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domenica 30 dicembre 2018

Basta Illuderci su questa Europa!

di Vincenzo Cirigliano

E' impressionante ciò che è emerso e si è platealmente palesato in una riunione della Conrad Adenauer Stiftung, una vecchia centrale di pensiero “atlantica”, in cui una agguerrita Merkel ha sfacciatamente detto 

" gli Stati Nazionali devono oggi essere pronti a rinunciare alla propria sovranità “, se non altro perchè argomenti di questa portata in Europa sono sempre stati abilmente sottaciuti o garbatamente evitati. Non dovendo ormai più convincere il suo elettorato, è uscito fuori il vero pensiero della Merkel, affine al pensiero mondialista senza se e senza ma, per chi ancora avesse avuto qualche dubbio.




Rifacendosi ad affermazioni di esponenti del suo stesso partito preoccupati di convergere sulle nascenti posizioni dell'AFD, rincara la dose affermando, in merito al mancato voto a favore del Global Compact supportato dalle Nazioni Unite sui diritti degli immmigrati, "Patriottismo è quando si includono altri nell’interesse della Germania e accetti situazioni vantaggiose per tutti” riprendendo l'amico Macron, sempre aperto a tutelare gli interessi della Finanza speculativa, che si esprimeva con affermazioni quali “Il patriottismo è l’esatto contrario del nazionalismo; il nazionalismo è tradimento”.



Strategia della Pensione

di Marco Travaglio

Noi fortunati che abbiamo seguito in tv il cosiddetto dibattito parlamentare sulla manovra di bilancio abbiamo attraversato un’ampia gamma di sentimenti contrastanti. L’invidia per l’atletica prestanza di Emanuele Fiano, che balza felino verso i banchi del governo, si divincola dal placcaggio rugbistico dei colleghi, offre il petto seminudo alla pugna contro gli odiati sovranisti e infine aggira la barriera dei commessi col lancio liftato di un dossier che centra in pieno volto il sottosegretario Garavaglia.




L’entusiasmo per l’intrepido Michele Anzaldi, ieri epuratore e fucilatore di chiunque si permettesse di non beatificare Renzi nella Rai tutta renziana e oggi inconsolabile per la fine del pluralismo in viale Mazzini.



sabato 29 dicembre 2018

Quale futuro per il lavoro?

di A. Rosanna

L’automazione, le piattaforme digitali e altre innovazioni stanno cambiando l’economia mondiale e determinando un cambiamento senza precedenti nel lavoro.

Oltre a questo c’è una crescente polarizzazione delle opportunità sul mercato, tra lavori alti e lavori poco qualificati. In pratica o si trovano lavori si alto livello ben pagati o lavori provvisori e poco pagati, che di solito non necessitano di “un saper fare”.

Ecco cosa sta per accadere: lo sviluppo dell’automazione, reso possibile da tecnologie come la robotica e l’intelligenza artificiale, offre la promessa di maggiore produttività, maggiore efficienza, sicurezza e praticità.


Ma c’è anche una parte negativa. Che impatto avranno sui posti di lavoro, sulle competenze necessarie, sugli stipendi e sulla natura stessa del lavoro? Già molte attività oggi possono essere automatizzate.



venerdì 28 dicembre 2018

L’Isola dei Naufraghi

di Davide Gionco

Favola che fa comprendere il mistero del denaro
Tratto ed adattato da un racconto di Louis Even

1. Salvati dal naufragio



Un’esplosione aveva distrutto la loro nave. Ognuno si aggrappò ai primi pezzi galleggianti che gli capitavano sotto le mani. Cinque uomini riuscirono a riunirsi sullo stesso relitto che le onde sballottavano sul mare.




Nessuna notizia degli altri compagni di naufragio.
Da ore, lunghe ore, scrutavano l’orizzonte: qualche nave in viaggio li vedrà? La loro zattera di fortuna approderà su qualche riva ospitale?


giovedì 27 dicembre 2018

Di Maio: “Pronti Manifesto e alleanze per un’Europa dei cittadini”

di Angelo Maria Perrino 

Un bilancio dei primi sei mesi di governo e le priorità del secondo semestre, i rapporti con la Lega e il contratto, le elezioni europee e il programma e le alleanze del Movimento Cinquestelle a Bruxelles. Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, vicepremier e leader di M5S, ha scelto Affaritaliani.it per la sua prima intervista dopo l’approvazione a Bruxelles e in Senato della manovra di bilancio. Con molti spunti di gran rilievo politico ed economico.




