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giovedì 6 febbraio 2014

Bisogna sporcarsi le mani se rivogliamo la nostra dignità

L’economia mi annoia, è un peso sullo stomaco, è grigia, è persino squallida in talune istanze. Ma oggi mi occupo solo di quella, come un forsennato. Ecco perché. Io sono un uomo che fu segnato da un destino: non essere indifferente all’ingiustizia, alla crudeltà, alla sofferenza che entrambe generano. A poco più di vent’anni partii per la mia guerra al male. E fin lì tutto era ok. Oggi ho 54 anni. Per quasi un quarto di secolo la mia guerra fu tutta sbagliata. Non per colpa mia. E’ un fatto istintivo che quando ci si schiera dalla parte del bene si è buoni, e si fanno le cose buone, belle. Cioè, amare, soccorrere, indignarsi, darsi agli altri, esaltare la compassione, incitare la solidarietà, e mischiarsi ai tuoi simili buoni e belli, le “belle anime”.
E allora ci furono gli anni di Amnesty e della lotta alla tortura nel mondo, l’incontro coi sopravvissuti del Cile e della Turchia. I tavolini in città per le Paolo Barnardfirme. Poi lo slancio per la Palestina, in piazza coi compagni e i reportage per smuovere il pubblico contro i crimini sionisti. Nel frattempo ci si infilavano giorni e notti con i disagiati sociali e i senza dimora, lotte nelle strade, cose incredibili, per essere accanto a quelli che nessuno vuole. Che amicizie, che episodi da groppo in gola, cose, volti, momenti ben oltre la poesia, altro che poesia. L’Aids mieteva i miei coetanei, scoprivo la disumanità degli ospedali e del rapporto con la morte e i morenti. Anni di fianco a loro, anche qui, scontri feroci con sindaci, amministratori e primari, e di nuovo, fiumi di vita che nessun film saprebbe mai raccontare… i miei medici ammalati…
Incrocio Padre Alex Zanotelli, Don Arrigo Chieregatti, gli uomini di Dio “illuminati”, le marce della pace, la denuncia del debito che uccide l’Africa, sì al commercio equo-solidale, io, Paolo Barnard di “Report”, ci metto la faccia e la telecamera, ce la faremo!, ora c’è anche Don Ciotti con noi, e Grillo. Ma anche Gherardo Colombo di Mani Pulite, insieme, alle conferenze, siamo carisma liquido e la gente fiocca a noi. Io contro la Guerra al Gherardo ColomboTerrorismo, la mia ricerca negli archivi segreti straccia il velo che copre le sembianze ributtanti dall’Amico Americano. Gherardo porta il rispetto delle regole e la Costituzione ai bambini, ai pensionati, con una serenità che muove il cuore. Bello eh?
Inutili poveri sciocchi, tutti noi, io, me, loro. Scoprirlo dopo tanta vita e impegno fu tragico per me. Chi è il Vero Potere? Nessuno di noi lo sapeva, neppure lontanamente. Dove sta? Cosa fa? Perché esso non si cura mai, mai, mai, mai e neppure per mezzo istante di ciò che tutto quel mondo così bello e buono fa, farà e ha sempre fatto? Risposta: perché siamo anime belle che danzano armate di tanta aria, carta velina, colori, sospiri, pensieri, tramonti, lacrime, stelle filanti, stelle cadenti e fuochi fatui. Ma anche avessimo i partiti, i parlamenti, le televisioni, la polizia, i palazzi, saremmo ugualmente innocui per loro. Loro sanno che tutto è innocuo al mondo per loro, tranne una cosa. Tranne una, che “annoia, è un peso sullo stomaco, è grigia, è persino squallida in talune istanze”. L’economia. Tranne l’economia.
Quella la temono, e il terrore che il Vero Potere cova in segreto è che l’economia gli scappi dallo scrigno e si sparga per le strade, dove la gente la potrebbe raccogliere, guardare dapprima come un coso alieno, poi magari capirla, aiutati da qualcuno, e magari dominarla, e sì!, dominarla, usarla, e divenire i veri padroni del mondo e dei propri destini. Noi, la gente. Di questo e solo di questo hanno il terrore i padroni del mondo. Noi, quelle Alex Zanotellibelle anime, non l’avevamo capito. Non avevamo compreso che l’economia data o sottratta decide ogni singola vita umana su questo pianeta come null’altro può deciderla.
Lo compresi, finalmente. Se voglio davvero, ma davvero, salvare il mondo dalla sofferenza e dalla crudeltà io devo sporcarmi le mani con quella cosa grigia, tecnica, fredda come la morte, pesante, che si chiama economia. Non c’è altra strada. Addio groppi in gola, serate fra compagni, occhi lucidi nel pubblico, addio fiumi d’amore spendibili subito, colori e feste dei giusti, addio a voi tutti anime belle, il volto di questo giornalista giacobino è ora la faccia di chi scandisce percentuali di Pil e Bilanci Settoriali. Ho dovuto sporcarmi le mani, e devo continuare a farlo. Se vogliamo salvare l’amore, la democrazia, la dignità anche fra le mura familiari, i poveri, l’Africa, le leggi, i diritti costituzionali, e i sofferenti, se vogliamo fermare il mostro globale del potere di pochi sullo strazio o sull’apatia di miliardi di altri, dobbiamo dominare l’economia e con essa sporcarci le mani 24 ore su 24. Non c’è nulla al di sopra, è il punto d’arrivo di qualsiasi lotta per l’umanità del vivere, tutto ciò che gli sta sotto, o di fianco, o da altre parti è inutile. E io oggi sono qui.
(Paolo Barnard, “Bisogna sporcarsi le mani”, dal blog di Barnard dell’8 agosto 2012).

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