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martedì 10 febbraio 2015

Purtroppo solo il tracollo rende possibile il vero cambiamento

di Charles Hugh Smith.

Quando muore l'illusione che lo status quo sia in grado di soddisfare tutte le sue promesse per tutti, lo status quo inizia a precipitare definitivamente verso il tracollo reale.

Tra le molte lezioni che possiamo imparare dall'arduo cammino della Grecia verso il rifiuto di un debito da schiavi, la più importante è forse la più ovvia: nessun vero cambiamento è possibile prima del momento in cui lo status quo non può più mantenere le sue promesse, ossia quando di fatto implode.

Il crollo dello status quo ha due caratteristiche distinte: il processo è molto variabile, il processo colpisce le classi sociali in modi diversi.

Il processo di collasso non è né improvviso né fluido. Le cose non smettono di funzionare necessariamente durante la notte; piuttosto, il declino verso l'effettivo tracollo funziona proprio come gli stati di energia in fisica: i sistemi decadono e poi scendono a un livello di energia più basso, dove rimangono stabili finché un ulteriore decadimento determina il successivo calo a un livello ancora più basso.

Il sistema previdenziale fornisce un esempio già pronto: a mano a mano che il pagamento delle pensioni si riduce, il destinatario tira la cinghia e si arrangia. La riduzione seguente (in termini assoluti o a causa dell'inflazione) impone drastici cambiamenti nei consumi, così ulteriori adeguamenti riducono la pensione a un'integrazione marginale che non può assolutamente sostenere un pensionato, men che meno la sua famiglia.
Le pensioni sono ancora erogate, ma è venuta meno la promessa di una pensione in grado di sostenere una famiglia a un livello di consumo modesto. Anche se il sistema pensionistico esiste ancora, non possiede più lo scopo originario.

In questo senso, il collassato sistema pensionistico è molto simile allelegioni fantasma del tardo impero romano, i cui contabili e ufficiali ricevevano ancora lo stipendium sebbene non ci fossero più veri soldati: la legione era ormai una voce di bilancio in un'operazione di smantellamento, non più un'unità di combattimento.

In Grecia l'aristocrazia finanziaria (cioè la cleptocrazia) ha evitato per sé molto del peso del debito da schiavi, ma che senso ha gestire le cose se non è possibile distribuire il peso fra tutti? Ho affrontato questo argomento in Greece at the Crossroads: the Oligarchs Blew It[La Grecia al bivio: gli oligarchi hanno fallito - 27 gennaio 2015].
Le classi più deboli sono state prima di tutto sfruttate. Ingannate col voto alla cleptocrazia ladrona nelle precedenti elezioni, i ceti inferiori esclusi dal potere hanno sentito l'urto dell'austerità per la semplice ragione che la cleptocrazia sapeva non ci sarebbero state conseguenze fintanto che alcuni spiccioli della refurtiva fossero stati distribuiti.
Ciò mette in evidenza il fondamentale ruolo di complicità nella conservazione di una cleptocrazia corrotta, venale e parassita: la passività e il silenzio dei destinatari dell'assistenza socialesono stati comprati molto a buon prezzo, dal momento che costoro temono di perdere la miserabile elemosina che gli viene elargita.
Questa paura è una potente forma di terrorismo finanziario: qualsiasi resistenza o protesta potrebbe causare la perdita delle pur ridotte indennità sociali, e quindi chi è senza potere sceglie di rimanere impotente piuttosto che ribellarsi e correre il rischio di far cadere la cleptocrazia parassita.

La borghesia statalista (ovvero il ceto medio-alto finanziato dallo Stato) è stata l'ultima a perdere la fiducia nella cleptocrazia, per la semplice ragione che la sua parte di bottino è bastata a mantenere lafacciata di agiatezza della classe media. È stata sufficiente anche a sostenere l'illusione che l'ignobile remissività della cleptocrazia nei confronti dei Signori della Banca centrale europea (BCE), dell'Unione Europea (UE) e del Fondo monetario internazionale (FMI) sarebbe magicamente diventata una strategia vincente per la Grecia, piuttosto che un biglietto di sola andata verso un debito da schiavi perenne.
Quando la cleptocrazia ha perso una percentuale significativa di questo ceto sopra il 20%, ha segnato il proprio destino. Quando i burocrati statali, i funzionari istituzionali, i professionisti, i piccoli imprenditori eccetera hanno perso finalmente la fiducia nello status quo, lo status quo è stato condannato, anche se può inscenare un'azione di retroguardia sopprimendo brutalmente questa classe (guardate il Venezuela, per un esempio di difesa senza speranza di un fallito status quo).
Negli Stati Uniti, un primo 10% sta andando molto bene, un altro 10% riesce appena a sostenere l'illusione di poter ancora recuperare il suo precedente status e la ricchezza, il restante 80% è stato comprato con il benessere sociale o la promessa del benessere sociale. Alcune varianti di queste percentuali sono attive in Europa, in Cina, in Giappone e nelle economie emergenti che non sono già collassate.

Quando muore l'illusione che lo status quo sia in grado di soddisfare tutte le sue promesse per tutti, lo status quo inizia a precipitare definitivamente verso il tracollo reale.

Purtroppo, nessun vero cambiamento in una struttura di ordine sociale o di potere può avvenire prima del momento in cui il crollo effettivo dello status quo distrugge tutti tranne i cleptocrati, i loro alti funzionari e i patetici deliranti.

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