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martedì 9 settembre 2014

Ecco come Renzi aiuta le famiglie: la Tasi per una famglia su due sarà più cara dell’Imu

L’imposta colpirà soprattutto le famiglie con figli a carico che abitano in abitazioni modeste. Solo il 64,8% dei comuni ha stabilito l’aliquota in vista della scadenza.

È fissato il limite ultimo per i comuni meno virtuosi nello stabilire l’aliquota della Tasi e comunicarla al ministero dell’Economia entro il 18 settembre.
Alla data di oggi il 64,8% dei municipi ha fissato le aliquote.
Chi non lo facesse costringerà i suoi cittadini a pagare un’unica tranche in 16 dicembre.
Basandosi sui dati pubblicati sul sito del Tesoro il Corriere della Sera calcola l’aliquota media della Tasi in 69 capoluoghi di provincia è del 2,46 per mille, molto vicina al tetto massimo stabilito al 2,5. Limite che in molti comuni viene aggirato con l’aggiunta prevista per legge dello 0,8 per finanziare le detrazioni. Una situazione che si è verificata in molti grandi comuni come Bologna, Firenze, Genova, Napoli, Torino, Venezia, Bari e Catania.


Aumenta la Tasi per le detrazioni, ma queste diminuiscono. Mentre per l’Imu un nucleo familiare poteva contare su una detrazione fissa di 200 euro cui si sommavano 50 euro per ogni figlio sotto i 26 anni adesso le detrazioni sono stabilite a discrezione del singolo comune. Nei casi fino ad ora presi in esame l’entità è sempre più bassa rispetto alla passata Imu.
Così per una famiglia su due la Tasi sarà più salata dell’Imu. In particolare andrà a colpire in sette nuclei familiari su dieci quelli che vivono in case modeste e hanno figli. L’Anci, associazione dei comuni, prova a difendersi scaricando il barile sul governo. “Hanno fatto la scelta di non mantenere le detrazioni fisse. Con un taglio di risorse di 8,5 miliardi di euro tra 2011 e 2014 e i 9 miliardi di vincolo del patto di stabilità una maggiore pressione fiscale si è resa obbligatoria”.
Aumenti su aumenti in nome, dicono i comuni, dei servizi indivisibili che garantiscono (illuminazione pubblica, sicurezza e anagrafe). La Tasi servirebbe a finanziarli, ma nessuno degli otto maggiori comuni italiani ha ancora pubblicato un documento specifico al riguardo. Come sempre la trasparenza non è il fiore all’occhiello delle amministrazioni italiane.
Intanto i cittadini devono pagare.
ilgiornale.it

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