Eccola
Di Maio ad Affari: “Abbiamo trovato un Paese abbandonato a se stesso”



martedì 25 dicembre 2018

Sì Virginia, Babbo Natale esiste

Esiste Babbo Natale? E’ il titolo di un editoriale apparso il 21 settembre 1897 sul New York Sun. L’espressione “Sì Virginia, Babbo Natale esiste” (“Yes, Virginia, there is a Santa Claus”) è stata usata spesso anche nei titoli dei giornali anglosassoni, per indicare qualcosa che esiste o è vera, sotto gli occhi di tutti.

Nel 1897 Virginia O’Hanlon, una bambina di otto anni, chiese al padre, Philip O’Hanlon, chirurgo e medico legale di Manhattan, se Babbo Natale esistesse davvero oppure no (come le avevano detto altri bambini). Il padre le suggerì di scrivere al quotidiano conservatore New York Sun. Virginia scrisse questa lettera:
«Caro direttore, ho otto anni. Alcuni dei miei piccoli amici dicono che Babbo Natale non esiste. Mio papà mi ha detto: “Se lo vedi scritto sul Sun, sarà vero”. La prego di dirmi la verità: esiste Babbo Natale? Virginia O’Hanlon»




Il direttore del giornale Edward P. Mitchell affidò la risposta a Francis Pharcellus Church, veterano del giornalismo. Questi era stato un corrispondente durante la Guerra di secessione americana, in cui aveva avuto modo di vedere grandi sofferenze e soprattutto la mancanza di speranza e di fede diffusa in gran parte della società americana.



lunedì 24 dicembre 2018

Non saranno certo i Pensionati a pagare il Reddito di Cittadinanza

di Guido da Landriano

Nonostante quello che vorrebbe far passare certa stampa mainstream le Pensioni nel 2019 si adegueranno all’inflazione e cresceranno, in modo decrescente al crescere dell’importo delle pensioni pagate. Grazie a Money.it possiamo proporvi una tabella nella quale sono raccolti gli aumenti:

- Importi fino a 3 volte il minimo, cioè fino a 1.539,0,6 euro la rivalutazione sarà al tasso di riferimento del 1,1%;
- importo superiore a 3 volte, ma inferiore a 4 volte (2.052,04€): 97% del tasso di riferimento, ossia 1,067%;
- importo superiore a 4 volte, ma inferiore a 5 volte (2.565,05€): 77% del tasso di riferimento, ossia allo 0,847%;
- importo superiore a 5 volte ma inferiore a 6 volte (3.078,06€): 52% del tasso di riferimento, ossia lo 0,572%;





- importo superiore a 6 volte ma inferiore a 8 volte (4.104,08€): 47% del tasso di riferimento, ossia lo 0,517%;
- importo superiore a 8 volte ma inferiore a 9 volte (4.617,09€): 45% del tasso di riferimento, ossia lo 0,495% per il 2019;
importo superiore a 9 volte il trattamento minimo: 40% del tasso di riferimento, lo 0,44%.


domenica 23 dicembre 2018

Bonafede, un Pilastro contro il Depistaggio culturale sulla Mafia

di Rosanna Spadini

Mentre in altri paesi la criminalità resta una vicenda che riguarda in genere solo gli strati meno acculturati della società, in Italia al contrario la storia criminale è sempre stata intrecciata con la storia nazionale. Tutta la storia italiana è segnata da un costante uso politico della violenza, utilizzata come una risorsa strategica, palese od occulta, nella contrattazione sociale. Tangentopoli per esempio mise allo scoperto proprio lo spudorato intreccio affaristico tra le élites di potere, politici e industriali, ai danni degli interessi della popolazione.
Machiavelli ne ‘Il Principe’ diceva che in politica qualsiasi mezzo sarebbe stato legittimo per l’uomo di stato, quindi il vero Principe avrebbe dovuto tradire la parola data, usare all’occorrenza la maschera della ‘golpe’ e del ‘lione’ e seguendo la ‘realtà effettuale’ e concreta dei fatti, adeguarsi ad rem per conquistare, conservare e consolidare il Principato.






