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venerdì 15 giugno 2018

Solo così questo Governo può vincere la partita con l'U.E.

di Marco Della Luna

Il governo Salvini-Di Maio rischia di essere mitragliato se resta a metà del guado.

Gli interessi economici che stanno dietro UE ed BCE già si muovono per denigrare, delegittimare e sgambettare il nuovo governo, nato dalla resistenza al loro potere e alle loro pratiche. Cercheranno di coglierlo in fallo, di tendergli agguati, di dividerlo comprandone parti, e di farlo cadere, così da procedere a completare la sottrazione dell’autonomia politica e delle risorse economiche delle nazioni, iniziando con quelle più vulnerabili e incravattabili, come l’Italia.




Perciò questo governo può vincere la partita solo se attaccherà per primo – se, cioè, dopo la fase di insediamento, metterà a nudo e delegittimerà quegli stessi interessi, screditando moralmente i loro portavoce, prima di essere screditato e fatto fuori da essi, rovesciando il loro tavolo.


Quindi deve smettere di fare l’europeista benpensante, sostituire i corpi estranei al suo interno, e cantar chiara la verità a quella gente che dovrà sostenere il contrattacco dei “mercati” (della BCE, dell’Eurogruppo, del rating…).

Dovrà anche lavorare – assieme agli altri governi “populisti” e agli USA – non a riformare un ordinamento eurocratico (UE, Euro) che non è riformabile perché è nato proprio per quello che sta facendo, e neppure a prepararsi per uscire da esso unilateralmente – cosa che sarebbe devastante – ma invece a farlo crollare, così da liberarsene tutti, per ritrovare la libertà politica, il diritto dei cittadini a un voto effettivo, e usarla per costruire un’Europa diversa (se possibile), cioè per le nazioni e non per gli usurai e per gli autocrati irresponsabili.

E bisogna che il governo si ritiri dal Trattato di Velsen, per prevenire che, in caso di caduta del Gxoverno e di sommosse popolari più o meno spontanee, ci arrivi la polizia militare antisommossa Eurogendfor a reprimere e a instaurare la dittatura degli usurai stranieri.

Se Lega e Stelle indugeranno invece a metà del guado senza spiegare chiaramente ciò che è l’Unione Europea, che interessi serve e che scopo ha, fingendo che essa sia rinegoziabile e riformabile, che possa diventare “democratica” anziché autocratica, allora quei medesimi interessi li faranno fuori con attacchi mediatici, giudiziari e finanziari – come hanno fatto fuori tutti coloro che cercarono di portare avanti una politica di interesse nazionale italiano: Mattei, Moro, Craxi.

La loro chance – ripeto – sta nel delegittimare prima di essere delegittimate e poi rottamate. Se continueranno a lungo a fare i moderati per farsi accettare, sono fritti. O attaccano l’UE e l’Euro, e fanno la storia; oppure si allineano per le poltrone.

Scoprire i giochi significa iniziare a spiegare l’opinione pubblica quello a cui L’Europa è servita – ad esempio raccontando, come ha fatto D’Alema, che la Banca Centrale Europea prestava i soldi allo 0,75% ai banchieri francesi e tedeschi i quali a loro volta usavano quel denaro per comprare i titoli del debito pubblico greco che pagavano il 15% di interesse virgola e con rompevano i governanti greci affinché facessero debito pubblico anche per comprare prodotti tedeschi come le navi da guerra, e poi quando la Grecia non ce l’ha più fatta a pagare gli interessi usurari, l’Unione Europea ha imposto all’Italia e ad altri paesi di prestare soldi alla Grecia a un tasso inferiore a quello a cui li prendevano prestito – ma non per aiutare la Grecia ma per far realizzare ai predetti banchieri i loro incassi usurari, anziché arrestarli (modelli analoghi sono stati applicati a Spagna, Portogallo, Irlanda). Questo è quello che ha fatto innanzitutto Monti tassando i beni immobili e facendone crollare il valore di circa un terzo, cioè di circa 2000 miliardi, che sono stati distrutti come patrimonio nazionale; e per far questo egli era stato messo a Palazzo Chigi e nominato senatore a vita.

