di Claudio Messora
Dunque ogni volta che si varcano le Alpi e si mostrano le nostre malefatte a gente sicuramente piena di difetti, ma con meno senso del ridicolo di quel baraccone di corrotti e disonesti che noi chiamiamo establishment, il dipinto nascosto sotto a una mano di vernice da quattro soldi emerge vivo e sfavillante, come un cristallo che nessuna menzogna, nessuno schizzo di fango può opacizzare.
Dal tribunale di Almunia, in Europa, arrivano le conferme a quella che il Pd chiama “operazione virtuosa” e che noi abbiamo sempre chiamato “ennesimo regalo alle banche”, qualificandolo come un altro furto perpetrato alle spalle dei cittadini: la squallida operazione Bankitalia. Ma la casalinga di Voghera non lo sa, perché i sotterratori di polvere, quelli addestrati per scopare quel che resta della verità frantumata in mille pezzettini sotto ai tappeti del palazzo, hanno potuto scrivere e dire, su giornali e televisioni, quello che hanno voluto. Come sempre. E i giornali come il Corriere della Sera hanno coperto tutto. Come facevano con il Mes. Come facevano come il Fiscal Compact. Come continuano a fare nonostante i lettori li abbandonino.
Ecco come titolava il quotidiano dove scrive Aldo Grasso giovedì 30 gennaio 2014, dopo la tagliola che Sua Signora della Camera Laura Boldrini fece calare su un Parlamento ormai schiavo di qualunque potere tranne quello popolare, al fine di far passare il regalo da oltre 7 miliardi alle banche, mascherandolo sotto alla copertura dell’Imu.
“Grillini all’attacco, rissa in Aula“. E subito sopra: “I Cinque Stelle contro esecutivo e Quirinale. Passa il decreto Imu, scontri alla Camera“. Dunque l’incauto lettore che crede di informarsi su un quotidiano serio è portato a credere che cento e passa ragazzotti vittime del morbo del parlamentare pazzo abbiano messo a ferro e fuoco le istituzioni perché non volevano che passasse il decreto Imu. L’immancabile Pierluigi Battista, noto alle cronache per la sua scrupolosa ricerca della verità e per la visione imparziale che sempre offre ai suoi lettori (vorrei conoscerne uno: saranno mica gli stessi di Grasso?) rincarava la dose: “Basta, non fateci vergognare“. E giù a stracciarsi le vesti contro la barbarie, con frasi come “I seguaci di Grillo portano tutto il carico del disprezzo nei confronti di tutti gli altri“, senza mai – dicasi mai – nominare neppure per sbaglio la vera ragione della protesta. Che se magari gli scappa, in un giornale come il suo e in un Paese come questo, finisce che gli danno il premio Pulitzer (un disonore, per la sua categoria).
Bene. Questo è il Corriere della Sera, da alcuni definito il Pompiere della Sera (perché spegne le notizie) e da altri il Corriere della Serva(e davvero non so spiegarmene il motivo). Lo schema è: notizia scomoda –> prima pagina fuorviante e titoloni per depistare il lettore. Ma quando la notizia frantumata e poi sotterrata sotto al tappeto si rivela autentica, che fa, il nostro direttorone blasonato di turno? Quando cioè da Bruxelles (ovvero quelli che loro adorano come gli dei dell’Olimpo) arriva la conferma che i grillini (e qualcun altro insieme a loro) avevano ragione su tutto, dal regalo alle banche fino al fatto che quelli erano soldi dei cittadini, come rettifica il maggiore (si fa per dire) quotidiano nazionale, quello che quando Putin invade l’Ucraina si occupa di Messora in prima pagina? Domanda retorica, risposta scontata: come già fatto per l’approvazione del Fiscal Compact e del Mes (leggere: “CINQUE RIGHE E MEZZA!“), fa scrivere a Fubini una colonnina in sesta pagina, mesta mesta, che poi magari qualcuno rischia anche di leggerla, nella quale si trovano le seguenti parole:
“Bruxelles sa bene, e non riesce a dimenticare, che le riserve di Bankitalia sono esattamente come i lingotti d’oro custoditi nei suoi forzieri, cioè sono patrimonio dello Stato, dei cittadini italiani e non delle banche socie cui sono state attribuite. Con la rivalutazione in programma, queste riserve vengono «risucchiate» per legge nel capitale di Palazzo Koch, e perciò anche nella disponibilità dei soci “azionisti” (banche private).”
Sempre dopo, mi raccomando. Le notizie si danno sempre “dopo”, quando i buoi e i soldi sono scappati. Come quando questo blog si batteva per spiegare che i miliardi conferiti al fondo salva stati sarebbero serviti solo a finanziare la Germania (leggi: “Il Fondo Rapina Stati“) e giornali come Repubblica se ne uscivano con la stessa notizia ma con calma, molta calma, dopo quasi un anno (leggi: “La stiamo finanziando noi“). Come quando il Sole 24 Ore titolava “Fate Presto”, e noi qui a spiegare che c’era tempo per fare con calma, e cose come “il predominio della finanza sulla politica” erano concetti oscuri e complottistici da blog ricollegabili a Nostradamus, che qualcuno raccontava in televisione tra le risate e il deliquio di valenti laureati alla Giannino, che poi sarebbero diventati il pane quotidiano di nobili editorialisti del giorno dopo sulle solite pagine del Corriere della Sera (chiamiamolo com’è, così la gente non si sbaglia quando lo vede in edicola). O come quando, appunto, qui si lanciava l’allarme sul decreto Bankitalia (leggi: “la dittatura finanziaria totalitaria prossima ventura“), e Pierluigi Battista scriveva “Basta, non fateci vergognare“.
Ma è così difficile ragionare con la propria testa e provare a cercarsi il coraggio in tasca, per molti di coloro che si sentono e si fanno chiamare giornalisti?
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