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martedì 26 agosto 2014

Prodotto Nazionale, da Lordo a Lordissimo

di Giuseppe Amari, 25 agosto 2014

Abbiamo appreso che anche l’Italia - con il consueto ritardo - si adeguerà all’Europa nel considerare nel computo del Prodotto Nazionale Lordo (PIL) le attività criminali come la corruzione e la prostituzione. Dopo aver inserito la stima dell’attività in nero (sommerso). Questa volta il “consueto ritardo” è stato accorciato dalle esigenze finanziarie dello Stato nel mantenere fede agli impegni presi in Europa: a cominciare dal famoso rapporto deficit / PIL del 3% e del rapporto indebitamento / PIL del 60%. Tanto che la presentazione del DEF (documento di economia e finanzia) è stato spostata ad ottobre a dopo il ricalcolo del PIL. Che ovviamente nulla cambia di per sé ai fini del benessere del cittadino, salvo un allentamento delle politiche recessive. 

Naturalmente, anche la scelta europea è stata dettata dalla ipocrisia tecnocratica di dare una maggiore elasticità al rispetto di quei parametri per non dover ammettere l’impraticabilità e l’inconsistenza scientifica degli stessi, come ormai assodato. Ma politicamente utili per pretendere riforme di stampo liberistico ed antipopolari imposte dai circoli finanziari e dai politici europei a loro subalterni, causa della stagnazione decennale e della recessione in tutta Europa. 

A suo tempo Bruno De Finetti, un grande matematico che si intendeva anche di economia, parlava di Prodotto Nazionale Lordo nel senso di “sporco”. Si riferiva al fatto che nel suo computo vengono considerate in modo positivo transazioni effettuate sul mercato, ma socialmente dannose per la comunità come l’inquinamento ambientale e territoriale cui si potrebbe aggiungersi quello finanziario, non meno pericoloso, come ricordava il suo amico Federico Caffè. 
Ma forse neppure De Finetti avrebbe potuto immaginare che il suo “lordo” sarebbe diventato “lordissimo”! E tanto meno il povero Adamo Smith che era, prima che economista, docente di diritto e filosofia morale. 

Non tutti sanno (o ricordano) i limiti di contabilizzazione del reddito nazionale lordo (che diventa “netto” per gli economisti quando dal “lordo” si sottraggono gli ammortamenti, cioè il consumo del capitale). In realtà questo considera soprattutto le transazioni ufficiali sul mercato procedendo a stime per le altre. Scherzosamente è stato detto che se un economista sposa la sua governante il PIL diminuisce (della sua paga). 

Ma dopo le sofisticate, recenti elaborazioni di Stiglitz, Sen, Fitoussi (nel rapporto Sarkozy) per rendere più socialmente significativo il PIL, la scelta di cui parliamo è veramente incomprensibile. Va dato atto comunque che mai come questa volta i presupposti di valore ad un paradigma economico siano stati resi così espliciti. E mai come questa volta l’economia si è dissociata ufficialmente dalla morale e dal diritto. 

Si discute dunque in Europa sulla stima quantitativa della criminalità e già c’è chi si lamenta per un non adeguato riconoscimento della “virtù” patria, che meriterebbe ben più del 2% del PIL che sembra vogliano riconoscersi (circa 30 miliardi: un vero affronto alle nostre organizzazioni criminali che sono anche – non dimentichiamo – esportatrici nette!). 
Non c’è dubbio che questa “èlavoltabuona” per “battere i pugni” in Europa. 

Solo l’ironia di un Flaiano o di un Longanesi potrebbe fare il miglior commento sulla vendetta di “quelle signorine” che più di tanti economisti e politici salveranno l’ingenerosa e cinica patria, dopo essere state, a suo tempo, buttate sulla strada. 
Tra le condizioni richieste per “contabilizzare” il reato, ci sarebbe quello della consensualità tra i rei, rimanendo quindi escluse le forme estorsive. Poco male, perché comunque saranno ricomprese le forme di associazione a delinquere (che moltiplicano il business e il PIL), anche se per il diritto rappresentano un aggravante. 
Spetterà certamente al Presidente del Consiglio risolvere i conflitti di interesse tra i suoi ministri dell’Economia, dell’Interno e della Giustizia.

Ma, per riprendere il caso dell’economista e della sua governante, perché non considerare allora le prestazioni delle casalinghe (e dei casalinghi) in aumento anche grazie alla recessione? Sarebbe un modo per cacciare via per sempre il pericolo della Troika. 

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