Governo Renzi ottiene la fiducia: 169 sì. M5s: “Bugiardo come Wanna Marchi”
L'esecutivo del leader del Pd ottiene 4 voti in meno rispetto a Letta alla prima prova senza Forza Italia. Pd e Ncd compatti. Ma restano le critiche. Corsini: "Ha tenuto un piccolo comizio da modesto segretario di partito". M5s all'attacco. Annunciate mozioni di sfiducia ai ministri Guidi e Poletti. Taverna: "L'allievo vuole superare il maestro: Berlusconi". Zanda: "Da loro solo insulti". Romani (Fi): "Sulle riforme ci saremo"
Il governo Renzi ottiene la prima fiducia da parte del Senato, laddove il voto è sempre più incerto grazie ai meccanismi del Porcellum che non esiste più. Stando alle dichiarazioni formali dei gruppi in Senato il presidente del Consiglio poteva contare su 168 voti (5 in meno rispetto al primo voto di fiducia del governo Letta senza Forza Italia): ne raccoglie 169, quanti bastano per avere un orizzonte che per il momento non pare essere destinato a essere breve (anche perché i no sono stati 139). Compatti il Pd e il Nuovo Centrodestra, i due principali partiti della maggioranza che da ora in poi sostiene il nuovo esecutivo (che poi è la stessa che appoggiava Enrico Letta). Il presidente del Consiglio è apparso così sicuro del risultato che ha lasciato Palazzo Madama quando ancora la chiama era in corso.
La giornata di dibattito parlamentare è iniziata con il discorso programmatico del capo del governo, ha visto intervenire una sessantina di senatori, la replica del capo del governo e infine le dichiarazioni di voto. Il climax proprio con l’attacco dei Cinque Stelle al presidente del Consiglio: “E’ un governo nato sul tradimento” ha detto il capogruppo Vincenzo Santangelo. Il tradimento di Alfano nei confronti di Berlusconi e quello di Renzi nei confronti degli elettori del Pd “con la riabilitazione del pregiudicato, frodatore fiscale”. “Parafrasando la scenetta delle consultazioni – ha proseguito il capogruppo – siamo noi ad abbracciare uno ad unno gli elettori traditi del Pd. Avete avuto il coraggio di licenziare il vostro presidente del consiglio non in Parlamento, ma nella vostra sede. Con una classica manovra di palazzo avallata dal presidente della Repubblica”. Insomma: “I fatti dimostrano – secondo Santangelo – che lei è un baro, è un grandissimo bugiardo, è ilVanna Marchi delle istituzioni; dice una cosa e ne fa un’altra”. E i Cinque Stelle hanno già annunciato la mozione di sfiducia nei confronti di due ministri “economici” del governo, Federica Guidi (Sviluppo) e Giuliano Poletti (Lavoro), entrambi portatori di conflitti d’interessi secondo i grillini.
A Santangelo ha risposto il capogruppo del Pd Luigi Zanda: “Si è divertito con un intervento povero di contenuti e ricco di insulti diretti anche al presidente della Repubblica. Non mi è piaciuto. Non credo che neanche all’opposizione convenga il disprezzo del Parlamento, delle istituzioni. Lui ha detto che faranno un’opposizione leale, ma la lealtà è un’altra cosa”. Zanda ha confermato il sostegno al governo soprattutto nell’opera di cambiamento della macchina dello Stato: “Se lo Stato funziona male nessun sistema economico potrà mai funzionare bene”.
Sostegno convinto è stato espresso al governo Renzi da tutte le forze di maggioranza (Nuovo Centrodestra, Popolari per l’Italia, Scelta Civica, Autonomie), mentre le opposizioni – in forma diversa – hanno confermato il voto contrario. Per paradosso la più indulgente sembra essere stata la posizione di Forza Italia che ha confermato la disponibilità di votare insieme le riforme istituzionali per effetto del patto Renzi-Berlusconi.
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