L’Italia fino al 4 marzo era in mano ad un regime sostanzialmente mafioso. Una mafia in giacca a cravatta, una mafia che si aggiungeva a quelle più tradizionali, ma sempre mafia. In questi mesi, quel sistema mafioso sta facendo di tutto per boicottare il cambiamento, sta facendo di tutto per fermare la rivolta dei terroni. La rivolta di quei cittadini che hanno osato alzare la testa e darsi da fare per costruire un paese migliore. Una sommossa mai vista in Italia e che ha generato una reazione violenta altrettanto inedita. Il vecchio regime mafioso controllava l’Italia non con la lupara, ma con i mezzi d’informazione. Coi giornali e con le televisioni gestite dai loro boss e clan di riferimento.
Clan e boss di destra, clan e boss di sinistra. Potentati economici con ramificazioni ovunque e media usati come vere e proprie bande armate per colpire i nemici e per difendere i propri interessi manipolando la massa.
Una manipolazione totale e costante che spacciava quel regime mafioso come normalità e come unico possibile. E come per le mafie tradizionali, anche il vecchio regime aveva come scopo il controllo del potere in modo da garantire protezione agli affiliati e soldi, tanti soldi. Altro pilastro con cui ricattare e sottomettere quei terroni perennemente affamati o perlomeno quei pochi che non scappavano esasperati verso paesi più civili. Dopo decenni di dominio assoluto, quel regime mafioso è saltato in aria. Quei terroni maledetti hanno sviluppato anticorpi a giornali e televisioni, hanno acceso il computer, hanno cominciato a pensare con la propria testa e sono usciti perfino per strada incontrando orde di loro simili.
Quei terroni maledetti si son messi in testa che una alternativa a quel regime mafioso fosse possibile eccome. Bastava rimboccarsi le maniche, bastava impugnare la zappa e scavare in quel letamaio politico-criminale che li soggiogava e umiliava da sempre. I primi tempi i boss e i loro sicari della stampa ghignavano a vedere quei terroni facinorosi agitarsi squattrinati e goffamente idealisti. Nemmeno i loro incubi peggiori contemplavano che quei quattro straccioni potessero un giorno scacciarli e comandare. Una superbia che gli è stata fatale. In pochi anni in Italia si è compiuta una vera e propria rivoluzione culturale prima ancora che politica. Quei terroni maledetti sono diventati milioni e milioni, sono diventati i pionieri di una lotta di emancipazione da fasulli schemi partitici e da ipocrite manipolazioni mediatiche. Una rivoluzione radicale quanto fulminea.
Dal 4 marzo quei maledetti terroni governano – anche se non da soli – e stanno facendo le pulizie nei palazzi che contano ridando dignità e credibilità alle istituzioni democratiche. E se non bastasse stanno perfino realizzando le cose che hanno promesso. Stanno lavorando al servizio dei cittadini, senza rubare, senza giochi sporchi alle spalle. Altro che pericolosi e rozzi bifolchi, altro che paese sull’orlo dell’abisso, i terroni stanno governando infinitamente meglio del regime mafioso che ha massacrato l’Italia per decenni. Stanno dimostrando coi fatti come il vecchio regime mafioso non fosse solo moralmente schifoso ma anche incapace. O meglio capace di fare solo gli interessi dei boss e dei loro clan. Ogni mese che passa, ogni cosa fatta, ogni traguardo raggiunto dai terroni, rende il ritorno al vecchio regime mafioso un’ipotesi sempre più remota.
Per questo fuori dai palazzi le bande armate di giornali e televisioni colpiscono da mesi all’impazzata. Sono furiosi ma anche spaventati. Temono l’incontro con la propria coscienza, con la verità. Dall’Italia echeggia il grido “siamo tutti terroni” e boss e clan capiscono che ben presto dovranno arrendersi. Ben presto verrà il giorno in cui dovranno guardarsi allo specchio ed ammettere di essere stati mafiosi.
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