Diversi amici segnalano indignati e stupefatti il fondo di Sallusti sul Giornale di Berlusconi:
Questa gravissima e falsissima equazione: governo giallo verde eguale nazionalsocialismo segnala che anche Berlusconi e quel che rimane del suo partito-escort, dopo esitazioni, si allinea alla “narrativa ufficiale” dettata dalle oligarchie eurocratiche e delle sinistre globaliste. Il cui scopo è evidentemente non solo quello di demonizzare; è la delegittimazione radicale di qualunque movimento “sovranista”e “populista” che avanzi in Europa, in vista della sua eradicazione.
Se è nazismo, qualunque mezzo è lecito per stroncarlo, in nome della difesa estrema della “democrazia liberale” (sic). Non esclusa la repressione violenta, legale ed extralegale.
Insomma i berlusconiani si arruolano nelle “sinistre” che sono entrate in “resistenza”, e il cui programma politico è perfettamente descritto dal messaggino di questo giornalista di Repubblica:
Non sono affatto minacce da prendere alla leggera. “Fino alle estreme conseguenze” dovrebbe mettere i brividi a Sallusti e a tutti noi: ci ricordiamo dagli anni di piombo che la Sinistra, quando perde potere, spara. Come ai tempi delle Brigate Rosse, e allora – come oggi – godendo di vaste ed alte simpatie ed appoggi palesi e occulti nei salotti buoni (“Né con lo Stato né con le BR”), nei media (per anni hanno detto : “‘sedicenti’ Brigate Rosse”) e la magistratura (ovviamente “democratica”).
Berlusca coi centri sociali
“Appenderli per i piedi” è il civile impulso e morale proposito che unisce il giornalista radicalchich della illuminata Repubblica agli “studenti” che sfilano e agli anonimi dei centri sociali:
Credete che si limiteranno alle parole e ai murales? No, disilludetevi: lo faranno. Lo faranno perché loro agiscono in nome della “bellezza e dell’intelligenza”, come ha avuto modo di scrivere l’agosto scorso l’anarchico Valerio Ferrandi, figlio di un ex di Prima Linea che assassinò un carabiniere nel 1977: “Salvini, in nome della bellezza e dell’intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca. Ps: prima o poi verrai appeso a un lampione”.
Ora i berlusconiani si allineano a questa resistenza pseudo-antinazista come ala “liberale”. E’ appena il caso di ricordare che il primo a stilare l’equazione è stato l’oggi giudice costituzionale (dopo essere stato lo spoliatore dell’economia nazionale) Giuliano Amato: “OGNI sovranismo ha SEMPRE una matrice razzista”, sancì già da luglio.
Una falsità radicale, intellettualmente in completa malafede, ma a questo tono si allineano immediatamente tutti gli ambienti e i portavoce del globalismo che si sentano messi in pericolo dalla novità. Vogliono vedere nell’istanza “sovranista” un “nazionalismo” e “xenofobia” e “chiusura”, laddove è invece, palesemente, una esigenza di democrazia (espropriata dalle bancocrazie), di giustizia sociale (dopo un trentennio in cui “l’efficienza” del capitalismo è consistita nel sifonare potere d’acquisto dal lavoro salariato per riempirne i capitalisti, in numero sempre minore) e di”stato di diritto” calpestato nella UE, come ha mostrato il trattamento fatto subire ai greci, e come dimostrano le ingerenze della Germania nei nostri conti pubblici. Il popolo della Lega è così “nazionalista e xenofobo” che ha fatto senatore il nigeriano Ivobi.
“Appenderli per i piedi” è il civile impulso e morale proposito che unisce il giornalista radicalchich della illuminata Repubblica agli “studenti” che sfilano e agli anonimi dei centri sociali:
Credete che si limiteranno alle parole e ai murales? No, disilludetevi: lo faranno. Lo faranno perché loro agiscono in nome della “bellezza e dell’intelligenza”, come ha avuto modo di scrivere l’agosto scorso l’anarchico Valerio Ferrandi, figlio di un ex di Prima Linea che assassinò un carabiniere nel 1977: “Salvini, in nome della bellezza e dell’intelligenza. Fai un gesto nobile. Sparati in bocca. Ps: prima o poi verrai appeso a un lampione”.