Perché immaginare repubbliche e principati ideali, limitarsi alle teorie, seguendo gli ‘Specula Principis’ (così come aveva fatto Platone ne ‘La Repubblica’), trascurando in questo modo un’analisi precisa della concreta realtà del mondo, non avrebbe potuto che portare il principe alla rovina.



Ad Esautorare il Parlamento sulla Legge di Bilancio non è stato questo Governo, ma le Regole di un'Europa che va Cambiata

In Europa non è possibile fare politiche di crescita. Non è cioè possibile programmare politiche finalizzate alla crescita, e dunque finalizzate all’incremento della domanda interna e dei redditi. E ciò perché strutturalmente e principalmente l’Unione Europea persegue lo scopo della stabilità dei prezzi (v. artt. 3 TUE, 119 e 127 TFUE) che si poggia essenzialmente su una moneta basata sui cambi fissi, sull’assoluta libertà di movimento dei fattori di produzione (all’interno dell’area euro) e sulla deflazione salariale; quest’ultima, a sua volta, richiede un processo di precarizzazione del fattore lavoro e un preciso tasso di disoccupazione strutturale il cui scopo è¨ mantenere stabile l’inflazione (e dunque il prezzi e i tassi di interesse sugli strumenti finanziari).





Tant’è¨ che la Commissione definisce, per ciascuno Stato membro, il tasso annuo non inflazionistico di disoccupazione (il cosiddetto NAIRU, acronimo di Non Accelerating Inflation Rate of Unenployment), al di sotto del quale non è ¨ opportuno scendere per non alimentare l’inflazione.


sabato 22 dicembre 2018

Il compito dell’Italia e della UE è ripristinare la supremazia della politica sulle soluzioni tecniche

di Paolo Savona

La politica si nutre di realismo e l’accordo raggiunto con la Commissione europea porta chiara questa impronta; ma una politica che non sia ispirata da una politeia, una forma condivisa di organizzazione del bene comune, non ha lunga vita. In assenza di una istituzione monetaria dotata di poteri e volontà di svolgere le funzioni di lender of last resort contro la speculazione –protezione che in questi mesi ho insistentemente cercato – la realtà ha fatto premio sulle esigenze del Paese, che erano e restano quelle di garantire una crescita capace di ridurre la disoccupazione e la povertà e impedire il regresso del benessere dei cittadini.






Il Governo ha retto nel difendere il minimo necessario per riaprire l’offerta di lavoro, soprattutto ai giovani, e combattere la povertà, mentre l’Unione Europea non ha mostrato d’essere sensibile al primo anello di questa ineludibile catena di relazioni; la parola crescita appare solo nel dato statistico che indica una diminuzione del PIL preventivato dall’1,5 all’1%, fermo sui valori del 2018.



giovedì 20 dicembre 2018

20 anni e non sentirli

di Marco Travaglio

Spiace dirlo, ma ha ragione Berlusconi: “La Spazzacorrotti è una legge pericolosissima e mette ogni cittadino nelle mani di qualunque pm”. Avrebbe dovuto precisare “ogni cittadino come me”.
Ma non sottilizziamo: lui è sinceramente convinto che ogni cittadino passi le sue giornate a corrompere il prossimo. Dunque, letta la legge Bonafede, ha visto passare davanti ai suoi occhi tutta la sua carriera criminale. E s’è fatto due conti: cosa sarebbe accaduto se l’Anticorruzione fosse in vigore dai tempi di Mani Pulite, al posto delle mille Procorruzione approvate da lui e dai suoi presunti avversari di centrosinistra?





La risposta è terrificante: lui oggi sarebbe praticamente all’ergastolo. Intanto perché alcune delle tante mazzette che ha pagato e sono rimaste occulte sarebbero state scoperte dai nuovi agenti sotto copertura o denunciate dai corrotti in cambio dei nuovi sconti di pena, e lui non avrebbe subìto 30 processi, ma almeno 50.



martedì 18 dicembre 2018

Ecco perchè l’UE non vuole la Crescita del PIL italiano

di Mitt Dolcino

Pochi sanno che le pensioni hanno tassazione zero in Germania, o quasi. Anche in Francia Macron ha promesso negli scorsi giorni, durante la trattativa a seguito della protesta dei gilet gialli, in un classico esempio di dividi et impera, di solleticare gli appetiti dei pensionati francesi concedendo decontribuzione totale per le pensioni fino a 2000 euro mensili. In Italia invece la tassazione “spacca”, ossia è altissima, si paga come fosse uno stipendio costringendo molti pensionati a trasferirsi in Portogallo dove per 10 anni la tassazione è zero. In tale contesto, nei paragoni con la spesa pensionistica netta di altri paesi EU, andrebbe infatti fatto un ricalcolo per Roma in quanto vanno dedotte le tasse pagate nei vari paesi sulle pensioni stesse (…).




