di Marco Fontana
Il Centro Studi della Cgia di Mestre fa sapere che artigiani e piccoli commercianti sono in ginocchio. Ma come è possibile? Eppure il governo e i giornali europeisti ci dicono che l’economia italiana va gonfie vele!
Il ministro dell’Economia Padoan afferma: I dati sulla fiducia sono molto positivi. Incoraggiano a proseguire nella strada intrapresa e a rendere strutturale la ripresa dell’economia.
Lo ribadisce con sicurezza il sottosegretario alla Presidenza, Maria Elena Boschi: Le riforme dei Millegiorni e le misure del governo funzionano. Ridiamo slancio al futuro dell’Italia.
Lo conferma il Foglio attraverso la penna di Cerasa: I dati su export e produzione industriale ci dicono che i paesi ripartono seguendo l’agenda Draghi, non quella Camusso (…) Rispetto all’estate del 2016 l’Italia ha qualche certezza in più e qualche bolla in meno con cui fare i conti. Investire sulla globalizzazione, archiviando dunque la retorica vuota del protezionismo economico, non è più un rischio politico, ma è una necessità cruciale per far crescere un paese e sgonfiare la bolla del sovranismo protezionista. Investire sui benefici prodotti dall’euro, archiviando dunque la retorica vuota e inutile del “è tutta colpa dell’Europa”, non è più un azzardo morale, ma è una necessità cruciale per far muovere un paese e sgonfiare la bolla del sovranismo monetario.
Alle frasi a effetto e agli slogan globalisti risponde la Cgia di Mestre, un istituto che di sicuro non appartiene a un partito “populista” o “sovranista”, ma che è riconosciuto da tutti come una fonte autorevole di dati. Il suo Centro Studi fa sapere che artigiani e piccoli commercianti sono in ginocchio. Ma come è possibile? Eppure il governo e i giornali europeisti ci dicono che l’economia italiana va gonfie vele! E invece negli ultimi 8 anni sono morte 158mila imprese tra botteghe artigiane e negozi di vicinato e di conseguenza hanno perso il lavoro circa 400mila persone.
E la Cgia stessa rincara la dose: La caduta purtroppo è continuata anche negli ultimi 12 mesi: tra il giugno di quest’anno e quello del 2016 il numero delle imprese attive nell’artigianato e nel commercio al dettaglio é sceso di 25.604 unità.
Di fronte a questi numeri sarebbe opportuno ridurre il tono trionfalistico delle veline stampa e rimboccarsi le maniche per salvare il salvabile. La tendenza invece è quella di mostrare solo i dati positivi ogni qual volta essi si presentano e passare sotto silenzio quelli sgraditi. Perciò non leggerete né in edicola né in rete i commenti dei partiti di governo sui dati resi pubblici dalla Cgia. Per i loro esponenti è meglio evitare di dare spiegazioni ai 400mila italiani rimasti senza stipendio. Chissà quale favola antisovranista racconterebbe loro il direttore del Foglio, chissà con quali slogan europeisti consiglierebbe loro di pagare le bollette. Non ci vuole un Nobel per comprendere che la ripresa appena sfiorata dall’Italia è in realtà una ripresa di riflesso, anzi la si potrebbe definire un “rimbalzo tecnico” dovuto ad anni di crollo costante.
Questa visione è supportata dal governatore della Banca d’Italia Visco: La ripresa c’è, ma attenzione è congiunturale e non strutturale e perché diventi stabile occorre proseguire lungo la linea che è già in atto, cioè riforme e innovazione in grado di far crescere le imprese e metterle in condizione di competere a livello globale.
Sarebbe comunque da chiarire se le riforme di cui parla Visco sono quelle volute dalla Troika, cioè aumento della tassazione sulle abitazioni e sugli esercizi commerciali, aumento dell’età pensionabile, e magari introduzione di una patrimoniale. Se fossero queste le ricette, allora suggeriamo al governatore di confrontarsi al più presto con la Cgia di Mestre, la quale inserisce tra le principali cause della chiusura di aziende artigiane e negozi di vicinato proprio l’aumento delle tasse, la burocrazia elefantiaca, la mancanza di credito e l’impennata del costo degli affitti. Quindi la cura europea ed europeista costituirebbe per l’Italia la dose finale di veleno. Ma il bluff delle dichiarazioni positive regge ancora! Il governo confeziona i dati ad arte e li dà in pasto a un’opinione pubblica probabilmente intontina e distratta dai molti altri problemi urgenti. La piccola ripresa occupazionale che esiste solo per pochi fortunati non potrà nascondere ancora a lungo i dati dell’Istat sulla povertà in continuo peggioramento. Lo stato di salute dello Stivale va come sempre a rimorchio delle grandi economie continentali: il peso delle politiche nazionali è prossimo allo zero e quasi sempre di natura estemporanea e non strutturale. Quando ci si deciderà a giocare a carte scoperte senza preoccuparsi della prossima tornata elettorale e occupandosi una volta per tutte dei problemi degli italiani?
Fonte: Sputnik
Nessun commento:
Posta un commento