Quando vi dicono che la Grecia è uscita dalla crisi tornando, grazie all’austerità, a collocare sul mercato i suoi Titoli di Stato, la verità è questa:
1) Il governo Tsipras ha messo la finanza pubblica (i conti) in ordine massacrando cittadini e imprese, cioè tagliando in misura inaccettabile le voci di spesa pubblica più sensibili (sanità, pensioni etc);
2) per l’effetto, i mercati sono garantiti dai conti in ordine e il governo non deve pagare interessi molto alti per collocare i suoi titoli di stato sul mercato primario;
3) nel frattempo, per finanziarsi, avendo perso sovranità monetaria, il governo ha fatto ricorso ai prestiti del Fondo Monetario Internazionale, della Bce e della Ue (vi dice qualcosa il Mes, Meccanismo Europeo di Stabilità?), garantiti dagli asset pubblici (beni artistici, porti, aeroporti, in gran parte finiti in mano tedesca).
Per comprendere ancor meglio la situazione, vi ricordate come fa uno Stato privo di sovranità monetaria a reperire la moneta? Deve andarsela a cercare. Come?
1) chiedendola in prestito ai mercati dei capitali privati, quindi a banche private, assicurazioni etc, che applicano tassi di interesse commisurati all’affidabilità della finanza pubblica di ciascuno Stato a poterla “restituire”. In pratica lo Stato colloca mensilmente i propri Titoli di Stato sul mercato primario, cioè quelli battuti ogni mese dal Tesoro (così incamera la moneta), ed è quindi il mercato a decidere i tassi di interesse: più i conti dello Stato sono in ordine (cioè tagli selvaggi alla sanità, alle pensioni, all’istruzione, alla giustizia etc…) e più i tassi di interesse saranno bassi; più lo Stato aiuta cittadini e imprese (quindi spende a deficit) e più i tassi di interesse saranno alti;
2) andandola ad estorcere a cittadini e imprese attraverso l’aumento delle tasse, l’inasprimento dei sistemi di accertamento fiscale e i tagli selvaggi alle voci di spesa pubblica più sensibili come sanità e pensioni;
3) favorendo l’ingresso di capitali esteri attraverso gli investimenti stranieri e le esportazioni. Riguardo queste ultime, in termini di competitività – non potendo più intervenire sul cambio (cioè non potendo più svalutare la moneta visto che l’euro è un accordo di cambi fissi) -, siamo costretti ad intervenire sul lavoro attraverso la contrazione dei salari e dei diritti fondamentali (svalutazione del lavoro), e medesimo discorso dicasi per attirare gli investimenti esteri: chi intende investire nel nostro Paese non vuole trovarsi “irritanti commerciali” che gli impediscano la realizzazione del massimo profitto, cioè deve poter gestire il capitale investito senza dover fare i conti tutti i giorni con i diritti fondamentali che, nella sostanza, costituiscono un intralcio alla realizzazione del massimo profitto. Diversamente, troverà convenienza ad investire in altri Paesi con legislazioni maggiormente flessibili in materia di lavoro.
Ora mettete insieme i pezzi del puzzle e arriverete a capire, da soli, cosa sta accadendo veramente in Grecia.
Ma in Tv e sui giornaloni nazionali vi diranno (anzi, vi stanno già dicendo) che la Grecia è uscita dalla crisi grazie all’austerità, proponendovi a reti unificate la sinfonia che “più Europa” fa bene.
Tutto questo deve farci riflettere. Attenzione alla bozza franco-tedesca sulla riforma dell’eurozona. Macron e Merkel vogliono introdurre un Fondo Monetario Europeo (sostituendolo al Mes) che intervenga come paracadute in caso di crisi del debito degli Stati più a rischio, cioè col debito pubblico più alto. In cambio, gli Stati che ne facessero ricorso dovranno dare in garanzia gli asset pubblici, cioè i “gioielli di famiglia”, il tesoro nazionale.
In Grecia tutto questo è già avvenuto.
Di fronte alla proposta franco-tedesca il governo italiano deve opporsi e, se l’asse Macron-Merkel dovesse insistere, Conte deve porre il veto.
fonte: Scenari Economici
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