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martedì 16 ottobre 2018

Incredibile a credersi, ma JP Morgan sostiene il Governo Italiano

di ROSANNA SPADINI

Ricordate la galassia dei banksters, quella dell’infame banca d’affari JP Morgan, che voleva «abolire la Costituzione» in Italia, perché nata dalla Resistenza e di stampo troppo socialista? Oppure ricordate le élites oligarchiche, sataniche e globaliste del gruppo Bilderberg?
I tempi sono cambiati. Mentre a settembre il premier Giuseppe Conte era in missione a New York per conto del dio populista, ed anche per assistere alla riunione dell’Assemblea Generale ONU, gli era capitato di pranzare con il presidente Donald Trump, e aveva avuto anche un incontro con Larry Fink, il Ceo di Blackrock, membro del famigerato Gruppo Bilderberg, mostro globalista, da sempre accusato di essere un famelico bulimico delle aziende italiane.





Le relazioni diplomatiche del premier hanno sortito eccellenti risultati, vista la sua soddisfazione espressa di recente su Facebook: «Steve Mnuchin, segretario al Tesoro Usa, ha dichiarato che l’Italia non rappresenta un fattore di rischio.


Stesso concetto lo ha espresso anche JP Morgan. In mezzo a tante voci che alimentano un dannoso allarmismo, queste invece confermano la solidità dei fondamentali dell’economia italiana». È un conforto comprensibile se gli yankees corrono in soccorso dei nostri titoli, potrebbero evitarci di fare la fine della Grecia.



Proprio JP Morgan, una garanzia dell’industria del risparmio gestito, con asset per 1.700 miliardi di dollari e un portafoglio obbligazionario da 484 miliardi. «I fondamentali dell’Italia restano buoni, nonostante l’incertezza politica. Per questo, per noi, l’impennata dello spread italiano rappresenta un’opportunità di investimento», dichiara Nick Gartside, capo della divisione reddito fisso e commodities, in un’intervista a Il Sole 24 Ore. «Le nostre strategie di investimento sono da sempre orientate dai fondamentali e dalla valutazione sul rapporto rischio/rendimento. Ad oggi crediamo che l’incertezza politica sia adeguatamente remunerata: per questo alcuni dei nostri fondi stanno aumentando l’esposizione in Btp. I problemi dell’Italia sono ben noti ma non si possono trascurare i punti di forza come il surplus della bilancia commerciale e l’avanzo primario.»

Intanto l’esecutivo non intende modificare la stima di crescita per il 2019 all’1,5%, nonostante i rilievi critici di Upb, Fmi, Bankitalia e Commissione europea (manca solo Moby Dick). La manovra espansiva dovrebbe garantire infatti una spinta pari allo 0,6% del Pil, e l’intento è quello di potenziare al massimo tutte le misure per sostenere crescita e occupazione.

Ma c’era già stata un’anteprima a giugno, quando a governo appena insediato, alcune esternazioni di Borghi avevano destato scalpore tra i mercati, già allora infatti vi fu una massiccia iniezione di acquisti da parte di fondi e banche americane, tra cui proprio Blackrock e JP Morgan.

Segnale soprattutto politico, molti dei loro manager sono vicini al mondo repubblicano, lo stesso Jamie Dimon, Ceo di JP Morgan, aveva sfiorato il ministero del Tesoro di Trump, nonostante le reciproche rivalità tra i due soggetti. L’Italia euroscettica comunque appare a Washington come un’ottima opportunità per corrodere la compattezza dell’UE e per colpire la Germania, rea di aver accumulato con l’euro un surplus che non ha eguali nel mondo.

I «bad, very bad Germans», come li chiama Trump, dovranno pagarla cara per tutto ciò. Al summit della Nato a luglio, Trump aveva dato il calcio d’inizio con una rabbiosa indignazione proprio sulla Germania, secondo lui un posto terribile per viverci, invasa da migranti violenti e criminali che molestano le donne, una nazione schiavizzata dai russi, contrabbandieri e maneggioni di gas. I tedeschi insomma, brutti e cattivi perché governano da scriteriati, senza vergognarsi del loro eccessivo surplus, superiore addirittura a quello della Cina, per la vendita pazza di troppe Mercedes.

È vero che ci sono cose discutibili sul vivere in Germania – nessun oceano per miglia e insalate con carne di salsiccia affogata in un condimento nauseabondo – ma forse non erano queste le sgradevolezze cui alludeva Donald, quanto il fatto che il gasdotto Nord Stream2, un progetto da $ 11 miliardi, ha collegato direttamente la Germania con la Russia, aumentando la dipendenza dell’Europa dal gas russo.

Quindi mentre tutta Europa appare scandalizzata per gli azzardi italiani sul deficit, dove gli oligarchi Moscovici e Juncker fanno a gara ad esternare i loro slogan allarmistici contro gli eccessi giallo/verdi, irresponsabili posizioni di chi non vorrebbe rispettare le regole, per fortuna da oltreoceano arrivano i nostri, pronti ad esorcizzare i peccati mortali dello spread, con appositi rituali liturgici di banchieri e investitori.

Anche il neo ambasciatore americano a Roma Lewis Eisemberg, finanziere newyorkese e amico personale di Trump, nonché abile regista della raccolta fondi per la sua campagna presidenziale, si è sperticato in lodi per l’esecutivo italiano: «È la quintessenza della democrazia in azione», ha affermato di recente, dopo che il Corsera aveva dato rivelato in estate che Trump «avrebbe offerto all’Italia un aiuto Usa per il finanziamento del debito pubblico per il prossimo anno», visto che nel 2019 l’Italia dovrà riuscire a piazzare sul mercato titoli per ben 400 miliardi di euro.

Un bel contributo, visto i tempi che corrono, ma cosa avrà voluto in cambio Trump? Forse Tap, F-35, spese per la difesa, meno esportazioni italiane e più importazioni Usa?

Insomma anche se la Bce ha fatto sapere che in caso di crisi di liquidità avrebbe chiuso i rubinetti per l’Italia, come successe in Grecia, scatenando il panico tra i cittadini e preparando il ritorno delle politiche di austerity, stavolta però il bazooka di Draghi dovrà scontrarsi con quelli dei famigerati banksters, pronti a sterilizzare la salita dello spread.

Non c’è altro rimedio, viviamo nel tempo del capitalismo finanziario, e una parte del sistema sta remando contro per prendere la maggioranza nel Parlamento europeo e nella Commissione (a questo è servita l’alleanza Salvini Orban). Per distruggere l’UE? No per riformarla, perché ora i sovranisti puri e duri hanno dismesso il solito slogan “l’UE è iriformabile”, ora si limitano a dire: “Non vogliamo uscire dall’euro, vogliamo solo che l’UE diventi più giusta ed equilibrata, per il benessere dei popoli”. Proprio quello che dicevano quei faciloni dei 5Stelle. Ma chissà che qualcuno nel frattempo ci perda gusto e non decida di uscire per primo, lasciando tutti gli altri con il cerino in mano, così li si può accusare di aver appiccato l’incendio.

E’ solo un primo passo verso l’inferno, ma intanto la guerra è iniziata.


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