Ora i berlusconiani si allineano a questa resistenza pseudo-antinazista come ala “liberale”. E’ appena il caso di ricordare che il primo a stilare l’equazione è stato l’oggi giudice costituzionale (dopo essere stato lo spoliatore dell’economia nazionale) Giuliano Amato: “OGNI sovranismo ha SEMPRE una matrice razzista”, sancì già da luglio.
Una falsità radicale, intellettualmente in completa malafede, ma a questo tono si allineano immediatamente tutti gli ambienti e i portavoce del globalismo che si sentano messi in pericolo dalla novità. Vogliono vedere nell’istanza “sovranista” un “nazionalismo” e “xenofobia” e “chiusura”, laddove è invece, palesemente, una esigenza di democrazia (espropriata dalle bancocrazie), di giustizia sociale (dopo un trentennio in cui “l’efficienza” del capitalismo è consistita nel sifonare potere d’acquisto dal lavoro salariato per riempirne i capitalisti, in numero sempre minore) e di”stato di diritto” calpestato nella UE, come ha mostrato il trattamento fatto subire ai greci, e come dimostrano le ingerenze della Germania nei nostri conti pubblici. Il popolo della Lega è così “nazionalista e xenofobo” che ha fatto senatore il nigeriano Ivobi.
Ma questa è la narrativa che viene strombazzata anche dai media tedeschi, che stanno suscitando in anticipo verso “Il trionfo dell’AfD” (che non trionferà: in Baviera vincono i Verdi, di sinistra globalista), che hanno creato in Francia sul temibile “trionfo di Marine Le Pen” che non c’è stato. Qualche osservatore ritiene che la Merkel, appoggiata dai media, in calo nel suo quartto mandato, possa aver escogitato qualche “incendio del Reichtag”, ovviamente di segno opposto, “democratico”. Invece di Salus Rei Publicae suprema Lex Esto, Salus Oligarchie . Con tutti i potenti interessi egoistici che dal cambiamento hanno da perdere.
La hitlerizzazione dell’AfD – nati, ricordiamo, come partito eurocritico da quattro economisti, non da reduci delle trincee – procede spedita.
Il 9 ottobre, Le Monde segnalava che il co-presidente del nuovo partito, Alexander Gauland, in un suo discorso al Bundestag, ha ricopiato un discorso di Hitler del 1933.
Gauland ha detto: “Questa classe mondializzata siede nelle grandi imprese persenti sulla scena internazionale, nei media, nelle università, nelle ONG, nelle fondazioni, nei partiti e loro apparati, e poiché controlla l’informazione, dà il “La” sul piano politico e culturale. I suoi membri vivono quasi senza eccezione nelle grandi città, parlano inglese, e passando da un job all’altro a Berlino, Londra, Singapore, frequentano tutti gli stessi appartamenti, le stesse case, gli stessti ristoranti, gli stati negozi e le stesse scuole private. […] La conseguenza è che il legame fra questa nuova elite e la sua terra d’origine è debole. Questa gente si sente come cittadina del mondo in una società parallela. La pioggia che cade nelle loro terre d’origine non li bagna”.
Subito, i media hanno l’originale nel trovato il discorso di Hitler alle officine Siemens del 10 novembre 1933:
“Una piccola cricca internazionale sradicata che attizza l’odio tra i popoli e non vuole che vivano tranquillamente. E’ la gente che è a casa dovunque e in nessun luogo, che vivono oggi a Berlino e potrebbero vivere domani a Bruxelles, dopodomani a Parigi, poi a Praga, Vienna, Londra …A differenza del popolo che non può seguirla, perché il popolo è incatenato alla sua terra d’origine, è dipendente da quallo che può offrirgli il suo Stato la sua nazione. Il contadino è legato alla terra. L’operaio, alla sua fabbrica. Quando va male, dove può trovare meglio?”
Come si vede, anche la più ragionevole critica sociale alla superclasse globale (identica fra l’altro a quella espressa dal filosofo marxista Costanzo Preve) viene bollata di hitlerismo. Le Monde lancia subito l’allarme antifascista:
La hitlerizzazione dell’AfD – nati, ricordiamo, come partito eurocritico da quattro economisti, non da reduci delle trincee – procede spedita.
