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domenica 22 aprile 2018

Molto furbi o molto fessi

di Marco Travaglio

"I casi sono due: o Di Maio e Salvini sono molto furbi, o sono molto fessi. Sarebbero molto furbi se fossero già d’accordo per un governo 5Stelle-Lega (senza B.), con tanto di ministri e programma (reddito di cittadinanza e flat tax, oppure flat reddito, o magari tax di cittadinanza), e inscenassero questa quotidiana pantomima dei forni aperti, chiusi, socchiusi, accesi, spenti, tiepidi, per arrivare alle elezioni friulane di fine aprile col divorzio definitivo della Lega da FI. Sarebbero molto fessi se davvero pensassero di poter governare insieme senza rompere il centrodestra, cioè con l’appoggio esterno, anzi il concorso esterno di un Berlusconi miracolosamente pronto al “passo indietro” o “di lato”.




Cosa che pare Salvini abbia garantito prima a Di Maio e poi a Mattarella, salvo venire sbugiardato a stretto giro dal Caimano a suon di insulti e minacce. Facendo fare la figura del pollo al primo e mandando su tutte le furie (compatibilmente col personaggio) il secondo.
Nel primo caso, i due leader vincitori (parziali) delle elezioni non avrebbero bisogno di consigli, se non quello di spiegarci al più presto come intendono colmare le distanze abissali che li separano in politica interna, estera, economica, giudiziaria, migratoria, fiscale, sociale, scolastica, sanitaria e così via. Nel secondo, invece, ne avrebbero bisogno eccome, essendo ignari delle dieci leggi che da ben 82 anni regolano l’esistenza di Silvio Berlusconi e ne rendono prevedibile ogni mossa.

1. Legge di Montanelli/1. “Berlusconi mente ogni volta che respira”.

2. Legge di Montanelli/2. “Berlusconi è un bugiardo sincero, perché finisce col credere alle sue menzogne”.

3. Legge di Biagi. “Se avesse una puntina di tette, Berlusconi farebbe anche l’annunciatrice”.

4. Legge di Cecchi Gori. “Berlusconi, se gli dai un dito, ti si prende il culo”.

5. Legge del Tribunale. “Berlusconi ha una naturale capacità a delinquere”.

6. Legge di Confalonieri. “La verità è che, se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l’accusa di mafia”.

7. Legge di Ferrara (Giuliano)/1. “Berlusconi è entrato in politica per salvare la roba”.

8. Legge di Ferrara/2. “Il punto fondamentale non è che tu devi essere capace di ricattare, è che tu devi essere ricattabile… Per fare politica devi stare dentro un sistema che ti accetta perché sei disponibile a fare fronte, a essere compartecipe di un meccanismo comunitario e associativo attraverso cui si selezionano le classi dirigenti”.

9. Legge di Renzi (o di Bossi, o di D’Alema, o di Veltroni). Chiunque si sieda al tavolo con Berlusconi per trattare, muore. I cimiteri sono lastricati di lapidi degli ex leader che pensavano di metterlo nel sacco.

10. Legge di Fini (o di Boffo, o di Di Pietro, o di Montanelli, o di molti altri). Berlusconi conosce solo tre approcci umani e politici: o ti compra, o ti massacra, o sei Dudù.

Se Salvini e Di Maio hanno ipotizzato anche per un istante che B. si ritirasse in buon ordine, regalando i suoi voti senza contropartite a un governo dominato da due leader che lo vogliono (politicamente) morto, c’è da dubitare della loro sanità mentale. Ora, la storia insegna che il Caimano era uso scegliersi e poi a telecomandare almeno i ministri della Giustizia e delle Comunicazioni anche quando stava all’opposizione, figurarsi nell’ipotesi di un appoggio esterno. Che, a quanto abbiamo capito, non sarebbe un voto gratuito dato motu proprio senza contropartite, che nessuno potrebbe impedire: sarebbe il frutto di un programma concordato con lui da Salvini e poi portato al tavolo con Di Maio. 

Programma che, ovviamente, escluderebbe qualunque intervento su conflitto d’interessi, mafia, corruzione, evasione fiscale, prescrizione, sistema televisivo, affollamenti pubblicitari. Una mega-truffa nascosta sotto una piccola foglia di fico, che cancellerebbe le ragioni sociali dei 5Stelle per tutelare quelle di FI, anzi di Mediaset, salvando la faccia a Salvini e facendola perdere a Di Maio. Però l’idea che nel 2018 esista ancora qualcuno – Salvini – che crede alla parola di B., è già affascinante. Ma che esista pure un altro – Di Maio – che crede alla parola di Salvini che crede alla parola di B., è straordinario. Poi, si capisce, c’è anche l’ipotesi che davvero Salvini trovi la forza e il coraggio di mollare B., al costo di ridursi a fare il leader della Lega al 17% anziché il capo del centrodestra al 37%. Ma, visti i precedenti, sarebbe uno spettacolo che non ci perderemmo per nessuna ragione al mondo. Prepariamo i pop-corn.

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