di Anna Lami.
Secondo alcuni commentatori dei media mainstream, la proposta degli scorsi giorni di Beppe Grillo di uscire da un parlamento considerato non più riformabile dall'interno, presenta qualche similitudine con l'Aventino del 1924. Allora, in seguito al delitto Matteotti, decidendo di dissociarsi dai lavori parlamentari, le opposizioni adottarono certamente una decisione di sicuro valore simbolico, ma che fu politicamente perdente perché si fermò a metà strada. La scomparsa di Giacomo Matteotti avrebbe infatti potuto fornire l'occasione per una mobilitazione popolare, ma la Commissione esecutiva della Camera del lavoro ed i socialisti si opposero alla proposta di sciopero generale. Divise, timorose di convocare le masse, le opposizioni si condannarono all'inconcludenza, spianando la strada all'affermazione di Benito Mussolini.
Certi articolisti, tutt'altro che imparziali, hanno probabilmente richiamato quell'esperienza storica nella speranza che anche per il Movimento 5 Stelle questa iniziativa si trasformi in una debacle. In proposito basta leggersi La Stampa, il Corriere della Sera e La Repubblica del 30 luglio per farsi un'idea in proposito. In realtà se a un lato ritroviamo effettivamente la volontà di prendere le distanze dai lavori parlamentari come forma di protesta verso un'istituzione percepita come "occupata" dai peggiori rappresentanti di interessi antipopolari, dall'altro balza agli occhi una differenza sostanziale: la decisione di non rinchiudersi in una forma di protesta autoreferenziale, ma di scendere nelle piazze e dialogare con i cittadini.
Beppe Grillo commentando sul suo blog i risultati del sondaggio online"Parlamento in Piazza" ha denunciato la gravità della situazione, quindi l'impossibilità per i parlamentari 5 stelle di essere riconosciuti come interlocutori dalla maggioranza, ribadendo implicitamente il fallimento della linea del dialogo.
"Allora, che ci rimaniamo a fare in Parlamento? A farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato? Rimarremo ancora fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato con l'eliminazione del Senato elettivo. Dopo, se questi rottamatori della Costituzione non ci lasceranno scelta, ce ne andremo. Meglio uscire e parlare con i cittadini nelle piazze di Roma e d'Italia, meglio fare agorà tutti i giorni tra la gente che reggere il moccolo ai traditori della democrazia e della Patria. Li lasceremo soli a rimestare le loro leggi e usciremo tra i cittadini. Aria fresca."
Il fondatore e leader carismatico del Movimento 5 Stelle ha poi precisato che:
"i parlamentari non si dimetteranno, ma, anzi, quando riterranno necessaria la loro presenza entreranno in aula per votare e per difendere le istituzioni."Marco Brugnerotto, deputato padovano, ci dice: "il fatto che ogni iniziativa venga bloccata, ogni emendamento, ogni proposta di legge non venga presa in considerazione è frustrante. Usciamo ma non abbiamo ancora definito le modalità precise. Credo comunque che saranno piazze, spazi aperti, almeno spero sia così.."
Anche chi era mosso dalle migliori intenzioni nell'apertura al confronto con l'esecutivo, si sta rendendo conto che non è possibile dialogare costruttivamente con quelle forze politiche che, rappresentando gli interessi dei potenti, non possono che perseguire consapevolmente obiettivi inconciliabili con il bene del popolo. Bisognava, in effetti, essere un po' ingenui per credere che il Pd si potesse aprire ad istanze democratiche, civili e partecipative. Ora l'esperienza ha confermato che l'opposizione al governo Renzi non può che essereintransigente.
Adesso l'attesa di molti attivisti e sostenitori del Movimento è concentrata sulle modalità con cui si svolgeranno le iniziative nelle piazze. In tanti, nei social, nei forum, nei commenti al Blog, sottolineano che limitarsi a informare i cittadini sulla riforma del Senato e sulle malefatte del governo potrebbe non essere sufficiente a costruire un'opposizione efficace. Il rischio è che tali "agorà" durino qualche giorno e che riguardino più che altro lo zoccolo duro dei fedelissimi pentastellati, senza rendere partecipi tutti i settori popolari potenzialmente coinvolgibili.
La speranza è allora che le agorà servano come punto di partenza verso iniziative di maggior respiro. L'auspicio è che, una volta convinti che non basta informare i cittadini, i parlamentari 5 stelle capiscano che occorre mobilitarli realmente, come il Movimento è sicuramente in grado di fare con successo. I commenti sul profilo Facebook di Luigi di Maio, il volto della responsabilità istituzionale, sono largamente rappresentativi di quello che è lo stato d'animo di molti attivisti e sostenitori.