Bisogna far capire alla gente che l’UE è una costruzione progettata e realizzata dagli usurai per eseguire una usura radicale fino al totale svuotamento dei risparmi e degli assets dei paesi sottomessi. Per questo non è riformabile e non ha senso negoziare per riformarla, se non forse al fine di far emergere più visibilmente la sua non riformabilità.
Credo che gli ultimi avvenimenti abbiano predisposto l’opinione pubblica a capire. La vicenda di Mattarella che, sotto pressione comunitaria e della BCE impedì un governo voluto della maggioranza del Paese perché chiaramente euroscettico e includente il professor Savona, ha fatto percepire come, riforma dopo riforma, senza che fosse dichiarato, il Paese è stato portato a una degradata condizione di dipendenza e sottomissione a interessi esterni tale da impedirgli di uscire dalla rotta prestabilita e da vanificare quindi la volontà del suo elettorato.

Il governo Lega 5 Stelle è nato quindi nel compromesso e nella ambiguità, ossia da un lato critico e riformatore verso l’euro e l’UE, e dell’altro lato dichiarando, anche nel discorso di Conte alle Camere, di voler restare in ambedue, imbrigliato da un ministro degli Esteri e uno delle Finanze ossequienti all’europeismo, e senza chiarire il punto fondamentale, ovvero che cosa farà, che contromisure adotterà in concreto, qualora i partners europei egemoni rifiutino di rinegoziare i trattati a cominciare da quelli sull’euro e sui migranti. Se si va a trattative senza prospettare contromisure in caso di indisponibilità della controparte, non si ottiene un fico secco perché non si ha potere di contrattazione.

Lega e Stelle non hanno per il momento spiegato agli italiani che la situazione di sudditanza e squilibrio a danno dell’Italia, che vogliono cambiare rinegoziando i trattati comunitari, non si è creata per errore o per accidente bensì è stata creata deliberatamente e programmaticamente da precisi interessi secondo un itinerario prestabilito molto tempo fa, sicché cambiare le regole che non vanno bene richiede o richiederebbe di battere quegli interessi, e per batterli bisogna avere una forza maggiore di quella dei portatori di questi interessi. Dov’è questa forza? Può venire solo da un’operazione di smascheramento del progetto eurocratico, che si colleghi a una ribellione concertata col gruppo di Visegrad, con l’Austria, con gli USA, diretta ad abbattere l’UE e l’Euro, sostituendoli con un ordinamento completamente diverso e non in mano a speculatori e nuovi kapò franco-tedeschi. Chiamiamoli “makrò”.

A un livello più profondo e generale, la nuova maggioranza sta lasciando inespressa, non comunicata, non proposta al dibattito pubblico, la dinamica di fondo, in cui si colloca anche l’insieme delle caratteristiche nocive della costruzione comunitaria: essa non ha ancora detto alla gente che, semplicemente, le cose che non vanno bene non sono venute in essere perché le hanno volute i tedeschi oppure una lobby di banchieri internazionali oppure di tecnocrati a Bruxelles, bensì perché esse servono e corrispondono all’interesse del capitale finanziario internazionale che guida i processi di riforma e che, per massimizzare il proprio potere e per conformare il mondo e le società e le loro comprensioni della realtà ai propri interessi, ha bisogno precisamente di questo, ossia di creare una dipendenza unilaterale della politica e delle nazioni e delle singole persone (togliendo loro le scelte politiche e lasciando esistere un simulacro di democrazia solo finché rimane nei binari voluti dal capitale) dal cartello bancario privato che produce e concede moneta e credito. E lo ha creato togliendo agli Stati la Sovranità monetaria e sottoponendoli alla pressione irresistibile del rating del loro debito pubblico.

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