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mercoledì 13 agosto 2014

Non lavora un italiano su due, peggio di noi solo la Grecia

Dopo l’inutile campagna elettorale per le europee, diventano sempre più vistosi gli effetti della “cura” dell’Eurozona, che – come previsto – colpisce l’Italia con inaudito vigore. Una catastrofe annunciata, confermata ogni giorno dall’economicidio del paese (fallimenti, chiusure, licenziamenti) e ribadita anche dal centro studi della Cgil, l’associazione Bruno Trentin: l’Italia sconta un tasso di occupazione di appena il 48,7%. In pratica, non lavora neppure un italiano su due. Cifra superiore solo a quella della Grecia, dove però il tasso di disoccupazione supera il 25%, mentre in Italia è al 12,2%, tristemente in linea con la nuova media europea dopo l’introduzione della moneta unica. Il nostro paese si colloca così al penultimo posto nell’Eurozona. Lo studio della Cgil evidenzia «l’anomalia italiana del tasso di occupazione», a 48,7%, di quasi 8 punti inferiore alla media dell’Eurozona, che è a quota 18%.
La peculiarità italiana, afferma la Cgil elaborando la documentazione ufficiale dell’Istat sulla forza lavoro, appare ancora più chiara osservando i dati Giovani senza lavoro, emergenza italianarelativi ad alcuni tra i paesi europei più colpiti dalla crisi, come Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda: il tasso di disoccupazione registrato nel 2013 è superiore al nostro, ma in compenso il tasso di occupazione, con la sola eccezione della Grecia, è più alto di quello italiano. Nello studio, l’anomalia italiana è spiegata «con l’altissima percentuale di popolazione inattiva, che nel nostro paese supera il 44%, a fronte di una media europea del 36%». In Italia ci sono infatti circa 20 milioni di persone, in età compresa tra i 15 e i 74 anni – studenti, pensionati, casalinghe o ex lavoratori rassegnati – che semplicemente non cercano più lavoro. Tra queste, però, quelle inattive che vorrebbero lavorare, considerate dall’Istat come “forze lavoro potenziali”, ci sono oltre 3,2 milioni di italiani.

I disoccupati-fantasma non figurano formalmente tra i senza lavoro, perché non sono compresi nelle due classificazioni standard: persone presenti nelle liste di collocamento e disponibili a lavorare. In realtà, precisa la Cgil, almeno 2,3 milioni di individui inclusi in questa categoria si dichiarano esplicitamente disoccupati e un lavoro lo vorrebbero subito. Secondo l’associazione Bruno Trentin, si tratta di un consistente «esercito di disoccupazione di riserva», che non sarebbe corretto sommare automaticamente ai dati ufficiali della disoccupazione ma che «insieme al tasso ufficiale di disoccupazione, salito al 13,6% nel primo trimestre dell’anno, fornisce un quadro reale di quella che è la drammatica situazione del lavoro nel nostro paese». Sempre più tasse, zero investimenti,tagli alla spesa pubblica, niente incentivi, nessuna politica industriale e credito proibitivo. I redditi crollano, l’economia perde i pezzi, il debito pubblico esplode. Aspettando la mazzata finale del Fiscal Compact. Nessuno spiraglio: Renzi, insieme a Hollande, ha sostenuto la candidatura tedesca di Juncker alla guida dell’Ue. Non si cambia politica, la fine dell’Italia è già scritta.

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