Il 9 ottobre, Le Monde segnalava che il co-presidente del nuovo partito, Alexander Gauland, in un suo discorso al Bundestag, ha ricopiato un discorso di Hitler del 1933.
Gauland ha detto: “Questa classe mondializzata siede nelle grandi imprese persenti sulla scena internazionale, nei media, nelle università, nelle ONG, nelle fondazioni, nei partiti e loro apparati, e poiché controlla l’informazione, dà il “La” sul piano politico e culturale. I suoi membri vivono quasi senza eccezione nelle grandi città, parlano inglese, e passando da un job all’altro a Berlino, Londra, Singapore, frequentano tutti gli stessi appartamenti, le stesse case, gli stessti ristoranti, gli stati negozi e le stesse scuole private. […] La conseguenza è che il legame fra questa nuova elite e la sua terra d’origine è debole. Questa gente si sente come cittadina del mondo in una società parallela. La pioggia che cade nelle loro terre d’origine non li bagna”.
Subito, i media hanno l’originale nel trovato il discorso di Hitler alle officine Siemens del 10 novembre 1933:
“Una piccola cricca internazionale sradicata che attizza l’odio tra i popoli e non vuole che vivano tranquillamente. E’ la gente che è a casa dovunque e in nessun luogo, che vivono oggi a Berlino e potrebbero vivere domani a Bruxelles, dopodomani a Parigi, poi a Praga, Vienna, Londra …A differenza del popolo che non può seguirla, perché il popolo è incatenato alla sua terra d’origine, è dipendente da quallo che può offrirgli il suo Stato la sua nazione. Il contadino è legato alla terra. L’operaio, alla sua fabbrica. Quando va male, dove può trovare meglio?”
Come si vede, anche la più ragionevole critica sociale alla superclasse globale (identica fra l’altro a quella espressa dal filosofo marxista Costanzo Preve) viene bollata di hitlerismo. Le Monde lancia subito l’allarme antifascista:
Allemagne : quand le coprésident de l’AfD paraphrase Hitler
Le dirigeant du parti d’extrême droite Alexander Gauland a utilisé dans une tribune une rhétorique comparable à un discours d’Adolf Hitler datant de 1933.
https://mobile.lemonde.fr/europe/article/2018/10/09/allemagne-quand-le-copresident-de-l-afd-paraphrase-hitler_5366993_3214.html
La volontà di diabolizzazione per procedere alla repressione è tale, che il giornale “autorevole” per eccellenza (e da sempre governativo anche sotto il fascismo), il Corriere, non esita a titolare in prima pagina una falsità propagandistica da togliere il fiato, meritevole di soppressione della testata:
E bisogna leggere su Dagospia (Dagospia!) la correzione e la rettifica di Alberto Bagnai
1. IL “CORRIERE” SBAGLIA IL TITOLO DI APERTURA: NON è VERO CHE NEL ’77 CI FOSSERO TANTI DISOCCUPATI COME ORA
Domenico Coiro
@superdomer
PRESTO! UN ECONOMISTA AL “CORRIERE”! IL QUOTIDIANO SBAGLIA IL TITOLO DI APERTURA: “TANTI DISOCCUPATI COME NEL ‘77” – MA ALL’EPOCA IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE ERA AL 7%, OGGI È AL 13% ! – SU TWITTER: “SCUSATE, ERRORE NOSTRO”
La prima pagina paragona i “bui anni Settanta” con la situazione attuale – L’economista Bagnai avvertiva già 6 mesi fa: “Una tecnica orwelliana, per riscrivere la storia e cambiare il futuro dei giovani: dare l’idea che quando l’Italia aveva autonomia monetaria e fiscale, le condizioni di vita dei suoi abitanti fossero disastrose (disoccupazione a due cifre, impoverimento ecc.). Non era così”…
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/presto-economista-corriere-quotidiano-sbaglia-titolo-74749.htm
Che dire? Che in nome della “bellezza e intelligenza” l’Establishment che gode i piaceri, le ricchezze e i poteri del sistema attuale, è pronto letteralmente a qualunque menzogna per mantenerli, “fino alle estreme conseguenze”. Un giornalismo che avrebbe fatto vergognare la Pravda ai tempi di Stalin, esibito senza vergogna.