D’altro canto non è passato inosservato come Angela Merkel abbia puntato il dito solo su un solo aspetto della manovra gialloverde, l’eliminazione della legge Fornero; inaccettabile per i nord EUoropei, che evidentemente puntano a trasformare il sud EU in un paese a basso costo (ed a distanza di auto, possibilmente elettrica) con il fine di “spedire” i propri anziani a svernare durante gli ultimi anni della loro vita – la stessa Angela Merkel ama Ischia, a quando una tassa di soggiorno speciale per ospiti “speciali”? -.



lunedì 17 dicembre 2018

In questa U.E. il comando effettivo è in mano a gente che dovrebbe portare i libri in Tribunale

di Francesco Piccioni

Tutti presi dai tweet politici di Tizio Caio – nanerottoli per dimensioni del paese in cui avvengono e per statura da statisti – quasi tutti hanno perso di vista “il sottostante” di ogni politica. Ossia l’economia reale e finanziaria.
Proviamo perciò a tirarci fuori dalla stretta contingenza e guardare un po’ più dall’alto l’andamento delle cose. Come si fa in montagna, quando il sentiero sembra incerto e si consulta la mappa (visione dall’alto) per ristabilire la direzione che con i piedi (visione dal basso) è diventata incerta.
Per non fare discorsi alati e un po’ campati in aria, partiamo dai dati diffusi da Mediobanca (comparto R&S), che hanno allarmato l’imprenditoria italiana, o almeno la parte delegata a pensare.





A darne conto è stato un articolo di Antonella Olivieri, apparso su Il Sole24Ore qualche giorno fa: Banche, allarme derivati: valgono 33 volte il Pil mondiale.



domenica 16 dicembre 2018

Se nessuno racconta bene la crisi, è evidente che dalla crisi non si uscirà mai

di Luigi Luccarini

Se nessuno racconta bene la crisi, è evidente che dalla crisi non si uscirà mai.
Proviamo quindi a fornire qualche elemento perchè se ne possano interpretare le cause.

Capitolo Primo.

L’eccessiva dipendenza dell’economia italiana da quella della Germania.

Dall’1 gennaio 2018 ad oggi il Dax, l’indice principale della Borsa tedesca, ha perso il 22,58%.del suo valore.

Un quarto della sua capitalizzazione, insomma, è andato in fumo.
A meno di recuperi prodigiosi nelle ultime 2 ottave, si tratterà dalla maggior flessione fatta registrare dopo quella del 2008, l’anno della grande crisi mondiale, in cui le perdite furono del 45%.




Il tutto accompagnato da una svalutazione complessiva dell’euro su tutte le altre monete del 3,3%.
E senza che il Bund, in valori assoluti, abbia offerto un qualsiasi vero “paracadute” alle perdite, visto che la chiusura di ieri (163,21) fotografa quella di fine 2017 (163,20).



sabato 15 dicembre 2018

...e con il Neoliberismo DISTRUGGE la Produttività

di Fabio Lugano

Uno dei leit motif neoliberisti, di quelli che si sentono nei talk show in TV e nei cattivi programmi radiofonici è quello della “Produttività”, qualità che viene decantata un po’ come si dice ai bambini di essere buoni per Natale. “Su sii produttivo, se no vengono Monti e la Troika e ti portano via” è l’augurio del nuovo millennio.
Eppure la produttività non è una qualità personale, o meglio lo è solo in minima parte. Vi invito a valutare lo schema posto in basso che cerca di spiegare quali siano le connessioni fra gli elementi base dei neoliberismo, come attualmente concepito, la produttività del lavoro.





