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domenica 3 giugno 2018

Habemus Contem !!

di ROSANNA SPADINI

Il governo giallo/verde si è fatto, habemus Contem! Dopo la saga degli 88 giorni di relazioni schizofreniche, fughe in avanti alla ricerca di nuove elezioni, minacce di impeachment e congiure del sottoscala per far saltare il tutto, finalmente si è giunti all’affermazione del «governo del cambiamento».




Avremo tempo per giudicare il governo Conte, per ora ci basti sapere che è sostenuto da percentuali precise, M5S al 32,5% e Lega al 17.5%, ma è anche l’esito evidente di un compromesso fra due politiche e culture diverse, spesso opposte, che però in questo caso hanno deciso di condividere alcuni obiettivi realizzabili a breve.

La tenuta di lungo termine potrà esserci solo se garantita dalla volontà di portare a buon fine le promesse elettorali, che sono veramente tante, alle volte anche velleitarie, talune a costo zero, altre senza copertura, ma comunque attese da decenni.



Ci sono valori propri di battaglie del M5S, quali corruzione, mafia, manette agli evasori, conflitti d’interessi, acqua pubblica, Tav, green economy, vitalizi e altri tagli alla casta, Buona Scuola, RdC, salario minimo. Altri invece propri della nuova Lega sovranista, quali flat tax, stato di polizia, forze dell’ordine armate di Taser, 500mila rimpatri di clandestini, minibot. Ed altri principi che appartengono ad entrambe le forze: lavoro, revisione legge Fornero, investimenti pubblici, rinegoziazione dei trattati europei, tutela dell’agricoltura.

Ormai stendiamo un velo pietoso sull’ennesimo oltraggio ai valori costituzionali commesso da parte di un presidente che si dovrebbe comportare come il garante della Costituzione, e che invece ha posto un veto al ministro Savona per un reato d’opinione, espresso in un libro da un signore ottantenne che è stimato a livello internazionale, con un CV di tutto rispetto e che ha detto di non aver alcuna intenzione di uscire dall’euro, ma di voler trattare migliori condizioni per l’Italia, sempre restando nell’Unione Europea.

Mattarella si è poi giustificato dicendo che voleva garantire i risparmi degli italiani, sorvolando sul fatto che dall’ingresso nella moneta unica quei risparmi hanno perso buona parte del loro potere d’acquisto (per tacere del tragico bail in), e sul fatto che il sistema euro ha strozzato l’economia italiana e la sta riducendo ad economia da terzo mondo, con aziende che falliscono o delocalizzano, giovani che cercano lavoro all’estero, povertà in continuo aumento.


Il Presidente non si è reso conto di aver dimostrato a tutta l’Europa che nessun movimento politico, o coalizione di partiti, potrà mai prendere il potere se sfida l’ortodossia dell’Unione Monetaria. Senza rendersene conto, ha inquadrato gli eventi come se fossero una battaglia tra il popolo italiano e un’eterna casta fedele ad interessi stranieri, facendo indirettamente il gioco degli «ingenui grillini» e dei «nazionalisti antieuro» della Lega.

Comunque inizialmente a questo governo non ci aveva creduto nemmeno Salvini, che ha tentato una fuga in avanti, impuntandosi sul nome di Savona e facendo saltare il tavolo. Bastava sostituire il ministro con un’altra figura di riferimento, per poi magari riaggiustare la mira in un rimpasto successivo. Salvini ha fatto il furbastro, ha tentato di prendere tempo perché i sondaggi lo davano in forte ascesa, su percentuali del 25/27%, quindi le nuove previste elezioni gli sarebbero tornate utili per vincere la partita con tutto il Cdx.


Però ha fatto i conti senza l’oste, infatti i social si sono violentemente ribellati, e la protesta ha inondato il web… «O fate il governo o non vi votiamo più». Il vento è immediatamente cambiato sui profili online del leader leghista, sommerso da cuoricini e manifestazioni d’affetto fino a qualche giorno prima, e poi prontamente allertato che se fosse tornato sui suoi passi, abbandonando il governo giallo/verde, allora avrebbe perso numerosi consensi.

I neoleghisti attuali, potenziali elettori 5s, sono tutt’altro che stupidi o sprovveduti come i vecchi «celoduristi», e molti hanno votato Lega perché credevano nell’accordo con il MoV, scartato perché ritenuto troppo ambiguo e attendista, ma di fronte all’ambiguità di Salvini, che sembrava ripensarci, si sono riversati in massa sui social (anche sulla pagina di Borghi) e hanno rovesciato badilate di aspre critiche e minacce di voto agli avversari. Infatti la minaccia di voltare le spalle al partito è stata la più frequente.


La base leghista gli ha mandato un aut aut: o ti impegni a far nascere questo governo o non avrai più il mio voto. Così, mentre il leader del Carroccio lanciava l’appello alla raccolta firme per proporre l’elezione diretta del presidente della Repubblica, in molti hanno manifestato le proprie perplessità. Anche fra loro si era diffuso il sospetto che i tanti veti di Matteo fossero in realtà un modo per tornare al voto a tutti i costi e incassare un bottino di consensi ancora più ricco della precedente tornata, per poi fare un governo con il Cdx, e potenziare il proprio potere personale.

Il che dimostra che l’elettorato sta diventando sempre più cosciente dei propri diritti, insofferente delle tattiche opportunistiche e non più disposto a votare forze politiche incoerenti, anzi al contrario sembra non voler più rinunciare alla pretesa le promesse elettorali vengano rispettate.


