Vi presentiamo un estratto dei risultati di una ricerca molto interessante svolta dal CEP, Centre for European Policy, think tank senza fini di lucro parte del Stiftung Ordnungspolitik. Chi lo desidera può consultare il paper per intero a seguendo questi link. Ringraziamo Alex Del Prete per la segnalazione.
Il centro di ricerca, con Alessandro Gasparotti e Matthias Kullasha, ha analizzato per ogni paese europeo l’andamento del prodotto interno lordo effettivo e quello che ci sarebbe stato in assenza dell’euro.
La valutazione è stata fatta estrapolando il trend dei singoli paesi e quindi correggendoli con l’andamento di macrovariabili economiche e confrontando i risultati con un gruppo di controllo.. Rinviamo al paper per i temi metodologici.
I risultati sono molto interessanti e dovrebbero essere tema di un’attenta discussione e li possiamo vedere riassunti in questa tabella, dove si valutano le perdite o guadagni, a livello di PIL pro capite, per il 2017:
Rispetto al PIL in caso di MANCATA ADOZIONE dell’euro un cittadino italiano ha pero 8756 euro, per un totale nazionale di 530 miliardi di euro a livello nazionale. Un cittadino tedesco ha guadagnato, per il 2017, 3390 euro.
Come sono i dati cumulati dal 1999 )anno del blocco dei cambi) ad oggi?
Vediamo i risultati:
Cumulativamente ogni cittadino italiano ha perso 73.605 per l’introduzione dell’euro, per un totale di 4.325 miliardi complessivi come Italia. La Grecia ha guadagnato 190 euro pro capite di PIL, la Germania 23.116 mila euro pro capite di PIL guadagnati, per un totale di 1,893 miliardi di euro.
Come è stata la distribuzione temporale dei guadagni e delle perdite. Iniziamo dall’Italia
Se valutiamo le variazioni annue rispetto fra in euro e senza euro, ecco il risultato:
L’Italia ha sempre perso dall’euro, e il risultato peggiore vi è stato nel 2016.
Vediamo invece l’andamento per la Germania:
La Germania ha avuto un vantaggio sempre per la presenza dell’euro, come si può notare, tranne che nel cuore della crisi finanziaria. In questo grafico i differenziali di crescita.
Invece come è andata per la Grecia, spesso indicata come lo stato che ha maggiormente perso dall’introduzione dell’euro? In realtà sino alla crisi finanziaria molto bene, e questo, a livello cumulato, fa si che fino al 2017 il valore dell’entrata nell’euro fosse ancora positivo, a livello di PIL cumulato.
Come vediamo dal 2010 cessa l’interesse per la Grecia ad essere nell’euro. Vediamo ora un grafico con il differenziale di PIL pro capite.
In questo caso dopo il 2010 il differenziale si fa negativo e crescente. Sicuramente con il risultato 2018 il valore cumulato sarà con il segno meno.
Quali conclusioni possiamo trarne? Da questo studio appare come l’entrata nell’euro fu un errore , clamoroso, che stiamo ancora pagando a livelli elevatissimi. Spesso si parla del fatto che l’Euro ci ha permesso di contenere gli interessi sul debito, ma qui appare che la perdita del PIL è stata pari ad oltre 2,4 volte il PIL attuale, e per quanto possiamo pensare ad un andamento degli interessi pesante, difficilmente avremmo avuto una situazione peggiore alla presente. La differenza è talmente grande che ci è difficile valutare la situazione di un Paese con un PIL tre volte l’attuale.
Spesso si parla di non uscita dall’euro a causa del “TINA”, There is no alternative, perchè il costo sarebbe troppo alto. Questo studio indica l’opposto: il costo annuo della permanenza nell’euro è pari al 30% del PIL annuo, una cifra colossale, ben superiore al servizio del debito attuale. Potremmo anche ipotizzare che qualsiasi soluzione, letteralmente, sarebbe meglio dell’euro.
fonte: Scenari Economici
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