente negative sui territori in cui ci si trova ad operare e sul mercato di riferimento delle stesse Aziende, che avranno modo di registrare, in prospettiva, una contrazione sempre più marcata dei loro mercati di vendita. Come un grande economista ha affermato " ... una politica del genere da parte delle Aziende equivale a tagliare il ramo dell'albero su cui sono esse stesse sedute", allontanando sempre di più la possibilità di innescare quella crescita di cui tanti parlano ma che ad oggi nessuno scorge. Le proposte che invece sono venute, nel corso di questi mesi, dalla RSU Vibac, mirano alla realizzazione di progetti di investimento nel campo della ricerca, dell'innovazione e soprattutto nel campo delle Energie Alternative che, in aziende particolarmente energivore, hanno la potenzialità di permettere il conseguimento di risparmi ingenti, con relativo abbattimenti dei costi fissi. Non percorrere queste strade, per altro ampiamente sostenute da progetti finalizzati della Comunità Europea, significherebbe far emergere l'intenzione da parte dell'Azienda di voler cavalcare l'onda della crisi solo ed unicamente per mortificare il lavoro ed i lavoratori, innescando un processo di cinesizzazione che denota la rassegnazione, che pervade tutto il tessuto produttivo italiano ridotto ormai a recitare il ruolo di polo manifatturiero a basso costo, piuttosto che ergersi a paese ad alto tasso d'innovazione. Vibac S.P.A in questo senso, se recepisse, anche in minima parte, l'impostazione sostenuta dalle RSU potrebbe essere l'esempio Italiano in controtendenza rispetto al pensiero dominante che contempla sterili politiche di taglio dei salari perseguite dalle altre Aziende Italiane e si porrebbe in una posizione d'avanguardia, divenendo un modello da replicare ovunque. Dinanzi a queste prospettive le RSU e i lavoratori, al cospetto dello spettro della Mobilità, rendendosi disponibili ad un confronto aperto e schietto con i vertici Aziendali, su tutti i temi che si riterrà necessario trattare nei vari tavoli che si andranno a costituire, sono pronti a giocare questa partita e a far sentire fino in fondo la loro voce, sperando di essere sostenuti, su questa strada, dalle Istituzioni locali, cercando, nel contempo, di valorizzare e mettere al centro della discussione, oltre che l'indispensabile e sacrosanta conservazione dei posti di lavoro, anche l'aspetto sociale che ogni attività imprenditoriale deve perseguire e che dev'essere finalizzata allo sviluppo delle popolazioni e dei territori in cui le stesse Aziende operano. Perdere di vista questi obiettivi, sia da parte delle Aziende sia da parte della politica locale, significa rassegnarsi ad un lento ma perentorio morire.
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