Se consideriamo il concetto attuale di neolibersmo, corrispondente alla finanziarizzazione progressiva dell’economia, con la messa in secondo piano dei processi di carattere produttivo a vantaggio di una gestione quasi esclusivamente finanziaria del ciclo economico questo viene a basarsi su quattro colonne portati:





venerdì 14 dicembre 2018

Un altro decimale in meno ed usciamo IMMEDIATAMENTE da questa U.E!

Oramai Pierre Moscovici, umiliato e annichilito nella sua patria dove il meno che potrebbe accadergli è di non essere considerato da nessuno, gioca a fare il provocatore professionale.

Ieri ha rilasciato contemporaneamente due dichiarazioni.
Con la prima affermava che la riduzione del deficit italiano “non è ancora sufficiente”.
Con la seconda invece dava per scontato che le misure di Emmanuel Macron per placare i Gilet Gialli, che potrebbero portare il disavanzo al 3,4% nel 2019 e forse anche di più, possano ottenere il beneplacito della Commissione UE.






Si è limitato ad aggiungere una postilla che significa nulla sul piano pratico: ‘Ciò che è desiderabile è che questo superamento sia il più limitato possibile’.



giovedì 13 dicembre 2018

Attenzione però: a tutto c'è un Limite!

“Moscovici apre alla Francia: ‘Può sforare il tetto del 3%, non è paragonabile con il caso Italia’. L’euroinomane senza cuore concede alla Francia ciò che nega all’Italia”.
Diego Fusaro commenta così su Facebook le dichiarazioni del commissario europeo agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici, il quale, intervistato da Le Parisien che lo sforamento del tetto del 3 per cento da parte della Francia “può essere preso in considerazione”.





Moscovici, rispondendo alla domanda del quotidiano francese se questo non sia un trattamento di favore nei confronti di Parigi, ha detto: “Non c’è nessuna indulgenza, sono le nostre regole, soltanto le nostre regole”.



mercoledì 12 dicembre 2018

Se sfora il Deficit Macron, dobbiamo poterlo fare anche noiI

di Giuseppe Palma

L’Unione europea è una barzelletta. Peccato che, invece di ridere, qui c’è da piangere.

Il governo italiano aveva presentato in ottobre alla Commissione europea una prima versione della legge di bilancio che stimava, per il 2019, una previsione del 2,4% del rapporto deficit/pil.

Apriti cielo! Il commissario europeo agli affari economici Pierre Moscovici ci ha messi al muro e, insieme a Juncker e agli altri commissari, ci ha bocciato la manovra paventando la procedura di infrazione se non ci fossimo adeguati ai loro diktat, cioè scendere quantomeno sotto il 2%. Spread oltre i trecento punti base e tutti i media contro. Stava per ripetersi la stessa sceneggiatura da colpo di stato in stile 2011.




Ma poi il governo Conte ha iniziato ad ammorbidire i toni (inizialmente Salvini e Di Maio si erano invece detti più volte inamovibili) e lo spread è sceso. Ora il ministro dell’economia Giovanni Tria sta trattando con la Commissione un 0,2% in meno, ma Moscovici ci vuole comunque sotto il 2%.


martedì 11 dicembre 2018

E' contro Bruxelles che i Gilet Gialli si sono Rivoltati!

di Maurizio Blondet

Anzitutto i commenti tedeschi al tragico discorso di Macron sconfitto. La Bild:”Macron sparge soldi”. Die Welt: “ la Francia minaccia ora di non rispettare la soglia del 3 pc. Finora, il bilancio per 2019 prevedeva un deficit di 2,8 PC del PIL. Per la prima volta dal 2007, nel 2017 la Francia era sotto la soglia del 2017 al 2,6 per cento …”. Jochen Bittner (Die Zeit): “Certamente io non ho mai capito la Francia –ma adesso cosa sta dicendo Macron? Che la sua politica di riforma è stata un errore, o che la violenza paga? O entrambe le cose?». La TV tedesca ARD, per nome del suo capo redattore a Bruxells: “Le concessioni annunciate oggi da Macron rischiano di costare molti, molti miliardi. Denaro che la Francia in realtà non ha. Sono curioso di vedere come questo può essere valutato presso la Commissione europea”. Il Financial Times: “Gli eventi di Parigi confermeranno il pregiudizio tedesco che lo stato francese è irreformabile”.


