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martedì 10 dicembre 2013

EVASIONE E RICICLAGGIO: E IL VATICANO SI TIENE STRETTI I NOMI...

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Scritto da Finanze 

Un clamoroso disallineamento tra le denuncie obbligatorie di movimentazione di denaro in entrata e in uscita tra la Città del Vaticano e l'Italia: ecco cosa emerge dai dati ufficiali finalmente forniti dalle autorità competenti dei due Stati, l'AIF (autorità di informazione finanziaria) per il Vaticano e l'Agenzia delle Dogane per l'Italia.
Quelli che fino a ieri erano solo sospetti, sono diventati finalmente dati certi a seguito della risposta del Ministero dell'Economia e delle Finanze all'interpellanza di Silvia Chimienti (M5S).
Norme alla mano, le leggi dei due Paesi prevederebbero entrambe l'obbligo di dichiarare, rispettivamente all'AIF e all'Agenzia delle Dogane, le somme di denaro pari o superiori ai 10mila euro in entrata e in uscita tra le mura Vaticane e l'Italia. Purtroppo, se quest'obbligo viene rispettato quando si tratta di dichiarare alle autorità vaticane le somme in questione, ciò non avviene quando ad essere avvisate devono essere le Dogane italiane.
La disparità tra le cifre è imbarazzante: solo nel 2011 infatti l'AIF ha reso noto che le dichiarazioni in uscita (da Vaticano a Italia) di somme superiori a 10mila euro ammontano a ben 1894.
A queste dovrebbero dunque corrispondere altrettante dichiarazioni in entrata alla Dogana Italiana, ma ieri mattina, grazie all'interrogazione del M5S, abbiamo potuto apprendere che invece risultano ufficialmente solo...tre dichiarazioni all'Agenzia delle Dogane!
Stesse cifre, grosso modo, nel 2012.
Il nostro Ministero ha ammesso ieri di aver preso atto da tempo delle "marcate differenze rilevate dalla lettura dei dati" e che, a seguito di questa disparità aveva chiesto un incontro all'AIF, a quanto pare negato.
Ad oggi, dunque, sembra che in migliaia di occasioni sia stata violata la normativa italiana antiriciclaggio, emanata nel 2008, da soggetti che hanno, indisturbati, prelevato somme superiori a 10mila euro dalla Santa Sede e le hanno introdotte in Italia senza dichiararlo alle Dogane.
La conseguenza, drammatica, è che al momento i nominativi di migliaia di potenziali evasori o riciclatori di denaro sporco sono custoditi dall'AIF e non sono visionabili dalle autorità italiane.
Ecco perché abbiamo rivolto un appello a Papa Francesco, chiedendogli di adoperarsi affinché l'AIF fornisca alla nostra Agenzia delle Dogane le migliaia di nominativi di potenziali evasori che in questi anni hanno fatto viaggiare indisturbati denaro sporco tra Italia e Vaticano.
Se le autorità italiane ne venissero in possesso, le indagini in corso sullo IOR e sugli altri scandali finanziari sarebbero notevolmente facilitate.

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