Bce, Banca d’Italia e Quirinale premono sul premier incaricato perché vi sia continuità nelle politiche di austerità. Di nuovo, cambiare tutto perché nulla cambi. E se Renzi, invece di prendere a modello Tony Blair, provasse con Roosevelt? E' infatti di discontinuità che avrebbe bisogno l’Italia. Per rottamare le false "Tavole della legge" neoliberiste.
di Lelio Demichelis
E mentre il resto del mondo (America in primo luogo) ha da tempo capito che vincoli siffatti – come appunto quelli che l’Europa si è data: deficit statale non superiore al 3% del pil, debito pubblico non superiore al 60% sempre del pil, vincolo del pareggio di bilancio – sono pure fantasie economiche, pure astrazioni matematiche senza alcun legame con la logica (anche quella economica) e la realtà, quindi assurde e surreali – e surreali e insieme catastrofiche perché applicate nonostante la loro assurdità – l’Europa continua a invocare continuitànelle politiche economiche.
A Matteo Renzi l’hanno chiesta la Bce, la Banca d’Italia, i mercati ovviamente; ma anche (o soprattutto?) il Presidente Napolitano, che sembra avere già dimenticato quanto aveva detto, con forza e determinazione, agli inizi di febbraio al Parlamento europeo, e cioè basta austerità: «La sfiducia risiede nel peggioramento delle condizioni di vita nella maggior parte dell’Ue e nell’Eurozona. Il dato emblematico è l’aumento della disoccupazione e l’impennata di quella giovanile, quindi appare naturale che il tema della svolta abbia assunto una principale importanza. (…) Si ritiene che una politica di austerità a ogni costo non regga più». Pur aggiungendo che l’austerità comunque «era servita per il riequilibrio dei conti pubblici e non si poteva sfuggire a una disciplina di bilancio rimasta carente dopo l’introduzione della moneta unica».
Continuità. Ovvero cambiare tutto (governo, ministri, con contorno di molte retoriche sul nuovo, promettendo la rottamazione del passato e dei vecchi politici), perché nulla cambi e soprattutto non cambi la politica economica dell’Italia, il rispetto del vincolo del 3%, eccetera. Altrimenti Dio – Napolitano, Visco, Draghi e Barroso – sgriderà l’Italia. Quello che pure riusciva a dire il pretedi Altan – compiendo un incredibile atto di coraggio personale e intellettuale (appunto: provare a ragionare pur dentro ad una struttura chiusa come una Chiesa); quello che, molto meglio e più coerentemente da tempo fanno iradicalmente democratici (appunto, ragionare e oggi cercare di uscire dallenebbie di oppio che la religione capitalista (il nuovo oppio dei popoli) omai diffonde, anche se con densità diverse, sull’intero pianeta), non riescono a farlo coloro che continuano a credere nel dio-mercato. Appunto, l’altro prete di Altan.
Eppure, anche come laici e illuministi, sapremmo (lo promettiamo) esserecristianamente misericordiosi nei loro confronti; potremmo anche perdonarli se solo ammettessero gli errori commessi e dicessero, ma pubblicamente e a voce alta: scusateci, ci siamo sbagliati. Non solo, abbiamo sbagliato e abbiamo perseverato diabolicamente nell’errore. E per questo ci auto-esiliamo dalla polis, che pure abbiamo prima conquistato e poi distrutto in nome dei nostri errori. Ci auto-esiliamo per ignominia intellettuale e per vergogna morale e per evitare che la nostra sola presenza, l’ideologia che ci accompagna, la nostra nichilistica ostinazione possano indurvi nuovamente in errore o in tentazione. E invece, no. E piuttosto ribadiscono la volontà di esserci sempre e comunque, reiterano la loroindispensabilità, sapendo che tutto cambierà per finta (Renzi al posto di Letta) e che quindi nulla muterà davvero. Perché questo è il loro obiettivo: che il capitalismo sia sempre, ovunque e per sempre. Disposti a cambiare qualcosa (la forma, l’apparenza), perché nulla cambi (la sostanza del capitalismo).
Renzi è stato abile e veloce nel rottamare Letta e il suo governo, ma non riesce arottamare il neoliberismo e le politiche europee di austerità. Magari vorrebbe provarci, anche se lo fa tanto timidamente da non crederci forse davvero neppure lui; e così subendo la tutela (ancora!) di Napolitano e di questa Europa sempre più nichilista e sempre più surreale. E se invece di prendere a modello Tony Blair provasse con Roosevelt?
Perché è appunto la continuità – parola-mantra del neoliberismo europeo – a rappresentare la sublimazione perfetta del gattopardismo. Ad essere (parafrasando von Clausewitz) la continuazione del gattopardismo in altra formae con altri mezzi. Un gattopardismo che da pratica negativa e moralmente esecrabile e quindi da condannare è divenuto oggi pratica virtuosa, normale, perfino normata a livello continentale e globale. Renzi ha paura di violare il vincolo dell’obbligo di pareggio di bilancio scritto nel nuovo articolo 81 della Costituzione? Ha paura di sfidare l’Europa e di essere sgridato? Provi lui a sfidare Bruxelles e Francoforte per vedere se sono capaci di nuovo di violare non uno ma diciassette articoli della Carta Costituzionale (gli articoli 1, 2, 3, 4, 9, 31, 32, 35, 36, 37, 38, 41, 42, 43, 45, 46 e 47).
Perché proprio di dis-continuità (applicando la Costituzione) avrebbe invece bisogno l’Italia. Per rottamare le false Tavole della legge neoliberiste. Per rilanciare la spesa pubblica, per investire in cultura e conoscenza e in creazione di lavoro. Per nazionalizzare le banche (al prezzo simbolico di un euro ciascuna, già troppo per il disastro che hanno prodotto), così da poter iniziare (visto che i privati non lo fanno) politiche dei tassi a sostegno di famiglie e di imprese. E poi per introdurre davvero la Tobin tax. E tassare le imprese che de-localizzano e i movimenti di capitale. E per separare le banche commerciali da quelle di investimento. E imporre dazi civili per quei prodotti che arrivassero da paesi dove i diritti umani e sindacali non fossero rispettati almeno quanto lo sono (anche se sempre meno) in Europa. Insomma: realizzare un New deal europeo o un nuovoPiano Marshall intra-europeo. O almeno, provare a fare qualcosa di simile a ciò che stanno facendo gli Stati Uniti. Non basterebbe ancora; ma aiuterebbe.
Serve un’altra Europa, per questo. Ma per questo servono gli europei.
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