   
L'Immagine Simbolo della Protesta dei Gilet Gialli

Thomas Wieder, il corrispondente di Le Monde a Berlino, spiega e riassume: “Al di là del Reno, Macron è stato particolarmente apprezzato per la sua politica economica [di austerità] giudicata credibile.



lunedì 10 dicembre 2018

Alleviare i problemi del 95% degli imprenditori italiani?

di Raffaele SALOMONE-MEGNA

Un Governo, come quello in carica, che si propone di rilanciare la domanda interna e la produzione industriale, dovrebbe avere il gradimento della Confindustria, cosa che invece non avviene, almeno a giudicare dalle dichiarazioni del suo presidente Boccia.
Secondo il leader degli imprenditori italiani, infatti, i provvedimenti contenuti nel D.E.F. non aiutano la crescita.

Mancherebbero gli investimenti per le grandi opere infrastrutturali e soprattutto le risorse per diminuire il cuneo fiscale che è la somma delle imposte dirette, indirette e dei contributi previdenziali che pesano sul costo del lavoro, sia per quanto riguarda i datori di lavoro, sia per quanto riguarda i dipendenti.





Più semplicemente: il cuneo fiscale è la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda e quanto lo stesso dipendente incassa al netto in busta paga e questa differenza in Italia è molto alta.


domenica 9 dicembre 2018

TAV: è meglio interrompere e rimettere tutto com'era Prima!

di Marco Travaglio

Siccome la marcia No Tav di ieri a Torino è andata infinitamente meglio di quella Sì Tav dei forzapidinleghisti nascosti dietro le famose sette madamine, i giornaloni ne parleranno molto meno, i sociologi non saluteranno la nascita di una nuova classe sociale o di un nuovo partito o di una nuova opposizione, e nessuno si azzarderà a dire le sciocchezze che tutti dissero un mese fa: e cioè che, quando molta gente va in piazza a chiedere una cosa, il governo deve farla immantinente, altrimenti è la fine della democrazia e l’inizio del regime.
Ed è giusto così, visto che abbiamo un Parlamento appena eletto che ha espresso una maggioranza assoluta che ha prodotto un governo perfettamente legittimo che è pienamente autorizzato a realizzare i suoi punti programmatici.



Le manifestazioni di piazza sono tutte importanti, sia che vi sfilino 25 mila persone, sia 50 mila, sia 100 mila, sia che dicano sì sia che dicano no a qualcosa.


sabato 8 dicembre 2018

Savona: " l’Ue garantisce la stabilità finanziaria, ma non è in grado di garantire la crescita"

di Davide Mura

Paolo Savona ieri: «l’Ue garantisce la stabilità finanziaria, ma non è in grado di garantire la crescita». Dunque, secondo il ministro, non sarà possibile attendere i tempi lunghi delle elezioni europee. Bisognerà agire subito.
In realtà, qui non è rilevante la notizia in sé. Si può certamente condividere la riflessione, ma non è questo l’oggetto del commento. Bensì, quello che qui m’interessa evidenziare è la verità contenuta nella frase da lui pronunciata: l’Unione Europea garantisce la stabilità finanziaria, ma non la crescita.
Sembra buttata lì, ma questa è un’incontestabile verità, persino positivizzata nelle norme dei trattati. Dove? Prendiamo l’art. 3, par. 3, TUE: «L’Unione instaura un mercato interno.






Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva».



venerdì 7 dicembre 2018

In Ue le regole valgono per tutti

di Lorenzo Vita

Le regole valgono finché la Germania le rispetta. È questo quello che si evince dall’ultimo scontro tutto interno all’Unione europea sulla procedura con cui la Commissione europea ha nominato il tedesco Martin Selmayr come segretario generale. Secondo il difensore civico, l’organo guidato da Jean-Claude Juncker non ha seguito le regole previste. E le indagini dell’Ombudsmanproseguono con uno scontro infuocato fra il suo ufficio e quello della Commissione.
L’ufficio di Juncker ha risposto che la Commissione ha agito nel massimo della trasparenza e che la procedura è stata regolarissima.





