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domenica 24 luglio 2016

In Italia non c'è una crisi Bancaria. Semplicemente l'Euro ha cambiato le carte in tavola

di Vincenzo Cirigliano

Una breve osservazione ed un inciso sulla crisi bancaria italiana: la crisi che sta martoriando oggi l’Italia non è il classico problema conseguenza di una bolla , in un paese in cui per altro le Banche sono state gestite, almeno nella maggioranza dei casi, in modo cauto e prudente, ma è piuttosto la conseguenza della sparizione totale della crescita nell’economia diffusa che ci trasciniamo ormai da un ventennio, determinata dal tracollo della Produttività a causa dell’Ingresso nel sistema Euro.



Ciò che affligge l’Italia è una crisi bancaria che si manifesta in un Paese dove però non si è assistito a comportamenti dissennati ed irresponsabili, come successo in altri Paesi dove questo tipo di problematiche si sono palesate e dove si è registrato un accesso al credito gestito in modo irresponsabile, determinando una distribuzione di beni di lusso nelle mani di chi non aveva le credenziali per poterseli permettere.In Italia nulla del genere si è visto! Anzi negli ultimi anni abbiamo potuto registrare una crescita terribilmente piatta con i prezzi delle case che hanno raggiunto i minimi storici. Ci siamo in pratica ritrovati sbronzi senza mai aver potuto partecipare alla festa.
Possiamo sicuramente in tal senso affermare, senza pericolo di smentita, che in realtà, l’Italia non è affetta da una crisi bancaria. E’affetta da una crisi valutaria. L’euro ha succhiato la domanda fuori dall’economia e ha ucciso la crescita. Una Unione Europea che fa diventare il Debito Pubblico un Problema, promuove automaticamente l'aumento generalizzato delle Tasse per Imprese e semplici Cittadini, gli Stipendi crollano, crollano i Consumi crollano le Aziende che si ritrovano con un mare di Invenduto. Si blocca il Mercato Interno. Il risultato? Le sofferenze sono salite alle stelle. Ora sta frenando il governo dal salvare il settore finanziario. Il primo ministro Matteo Renzi può nascondere la magagne, ma fino a quando il paese non trova il modo di vivere con l’euro, o una via d’uscita dalla zona euro, nessuno dei suoi problemi sarà risolto.
Dopo i risultati della Brexit che hanno evidenziato quanto sbagliate erano le previsioni vomitate con disprezzo dal sistema Finanziario, i mercati stanno spostando il loro interesse focalizzandosi sul crollo del sistema Bancario Italiano. E’ emerso, quanto mai platealmente, come il Brexit più che rappresentare un problema per l’economia Inglese, che vola sui mercati, rappresenta una batosta clamorosa per l’economia U.E.

Per quanto riguarda invece il Sistema Bancario Italiano, secondo il Fondo Monetario Internazionale, il sistema registra 360 miliardi di euro di crediti in sofferenza, pari al 18% del prodotto interno lordo. I prezzi delle azioni di tutte le maggiori banche sono in caduta libera. UniCredit, la più grande banca del paese, ha visto la sue azioni perdere oltre il 60% del valore. Banca Popolare di Milano ha perso oltre il 60% da inizio anno, e così anche Intesa Sanpaolo.

Questi sono i segni premonitori facilmente leggibili che anticipano seri guai per il Sistema bancario, guai confermati anche dal governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, che ha detto senza problemi e con determinazione che il settore avrebbe bisogno di forme ad hoc di aiuto di Stato.

Tante Banche si avventurano in elargizioni avventate a favore di Aziende,
promotori immobiliari e consumatori con i debiti, e poi, nel momento in cui i mercati iniziano a dare segni di flessione, cominciano a nascere segni evidenti di difficoltà, che nel giro di tempi minimi ricadono nell’insolvenza.

Questo è quanto successo negli Stati Uniti e nel Regno Unito nel 2008 e 2009, così come successo in tanti altri paesi prima e dopo. In Italia, il fenomeno si presenta in maniera alquanto diversa. Non ci sono mai stati segni marcati ed eloquenti di prestiti elargiti in modo irresponsabile.

