Ultimi Post

domenica 17 febbraio 2019

O gialloverdi o Gilet Gialli

di Tommaso Merlo

Se riusciranno a boicottare il governo gialloverde, non resterà che la rivolta generale. L’ondata populista non è una grana politica italiana, ma è un evento storico che riguarda tutta Europa. Le caste sopravvissute al 4 marzo che vogliono sabotare il governo si stanno solo condannando ad una fine ancora più dolorosa. Il loro folle obiettivo è tornare ad un regime partitocratico tradizionale che riesca a neutralizzare la voglia di cambiamento e tuteli il loro status, i loro privilegi e gli schemi mentali in cui sono emersi. Follia pura. Anche se le vecchie caste italiane dovessero riuscire a sabotare i gialloverdi, in Italia scoppierebbe una rivolta ancora peggiore di quella dei Gilet Gialli in Francia, peggiore perché sarebbe esasperata dalla delusione per il fallimento della via democratica e per la rabbia verso i sabotatori.




Per capirlo e per capire cosa sta davvero succedendo non solo in Italia, basta leggere il programma politico dei Gilet Gialli che non è solo di assoluto buonsenso ma è identico alle istanze gialloverdi.


Vogliono cioè l’aumento del salario e delle pensioni minime, età pensionabile più bassa, stop alle politiche di austerità, il divieto di delocalizzazione delle imprese, meno precarietà, protezione piccole imprese, difesa beni pubblici e via discorrendo. Sembra abbiano copiato. E ancora. Basta ad una politica al servizio delle banche e delle lobby, vera libertà di stampa e poi ovviamente immigrazione e fastidio per gli ipocriti consessi internazionali. Stessi identici temi con cui i gialloverdi hanno vinto le elezioni il 4 marzo a conferma di come siamo in presenza di un evento storico e cioè del crollo del paradigma neoliberista che ha spadroneggiato in tutta Europa negli ultimi decenni. Si è concluso un ciclo, è fallito un modello che si basava sulla collusione tra comitati elettorali travestiti da partiti, lobby economico-finanziarie e stampa organica. 

Un modello imploso repentinamente grazie alla crisi economica che ne ha esasperato le contraddizioni. Il modello neoliberista ha devastato la classe media in favore dei ricchi, ha fatto dilagare povertà e disuguaglianza ed ha sottratto sovranità politica a favore dei mercati. E certamente l’ondata populista è stata generata dalla rabbia per il proprio impoverimento e dal senso d’ingiustizia sociale. Ed è stata certamente generata anche dalla paura scatenata da fenomeni globali come la finanza criminale o l’immigrazione clandestina. Ma non è solo una questione materiale o di paura. C’è anche un punto più profondo. A fallire è stata anche l’idea di società e quindi di cittadino che il neoliberismo promuoveva. E cioè la riduzione dei cittadini da una parte a materie prime del processo produttivo e quindi senza diritti e da pagare il meno possibile, dall’altra la riduzione dei cittadini a consumatori sempre più frustrati e sempre più omogenei. Alla globalizzazione economica conviene la globalizzazione del cittadino. Più i cittadini sono uguali, più loro hanno clienti per i loro prodotti. 

Una standardizzazione che stava portando ad un vero e proprio genocidio culturale al solo scopo di assecondare gli interessi di quella manciata di potentati che tengono le redini dell’economia. Il populismo vuole reagire a tutto questo e propone una riscoperta del piccolo, della tradizione, della propria unicità anche a costo di rinunciare a vaghi quanto fasulli sogni di gloria. Il populismo vuole che il cittadino torni ad essere persona e vuole che quella persona torni al centro della politica. Per riuscirci si riaffida allo Stato e al popolo a cui appartiene e con essi argina l’invadenza delle lobby. Il populismo vuole che il cittadino preservi la propria identità e vuole che il popolo si riappropri della sovranità. 

Un cambio di modello, un evento storico europeo. E per questo, ogni tentativo di sabotaggio è folle e patetico. L’ondata populista non si fermerà finché non sfocerà nel cambiamento auspicato. Se le vecchie caste italiane dovessero fermare i gialloverdi, non resterà che indossare il gilet giallo.

fonte: QUI

1 commento:

Anonimo ha detto...

In queste proteste temo che non viene considerato un fatto essenziale.
L'Europa non e' piu' competitiva nella produzione e creazione di beni di consumo.
Altri continenti popolati da miliardi e miliardi di persone anche piu' intelligenti di noi hanno acquisito le capacita' tecniche per farsi ogni cosa ed in piu' hanno anche ricchezze nel sottosuolo ,cosa che noi non abbiamo ed avremmo sempre meno da dare in cambio.
L'Europa non ha niente infatti abbiamo sempre chi piu' chi meno depredato le materie prime altrui.
E' sacrosanto pretendere piu' diritti ma non abbiamo piu' le risorse per averli,
in questo sistema economico.