Replica che non è piaciuta agli “inquirente”, tanto che l’ufficio presieduto dall’irlandese Emily O’Reilly ha comunicato: “La risposta della Commissione alla nostra indagine non presenta nessuna nuova informazione e non ne modifica i risultati, che erano basati su un’ispezione di documenti interni della Commissione”.



giovedì 6 dicembre 2018

Il Carosello dei VAMPIRI per Delegittimare il Governo in Carica

di Rosanna Spadini

Mentre le IENE (Italia1/Mediaset/Berlusconi) hanno sbattuto il mostro in prima pagina, cioè quello di Pomigliano D’Arco, il papà del vice ministro Luigi Di Maio, a Parigi, le lunghe proteste dei “Gilets Jaunes” sembra che abbiano abbattuto il vero mostro, delfino dei Rothschild, Emmanuel Macron, e attratto l’attenzione del premier, Edouard Philippe, che ha promesso alcune concessioni: sei mesi di sospensione dell’aumento delle tasse sui carburanti, e nessun aumento delle tariffe di gas ed elettricità per tutto l’inverno.
Per la saga dei mostri sul versante italiano, forse ci siamo persi la puntata delle IENE sul riciclaggio dei soldi mafiosi della Banca del papà di Silvio Berlusconi.





La Banca Rasini di Milano infatti, di proprietà negli anni ’70 di Carlo Rasini, fu indicata addirittura da Sindona e nominata in molti documenti ufficiali della magistratura, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel nord Italia (Elio Veltri e Marco Travaglio, L’odore dei soldi).


mercoledì 5 dicembre 2018

Macron cede ai gilet gialli, ma non è detto che basti

Sospesi per sei mesi gli aumenti del carburante. Intanto però gli scontri continuano e i conti segnano rosso

Edouard Philippe, magari senza farlo apposta, cita “Les Miserables”: “Bisognerebbe essere sordi o ciechi per non vedere o sentire questa rabbia". Proprio come canta l’adagio nella riduzione teatrale delle avventure di Jean Valjean: “Non senti il popolo cantare? E’ il canto della rabbia …”. Ma il premier francese, memore della fine che fece Carlo X, preferisce cedere alla piazza per conto di Emmanuel Macron e annuncia: "Nessuna imposta merita di mettere in pericolo l'unità del Paese". Ne consegue la sospensione per 6 mesi dell'aumento della tassa sui carburanti che aveva scatenato le proteste in tutta la Francia e aveva innescato la rivolta dei 'gilet gialli'.



Allo stesso tempo non ci saranno aumenti delle tariffe di energia elettrica e gas "durante l'inverno". Saranno anche sospesi i più stringenti controlli sulle emissioni delle auto che dovevano entrare in vigore da gennaio, e l’Eliseo, sempre per interposta persona, ora chiede “il ritorno alla normalità”.


Stai Trattando con chi in questi Anni ha MASSACRATO i Cittadini!

In questo post sul Financial Times Marcello Minenna, Responsabile dell’Ufficio Analisi Quantitativa e Innovazione Finanziaria della Consob, spiega, dati alla mano, che l’Italia ha sempre dato all’Unione Europea molto più di quanto ha ricevuto, e che i nostri soldi sono andati a vantaggio dei paesi “core” dell’UE, in primis Germania e Francia, anziché aiutare i paesi della periferia che versavano in difficoltà finanziarie. Ribadire in modo informato questi fatti diventa particolarmente importante oggi, mentre il nostro paese subisce attacchi quotidiani da chi ci accusa di avere “vissuto al di sopra delle nostre possibilità” e di aver approfittato indebitamente della generosità dell’”Europa”.


di Marcello Minenna

Uno dei dibattiti ricorrenti dopo l’eurocrisi è stato se gli strumenti di stabilità dovessero servire per condividere il rischio tra gli Stati membri o, al contrario, a isolare il rischio all’interno dei singoli paesi.



Mentre nella zona euro si discute – rinviandole – su vere misure di condivisione del rischio, come l’assicurazione europea sui depositi, è importante ricordare cosa è successo quando i rischi sono stati condivisi e chi ne ha effettivamente beneficiato.


martedì 4 dicembre 2018

Se ora l’Italia fa retromarcia può essere l’inizio della fine

«Diciamocelo: l’esperienza gialloverde sta fallendo. Lega e 5 Stelle rischiano grosso, di fronte alla cocente delusione degli elettori che avevano creduto nella loro scommessa». Parola di Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), che svela la natura supermassonica del vero potere, che in Europa si nasconde dietro la tecnocrazia di Bruxelles e le cancellerie che contano, Berlino e Parigi in primis. Spettacolo penoso, la retromarcia tattica del governo Conte di fronte alle minacce dell’euro-establishment, «come se il problema fosse davvero il deficit al 2,4%», che ora peraltro il governo si sta preparando a “sacrificare”. Linea perdente, dice Magaldi: guai, a cedere al ricatto. Perché siamo di fronte a una colossale farsa: tutti sanno benissimo che Bruxelles non ha affatto a cuore il benessere del sistema-Italia.