Anche se l’Italia è stata con evidenza vittima di evidenti bolle speculative che sono comunque sempre in agguato quando si opera nel mercato globale è molto difficile determinarne le motivazioni che l’hanno generate.

Il mercato delle case che in genere è la cartina di tornasole di un sistema che va in surriscaldamento, nel caso italiano registra una contrazione del 1,6% dall’ultimo anno. Lo stesso si può dire dei Mercati Azionari che non hanno mai dato segni di precipitare in zona bolla, registrando una vivacità che rientra comunque nei limiti della normalità. Lo stesso dicasi per credito al consumo che anche secondo la Banca Centrale Europea, quest’anno sta crescendo non eccessivamente ma con tassi che si mantengono intorno all’1% annuo.

In effetti le banche Italiane sono state gestite in un modo adeguatamente oculato e ragionato, evidenziando invece un’economia che si è ridotta, a causa della crisi che ha colpito veramente duro, rendendo impossibile e vano ogni tentativo di sostegno. Cosa più che normale quando si determinano condizioni in cui si contraggono gli stipendi e contemporaneamente si aumenta la tassazione.

Anche l’economia italiana è cresciuta di uno stentato e misero 1% nel 2015 che però in termini reali ha fatto registrare un ridimensionamento vicino all’ 8% rispetto ai dati registrati nel 2008, e soprattutto non ha visto nessuna espansione rispetto ai dati del 1999, anno in cui è entrato l’euro.

Non è proibitivo intuire cosa sia realmente successo, imprenditori che lottano per ripagare i loro debiti e mutui e prestiti al consumo bloccati. Un’economia che poteva far fronte al proprio livello di debito dieci anni fa, e che stenta oggi a ripagarli essendosi ridimensionata di un decimo. Disoccupazione alle stelle e salari in ribasso completano il quadro . All’orizzonte quell’Euro che ha cambiato le regole del gioco. Chi avrebbe mai detto qualche hanno fa che un mutuo di 500 Euro al mese per uno che guadagnava 2000 Euro non sarebbe oggi più pagabile. Oggi non è più pagabile perchè quei 2000 Euro hanno perso il loro potere d'acquisto a causa dell'aumento registrato dai beni di consumo ( sui quali incide direttamente l'aumento dei balzelli dell'erario ) e a causa del blocco sistematico degli aumenti contrattuali (gli stipendi a distanza di anni diminuiscono anzichè aumentare). Quelle 500 Euro che servivano per pagare il Mutuo vengono erosi sistematicamente da tutto ciò.

Il livello dei debiti è inesorabilmente aumentato solo perché si registra un blocco di sistema nell’economia.

Si è registrato di conseguenza un’esplosione dei crediti deteriorati che lascia trasparire ed emergere una domanda, non tanto per il fenomeno in se stesso ma per il tempo trascorso prima che tutte queste problematiche emergessero

Quella Italiana è in realtà una crisi di liquidità innescata dall’Euro, non è proprio una crisi Bancaria, in quanto la moneta Unica Europea ha distrutto la competitività del Settore Manifatturiero che era primo in Europa prima dell’Ingresso nell’Euro.

La situazione si è ancor di più incancrenita allorquando sono state introdotte le Direttive sul “Bail In”, dove i fondi di detentori di obbligazioni, tantissimi investitori privati, entrano in gioco per ripianare i Bilanci Bancari e salvare gli Istituti di Credito. Questo perché vengono interdetti gli aiuti di stato decisamente osteggiati dall’U.E. Una batosta enorme per gli investitori privati e per tanti semplici risparmiatori, che incide in maniera pesantissima sul calo della domanda.

I Ministri delle Finanze Europei stanno invece trattando il problema come se si trattasse di una normale crisi Bancaria risolvibile fermando i prestiti ed aumentando i controlli su chi richiede liquidità. Ma questo chiaramente nel tempo si rivelerà un modo di procedere completamente errato, così come stanno da tempo affermando premi Nobel di grande caratura internazionale. Anche se le banche questa volta saranno risanate, in una economia stagnante, i problemi non tarderanno a ripresentarsi ancor più gravi di oggi.
L’Italia è vittima di un sistema che la tiene in trappola, esempio lampante di quanto l’Euro sia stato deleterio per le economie Nazionali Europee. E’ necessario Urgentemente Uscirne

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