Poi escono i dati di Euromedia e Piepoli su Porta a Porta, che mostrano uno scenario inedito, tanto che se si andasse al voto oggi, il centrodestra potrebbe avere la maggioranza assoluta alla Camera, ma se il M5S decidesse di fare un listone unico schizzerebbe oltre il 40%. Una rilevazione che conferma le tendenze registrate da altri istituti, in particolare per la Lega, e smentisce (Euromedia) un calo brusco dei 5S. Il trend, confermato dai direttori dei due istituti Alessandra Ghisleri e Nicola Piepoli, è quello di una polarizzazione del voto verso i due schieramenti principali, Cdx e M5S.

Tutto insieme il centrodestra oscillerebbe oggi tra il 40,4% e il 41,5%, una percentuale che secondo la Ghisleri avvicinerebbe molto la coalizione alla maggioranza in Parlamento, mentre la quota di sicurezza per avere i seggi sufficienti sia alla Camera che al Senato sarebbe fissata al 43%.

Il M5S resterebbe il primo partito, ma qui i due istituti demoscopici si dividono: per Euromedia sarebbe in salita al 33,7 con un sensibile aumento dell’1%, mentre Piepoli segnala un calo rispetto al 4 marzo.

Resta la crisi nera di tutto il centrosinistra, dal Pd a Liberi e Uguali. Per Euromedia i dem accusano un tonfo di quasi 2 punti percentuali. Segno #meno anche per tutti gli alleati: Bonino, Verdi, socialisti, centristi e via dicendo. Il centrosinistra tutto insieme non andrebbe oltre una forbice tra il 20/22,5%, che sarebbe migliorata di poco dall’eventuale contributo di Liberi e Uguali, in depressione, stimati addirittura tra l’1,5 e il 2%.


Se poi per caso il Cdx facesse il listone unico, che comprenda un simbolo solo per Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ne uscirebbe svantaggiato non di poco perché non supererebbe il 37,6% (Euromedia) o addirittura il 35% (Piepoli), contro il 40-42% stimato con i tre partiti in corsa autonoma. Inoltre questo scenario provocherebbe una polarizzazione del voto, che spingerebbe gli anti-destra a scegliere il M5S, così il MoV potrebbe sfondare quota 40, fino al 43 (Euromedia). Con lo stritolamento conseguente del Pd, impalato tra il 15% e il 20%. E’ la riprova, spiega la Ghisleri, di un effetto trascinamento soprattutto dai partiti più piccoli della sinistra verso il M5S per contrastare il Cdx.


No euro? Sì euro? L’ultimo quesito poi sgombra il campo del dibattito di questi giorni sulla permanenza o meno dell’Italia nell’Eurozona. La grande maggioranza degli intervistati sostiene il mantenimento della valuta unica: il sì è al 60% per Euromedia, al 72% per Piepoli.

Al che Salvini interrompe ogni strategia deliro alternativa e vola a Roma, visto che la politica oggi si fa con i sondaggi alla mano. Il resto lo conoscete. Alla fine è nato questo governo di compromesso, dipinto dai giornalai nazionali come un governo fascista. Ma se Salvini riuscirà a contenere le sue pulsioni xenofobe da sceriffo del far west, soprattutto contro i migranti, che dovrebbero essere rispediti al mittente senza alcuna violazione dei diritti umani, allora potrebbe uscirne anche un buon governo.


Tomaso Montanari, storico dell’arte, professore universitario, editorialista e blogger, dice che «La notte sarà lunga e sarà nera» … «Nel Paese della commedia dell’arte il governo Conte nasce come una farsa, una pochade».

«Un governo del paradosso: con i due vicecapi che comandano il capo. Anzi: con un vicecapo che è il vero capo, e tiene gli altri due al guinzaglio». Il che non mi sembra giusto, perché il numero degli uomini in quota 5S sarebbero nella proporzione di 10 a 8.

Ma tutto ciò ha un’origine ben precisa, l’omologazione dei partiti tradizionali in un’unica accozzaglia progettuale e politica, che si adegua ai diktat del neoliberismo finanziario.

Insomma il parto è stato laborioso, ma ormai è nato, e subito ha destato grande preoccupazione presso l’establishment, sia italiano che europeo, perché apre scenari euroscettici mai apparsi sulla scena istituzionale di nessun stato membro dell’Eurozona. Mentre parecchi gufi allarmati hanno iniziato a gufare le loro banalissime litanie, il presidente Mattarella si è risvegliato dal limbo ovattato in cui soleva dimorare per fissare alcuni punti fermi, dai quali i due monelli vincenti non dovrebbero però scostarsi troppo. Cambiato Savona con Tria, vedremo se il rischio è veramente scongiurato.

Ma oggi è la #FestadellaRepubblica e finalmente abbiamo un governo che difenderà l’Italia e gli italiani contro lo strapotere delle multinazionali che governano l’Europa, contro l’austerity che ci ha ridotto in miseria, contro i trattati europei che nessuno ha votato e ci sono stati imposti dal nord Europa, che si è arricchito a nostre spese. Speriamo sia l’inizio della fine del IV Reich finanziario della Germania.

#Viva l’Italia #Viva gli #Italiani !!

«Una coda di fierone e una zampa di leone,

l’agave in un vasetto e il manico d’un orcetto,

un cornetto di corallo ed un ferro di cavallo.

Piantata con gli spilli la civetta e la bocca

Per lo scongiuro sempre aperta.»


(da Malocchio, fatture e controfatture)

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