L’unico vero obiettivo dei nostri censori – Moscovici e Juncker, Macron e Merkel – è stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di rovesciare il paradigma neoliberista dell’austerity, propagandato e difeso “militarmente” a colpi di spread.



lunedì 3 dicembre 2018

La Francia in Fiamme mentre in Italia Camusso in linea con Macron

di Maurizio Blondet

Non è bellissimo? Dopo il sabato incendiario di Parigi, riunione di crisi all’Eliseo. Macron e il suo ministro dell’interno hanno pensato a decretare lo stato d’emergenza. Poi hanno rinunciato. Ma per ordine del presidente,sono stati posizionati dei franchi tiratori sui tetti delle sedi delle “istituzioni”. L’Eliseo: il presidente non prenderà l parola “né stasera né domani. Il governo francese, che anche nei momenti migliori non ha rappresentato che il 20% del Paese, dichiara “nemico” suo proprio popolo: la garanzia di successo. Sul web sprecano le battute: “Conscio della gravità dell’ora, Emanuele Primo ha firmato il decreto di dissoluzione del popolo francese”.


Immancabile l’evocazione (satireggiata da Brecht) della dichiarazione dei vertici comunisti della DDR dopo le rivolte operaie del 1953: «La classe operaia di Berlino ha tradito la fiducia che il Partito gli aveva riposto: ora dovrà lavorare duro per riguadagnarsela!»



domenica 2 dicembre 2018

Global Compact Migration: il Nuovo Cappio che si prepara a Marrakesh!

di Fulvio GRIMALDI

Salvini come Caligola e Nerone

Ogni tanto può anche succedere l’incredibile. Che Salvini, per quanto oberato degli stereotipi delle Ong, degli accoglitori universali e del loro organetto sorosiano “il manifesto”, possa dire una cosa giusta. E’ successo anche a Hitler, quando ha detto “bravo” al suo pastore alsaziano, a Hillary Clinton quando ha ammesso di aver creato Al Qaida, a Caligola quando, a un senato di strozzini e latifondisti, ha imposto un cavallo, a Nerone quando ha cantato una ballata sulle fiamme che toglievano di mezzo la parte più fatiscente, paludosa e ammorbata della capitale. Al “capitano” della Lega, rappresentante del business nelle sue forme più vampiresche nel governo detto gialloverde, è occorso poche volte, ma significative: quando è intervenuto contro i sicari marittimi della migrazione forzata, chiamati Ong; quando ha fatto “cento” per demolire la legge dell’ammazzavecchietti Fornero; e quando ha detto a Marrakesh, al Global Compact Migration, non ci andiamo.



Non ci sarei andato neanch’io. Sono d’accordo per non andarci moltissimi Cinque stelle del Parlamento e del territorio.


sabato 1 dicembre 2018

DEUTSCHE BANK HA LO SPREAD, SI SALVI CHI PUO'!

di Maurizio Blondet

I costi di finanziamento per Deutsche Bank continua a crescere come gli investitori di credito ottenere sempre più nervoso. La resa dei Bond CoCo al 6% balza a quasi l’11% (Holger Zschaepitz , Die Welt)

Ciò perché

“Oltre 170 agenti e inquirenti stanno effettuando una perquisizione nel quartier generale di Deutsche Bank, a Francoforte, e in altre sedi a Eschborn e Gross-Umstadt. Le indagini riguardano un caso di riciclaggio di denaro, collegato all’inchiesta sui cosiddetti Panama papers”. (24 Ore)




“L’inchiesta è diretta contro due impiegati di 46 e 50 anni, nonché altri funzionari precedentemente non identificati della società”, ha detto in una dichiarazione del pubblico ministero.
900 clienti, volume d’affari 311 milioni di euro