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lunedì 20 agosto 2018

Come un treno in corsa, sta scuotendo il Sistema!

di Vincenzo Cirigliano

I fatti di Genova sono stati, in ordine di tempo, l'ultimo avvenimento che questo Governo ha dovuto gestire in questi 80 giorni di Governo. Quel lungo applauso all'ingresso di Di Maio e Salvini ai funerali delle vittime, successive al crollo del viadotto Morandi, non sono che il suggello, avvenuto ahimè in una triste quanto spiacevole circostanza,  di 80 giorni di Governo in cui si è operato attentamente tenendo bene a mente la centralità degli interessi dei cittadini e che gli stessi cittadini hanno saputo, in quell'applauso, riconoscere. Un bel cambio di Paradigma rispetto a quelle che erano invece state le linee guida dei precedenti Governi, sempre improntate a favorire interesse di lobby legate solo al mero profitto.


Lo abbiamo visto in tanti provvedimenti che hanno caratterizzato questi 80 giorni, che vanno dalle modifiche al Jobs Act nel Decreto Dignità, alle prese di posizione contrarie ai tanti interessi di parte in gioco che, relativamente al blocco/limitazione del fenomeno migratorio, su questi sporchi traffici hanno costruito veri e propri imperi economici e finanziari.

Il primo scoglio con cui ci si è dovuto misurare è stato proprio il fenomeno immigrazione, che alla fine si è rivelato un grande successo politico e morale per questo Governo, dovuto al fatto di aver messo in Condizione tutti quei Governi europei che accusavano l'Italia di disumanità e violazione del diritto internazionale nel soccorso in mare, di mostrare le loro falle, soprattutto quando, incalzati dalla tenacia dell'esecutivo italiano nel tener ferme le posizioni in merito agli sbarchi, dapprima si sono mostrati benevoli e disponibili nell'aprire i loro porti all'accoglienza (Aquarius accolta dalla Spagna), ma quando poi il problema si è ripetuto con la Lifeline, l'atteggiamento di chiusura è arrivato puntuale sia dalla Francia, tramite la Ministra degli affari europei Loiseau con la scusa che " non si può sostituire il diritto internazionale alla legge della giungla", sia dalla Spagna che solo qualche settimana prima, con il suo gesto di accoglienza dei 600 migranti dell'Aquarius, aveva tentato di far apparire l'Italia come una culla malevola di disumanità ed indifferenza. 

L'atteggiamento vincente del Governo Italiano si è consolidato con il capolavoro costruito da Conte a livello Europeo quando, nero su bianco ha imposto, negli accordi di massima sottoscritti a Bruxelles, il principio secondo cui " chi sbarca in Italia sbarca in Europa" con una "European Multilevel Strategy for Migration" studiata dall'esecutivo Italiano e secondo cui si devono intensificare accordi e rapporti tra Unione europea e Paesi terzi da cui partono o transitano i migranti e investire in progetti, ad esempio in Libia e in Niger, col cui aiuto si erano già ridotte dell’80% le partenze nel 2018. Soprattutto si devono istituire dei Centri di protezione internazionale nei Paesi di transito per valutare richieste di asilo e offrire assistenza giuridica ai migranti, anche al fine di rimpatri volontari. A questo scopo l’Ue deve lavorare con UNHCR e OIM rifinanziando il Trust Fund UE-Africa. Non ultimo si deve superare Dublino, il vero nocciolo della questione, accordo nato per altri scopi e ormai insufficiente. Solo il 7% dei migranti, fa notare Conte, sono rifugiati e se non si interviene adeguatamente su questo punto si rischia di perdere la possibilità di adottare uno strumento europeo veramente efficace che deve prevedere e superare il concetto di Paese di primo arrivo e deve prevedere la Responsabilità comune tra Stati membri sui naufraghi in mare. Ciliegina sulla torta gli accordi con Tripoli , la fornitura di motovedette, e il progetto di fare centri di identificazione oltre il Sud libico. Il percorso di Governo si consolida positivamente con il Decreto Dignità, nonostante le tante critiche da ogni dove, a volte venute addirittura da quel Sindacato che in occasione dell'approvazione della Legge Fornero e del Jobs Act di Renzi, aveva mostrato tutti i suoi limiti, con un'azione di contrasto praticamente inesistente. Chi, tra questi, fa notare come non si sia di fatto reintrodotto con il Decreto Dignità l'Art.18, dimentica di dire che lo stesso faceva riferimento solo ad Aziende superiori ai 15 Dipendenti, lasciando escluse tutte le altre tipologie d'Azienda al di sotto di tale limite, che di fatto costituiscono l'ossatura produttiva Nazionale. 