Salus eurocratiae suprema lex esto
Un collega giornalista mi ha fatto notare che anche la RAI, dove di solito le vecchie volpi si adeguano ai nuovi padroni, stavolta no, continuano a fare come se questo governo non avesse alcuna legittimità, gli fanno la guerra, vedi il caso Riace . Altro sintomo pericolosissimo, che peraltro mostra quanto sia pretestuosamente folle l’equazione con nazionalsocialismo. Questo era un partito armato,composto di gente indurita sotto le tempeste d’acciaio della Grande Guerra e disciplinata alla violenza efficace. Qualcosa che nemmeno il più sfegatato seguace di Salvini o Di Maio ha mai lontanamente non dico vissuto, ma immaginato. Se questi fossero “i fascisti” o “nazisti” che la Sinistra e i berlusconiani si fingono come nemico , farebbero paura, e dunque le vecchie volpi della RAI, come dei ministeri, si adeguerebbero.
Allora diciamo qui che in questa fase della storia, i “nazisti” oppressori anti-democratici sono loro: quelli che in nome della democrazia e della “Libertà individuale” e del “liberalismo” si apprestano ad appendere per i piedi.
L’individualismo edonista li unisce. Contro la democrazia.
Non si ripeterà mai abbastanza che ciò che unisce “liberali e liberisti” coi progressisti oligarchici è una comune (per loro comoda) fallacia filosofica: l’idea che loro, come individui, esistano prima e prescindere dalla società in cui sono nati. E che quindi la società non abbia alcun diritto su di loro. L’espansione edonistica senza fine dei diritti individuali è ciò che unisce “liberisti capitalisti” e “sinistre radicali illuminate” , uniti nel mettere in scacco le condizioni della “libertà collettiva” che è la libertà democratica vera e per eccellenza, intesa come “capacità di autogoverno”.
Se loro fossero davvero individui, non saprebbero nemmeno parlare. Perché la lingua non l’hanno inventata loro, ma l’hanno ricevuta – come l’educazione, il sistema giuridico, il livello di civiltà in cui si trovano, le idee e persino le loro sbagliatissime – da quella cosa cui non riconosocno alcun diritto: la collettività formatasi nella storia, ciò che chiamiamo “il popolo”.
Il popolo “prima” della distinzione fra destra e sinistra, fra maggioranza e opposizione, il popolo che può parlarsi, discutere, dividersi ed unirsi perché ha ricevuto la lingua comune dai padri, oltre che l’istruzione e le provvidenze sociali che lo rendono relativamente “uguale” ai ricchissimi (e che loro i “democratici” ci vogliono togliere, dicendo che è “nazionalsocialismo)”
Come dice l’economista-filosofo Jacques Sapir:
“La libertà individuale non è mai costruita individualmente, perché siamo prima di tutto animali politici e sociali, e viviamo nella società (altrimenti saremmo morti). Ci possono essere individui liberi solo in una società libera.»
Dunque ne consegue questo:
«La sovranità definisce la libertà di decidere che caratterizza le comunità politiche che sono i popoli attraverso la struttura della Nazione e dello Stato.
«Questa dimenticanza della dimensione necessariamente sociale e collettiva della nostra libertà caratterizza il punto di vista “liberale”, un punto di vista che trascende le stesse divisioni “sinistra-destra”.»
Senza sovranità non c’è libertà. E se oggi la critica al sistema vigente sembra ricalcare quella di Hitler, il motivo è nella realtà socialmente intollerabile della Grande Recessione di oggi (2008-2018) ricalca quella della Grande Depressione 1929-39.
Anzi peggio, molto peggio:
“Perché 11 anni dopo la crisi del 1929 noi italiani avevamo un reddito superiore del 6% rispetto al momento dello scoppio della crisi. Mentre nel 2017 eravamo a -8% circa rispetto al 2008 (dati #bankitalia – ricavati da Fabio Dragoni).
Il nostro livello di vita è calato, l’uscita dalla crisi non è in vista, anzi si profila una immane ricaduta in una nuova recessione mondiale, perché il capitalismo terminale non ha voluto che giuste leggi correggessero i loro errori e mettessero un freno alla loro avidità anarchica e distruttiva. E noi non ci siamo ribellati ancora, e ci chiamano nazionalsocialisti? Ci vogliono appendere a Loreto, loro?
Fonte: QUI
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