"Siete i pentastellati più ammirati da noi, siete persone a cui ci siamo affidati e politici a cui noi diamo ogni giorno massima fiducia,speranza e credibilità. MA E' ORA DI DIRE BASTA!!!A cosa? Non vi siete chiesti perché prima delle Europee prendevate un milione di "Mi piace" e ora poche centinaia? Dite sempre di fare,dire,manifestare e insomma essere lo specchio dei cittadini ma siete sicuri?(..) Non assillateci con quello che proponete e non vi viene accettato DITECI COSA FARE(sarà molto più utile)." scrive Francesco Silvestro. Chiara Battaglini gli fa eco: "ci dobbiamo organizzare, non si può denunciare che ci stanno strozzando e dire che noi reagiremo informando tutti che ci stanno strozzando! Dite a Beppe di indire una grossa manifestazione a Roma, di che cosa abbiamo paura?". Secondo Gabriele Tinelli "Per esempio, perché Grillo/Casaleggio ed il m5s non hanno lanciato un V-day contro questa riforma raccogliendo le firme?"
Filippo Landetti rilancia: "se si esce dal Parlamento per andare in piazza, bisogna assumersi la responsabilità di andarci in un determinato modo, organizzando un'opposizione di massa! Certo, si tratta di una scelta coraggiosa ma è indispensabile!"
Si possono leggere proposte di ogni genere, dallo sciopero del carburante a quello del pane alla manifestazione nazionale: comun denominatore, la volontà di una larga fetta della base di partecipare attivamente ad una vera mobilitazione popolare. Addirittura, vi è chi, firmandosi "Tutti a Roma per salvare la democrazia", ha già convocato una manifestazione per il 2 agosto a Piazza Santi Apostoli.
Una cosa è certa: il malcontento sociale non può che aggravarsi, al di là dei proclami di Renzi e della disinformazione propinata a piene mani da tv e giornali. Lo stesso Movimento 5 Stelle ne è consapevole. Sul blog di Beppe Grillo è uscito un articolo a cura della commissione bilancio dei parlamentari 5 stelle intitolato "La tempesta perfetta" in cui si sostiene che "Ci aspetta una tempesta perfetta in autunno. Le previsioni variano da una manovra ottimistica(?) di 24 miliardi a una catastrofica di 40 miliardi. Dove troverà i soldi Renzie?Nelle nostre tasche. E a dicembre con il panettone (chissà se Renzie lo mangerà...) arriverà il FMI.
E intanto avanti con le "riforme" perché ce le chiede l'Europa".
Alessandro Di Battista scrive:
"Sono tornato dal Senato. Ero in tribuna e non e' stato un bello spettacolo. I senatori M5S si sono comportati bene ma certo che e' avvilente vedere l'Alta Camera della Repubblica che in un momento drammatico per gli italiani (oltre 6 milioni vivono in povertà assoluta) pensa al Senato delle autonomie, agli sbarramenti o ai premi di maggioranza nella legge elettorale. Io non voglio farmi tirare dentro a queste indecenze. Oggi c'e' una priorità: fare in modo che tutte le famiglie italiane abbiano cibo a tavola e un tetto sopra la testa. Politica significa capire quali sono le priorita' di un Paese. Si dice che "i soldi non sono tutto nella vita". E' vero ma e' altrettanto vero che questa frase la pronuncia chi i soldi ce li ha. C'e' gente in Italia che non può permettersi una vista medica. Ci sono italiani che frequentano le mense Caritas. Ci sono anziani che frugano nei cassonetti perché la loro onestà gli impedisce di rubare nei supermercati. Ci sono famiglie intere che per tetto hanno lamiere e cartoni. Pensiamo a questo, poi e soltanto poi verrà tutto il resto."
In questo contesto, è inevitabile che le pressioni dalla base e dai comuni cittadini per azioni e mobilitazioni in grado di arrestare ed invertire questo drammatico stato di cose sono destinate a crescere. Se le agorà evocate da Beppe Grillo serviranno, oltreché ad informare i cittadini , ad incontrare la rabbia e il malcontento diffusi, se riusciranno a coinvolgere i settori popolari più colpiti dalla crisi e dalle politiche di austerità, se saranno la premessa per una mobilitazione più ampia, se saranno aperte al confronto con i movimenti sociali già attivi (dal sindacalismo di base e conflittuale, ai movimenti per il diritto all'abitare fino ai tanti comitati locali per la salvaguardia dei territori), allora gli sviluppi potrebbero essere interessanti e sgraditi a chi auspica la fine dell'Aventino per il Movimento 5 Stelle.
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