In effetti andare a toccare la piccola-media impresa nel portafogli con la forbice della “tutela obbligatoria” in relazione all’offerta di conciliazione, portandola dalle attuali 2-18 a 3-27 mensilità e portando da 4-24 mensilità del Jobs Act a 6-36 mensilità del Decreto Di Maio l'indennizzo per chi viene licenziato senza Giusta Causa, è il miglior deterrente contro i licenziamenti, considerato in prospettiva l'introduzione del Reddito di Cittadinanza che è il vero Articolo 18 di questo Governo. Un capolavoro sicuramente la Norma per evitare le Delocalizzazioni che prende le distanze da quelle Aziende che da anni hanno assunto le sembianze più che di Aziende Imprenditrici, semplicemente di Aziende Prenditrici, pronte ad ogni occasione a volgere il loro sguardo oltreconfine. Addirittura c'è gente come Fassina che arriva a dichiarare “Avete approvato una norma che determinerà a Giugno prossimo il primo licenziamento di massa dalla scuola pubblica: circa 7.000 insegnanti con Diploma Magistrale ante 2001/2002”. Una vera e propria Fake della migliore cattiva informazione, smentibile facilmente se si sottolinea come la norma che prevede il licenziamento degli insegnanti senza laurea era prevista già dalla Buona Scuola dei suoi amici di schieramento Renzi e Gentiloni. Anzi le modifiche messe in campo dal Decreto Dignità vanno a prevedere addirittura una proroga quanto mai opportuna fino al giugno del prossimo anno, sperando di poter poi contare su una riforma ad hoc strutturale della scuola o almeno su eventuali nuove proroghe. Chi infine voleva sminuire il Decreto Di Maio adducendo alla reintroduzione dei Voucher, dimentica, o fa finta di farlo, che gli stessi saranno reintrodotti solo per determinati tipi di settori produttivi (turismo ed agricoltura) e con dei paletti ben più stringenti, così come dovrebbe prevedere la legge di conversione (ad esempio aziende fino ad otto dipendenti e solo per determinati periodi dell’anno), con l'unico scopo di impedire il lavoro nero e lo sfruttamento dei lavoratori per quel che concerne l’orario di lavoro giornaliero. 

Discorso a parte merita l'Azione di Governo che si dovrà manifestare su argomenti di rilevanza strategica quali sono le decisioni da prendere sulle grandi opere quali TAV e TAP. La prima, che 680 tecnici dell’università italiana nonché l’autorità elvetica che monitora il traffico alpino per conto dell’Ue considerano perfettamente inutile. Le merci, sulla tratta Torino-Lione sono praticamente estinte: l’attuale linea internazionale Torino-Modane che già collega l’Italia alla Francia attraverso la valle di Susa via Traforo del Fréjus (su cui si sono investiti 400 milioni di euro) ospita solo il 10% dei convogli che potrebbe veicolare, pertanto la sua capacità potenziale potrebbe, volendo, aumentare del 900%. Oltretutto è la stessa Commissione Europea a dire che, in caso di recesso sul progetto TAV,  l’Italia non rischierebbe nè una penale né tantomeno l’esclusione dai finanziamenti per ulteriori progetti infrastrutturali: il tutto si risolverebbe eventualmente con il rimborso delle somme già stanziate, attorno al miliardo di euro. 

La seconda, la TAP ossia il Gasdotto Trans-Adriatico è un'opera su cui certamente non guadagneranno le piccole e medie Imprese Italiane, visibilmente fuori da questo grande affare, essendo questo limitato, come al solito, solo ad alcuni grandi e consueti nomi che hanno firmato i contratti di fornitura del gas che arriverà con la TAP: Enel, Hera, Shell, E.ON, GdfSuez,  un gruppo omogeneo riconosciuto nei loro ambiti non certo come benefattori dell'Ambiente, che fanno profitti nel campo dei combustibili fossili, del nucleare, degli inceneritori e di ogni altra branchia che si muove non certo nell'ottica della difesa dei territori e della salute dei cittadini. Un gruppo che, ovviamente, per coprire queste sue attività lesive per i territori, ogni tanto si spinge in campagne di promozione per iniziative apparentemente a favore dell’ambiente e delle rinnovabili, ma solo per mascherare il suo vero core business. Dire che con il Progetto TAP conquistiamo la nostra indipendenza energetica significa dire un qualcosa non suffragato certamente dai fatti, visto che il Gas in Italia viene acquistato quasi totalmente all'estero. Cosa ben diversa invece sarebbe sposare politiche energetiche più consone a quelle che sono le caratteristiche naturali del nostro territorio, favorito certamente da un'eccezionale posizione geoclimatica, che ci farebbe diventare davvero l’Arabia Saudita delle energie rinnovabili. Le posizioni di questo Governo su Tav e Tap dovranno trovare un punto di convergenza tra le due forze di Governo che sicuramente, soprattutto se Salvini comincerà a prendere definitivamente le distanze dal Centro Destra Berlusconiano, potrà rappresentare un punto di svolta di questo paese sulle grandi Opere, anche alla luce del grande problema che ha posto al centro dell'attenzione la tragedia di Genova e che ha messo in risalto un Paese in cui urge dirottare fondi sul ripristino di Infrastrutture ormai fatiscenti e che necessitano di interventi immediati e sul dissesto idrogeologico, vero tallone d'achille da sempre del territorio Italiano. 

Sul fronte crisi Aziendale finalmente un Governo che si siede ai tavoli di trattativa non giocando al ribasso sul fronte diritti e salari, come avvenuto sistematicamente in questi anni, ma giocando come attore equidistante tra Aziende e Lavoratori, ma sempre con l'obiettivo di concludere accordi Dignitosi e le vertenze che hanno trovato una soluzione condivisa sono lì a dimostrare questo assunto. Tim, con la cassa Integrazione evitata per 30000 Lavoratori, il contratto dei Rider e gli stessi contratti che si affacciano a soluzione di Alitalia e Ilva, dove si tratta sempre da una posizione non prona alla parte datoriale. 

Un nuovo concetto che ci riporta alle trattative sindacali degli anni 70, in cui si parlava di aumenti salariali e di nuovi diritti, in una condizione perlomeno di parità rispetto alle pretese del corpo Imprenditoriale. Quasi 80 Giorni di Governo che hanno avuto il gran merito di consolidare le basi e dimostrare che il Cambiamento di cui si parlava in campagna Elettorale è pienamente in corso e sempre più inarrestabile. Ecco perchè tutta la vecchia classe politica, i Sindacati, il Sistema Finanziario, le Agenzie di Rating, la BCE, la Commissione Europea, ossia tutto quel Sistema che ha gestito e pilotato gli ultimi 30 anni di questo Paese attingendo a piene mani a prebende e privilegi, è in allarme e medita di rendere difficile la sopravvivenza di questo Governo, paradossalmente dedito all'insubordinazione e che si muove in maniera imprevedibile, fuori da ogni schema prestabilito, rischiando di far saltare quei meccanismi fatti di connivenze e complicità e votate al perseguimento di finalità di parte, ma di quella parte di popolazione che fortunatamente è sì forte, ma minoranza nel Paese. 

Tempi duri attendono già dal mese di Settembre questo Governo del Popolo, ma se attorno a questo esecutivo ci sarà il sostegno dei cittadini nulla potrà fermarlo, ed anche lo spread o il fantasma sempre sbandierato del Debito Pubblico, finiranno alla fine per diventare un'arma a doppio taglio che decretarà la fine di quel ladone mitologico che già da mesi si lecca in profondità ferite devastanti.

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