Salvini come Caligola e Nerone
Ogni tanto può anche succedere l’incredibile. Che Salvini, per quanto oberato degli stereotipi delle Ong, degli accoglitori universali e del loro organetto sorosiano “il manifesto”, possa dire una cosa giusta. E’ successo anche a Hitler, quando ha detto “bravo” al suo pastore alsaziano, a Hillary Clinton quando ha ammesso di aver creato Al Qaida, a Caligola quando, a un senato di strozzini e latifondisti, ha imposto un cavallo, a Nerone quando ha cantato una ballata sulle fiamme che toglievano di mezzo la parte più fatiscente, paludosa e ammorbata della capitale. Al “capitano” della Lega, rappresentante del business nelle sue forme più vampiresche nel governo detto gialloverde, è occorso poche volte, ma significative: quando è intervenuto contro i sicari marittimi della migrazione forzata, chiamati Ong; quando ha fatto “cento” per demolire la legge dell’ammazzavecchietti Fornero; e quando ha detto a Marrakesh, al Global Compact Migration, non ci andiamo.
Non ci sarei andato neanch’io. Sono d’accordo per non andarci moltissimi Cinque stelle del Parlamento e del territorio.
Salvo quel nuovo Pizzarotti che è Roberto Fico, ora spesosi anche per l’imbroglio Regeni. Rifiutano paesi intesi come democratici, tipo Svizzera, Austria, Cechia, la stessa Ungheria della quale, prima di ripetere le calunnie dei risentiti dall’espulsione della banda Soros da quel paese, va constatato sul luogo di quanta stampa d’opposizione ci sia e di quanto regolari siano le elezioni. Tutti razzisti, xenofobi, sciovinisti? Troppo facile, ragazzi. Aderiscono al Compact – già quel termine (non vi ricorda niente; magari un cappio che ci si stringe al collo da quando c’è l’euro?) – Russia e Cina? Me’ cojoni! Non credo che si tratti di paesi sui quali si riverserà lo tsunami di 250 e passa milioni che, secondo l’ONU, hanno già il fagotto in spalla. Se lo possono permettere. E poi, che facciamo, ne subiamo l’input? lo Stato Guida, la Chiesa Madre, l’editore geopolitico di riferimento sono conforti che lasciamo ai nipotini sopravvissuti di Cossutta.
A Marrakesh, dove se no?
E’ una vera zozzeria, quella che verrà lanciata dal Marocco, a incoraggiamento particolare, dicesi push factor, dei marocchini che, sotto il tacco ferrato di una monarchia democratica più o meno alla saudita, si vedono offerta un’Europa delle libertà, licenze e compiacenze. Come questi, tutti i Sud del mondo, in fuga perchè il nostro modello di vita, lavoro, economia, ecologia, gli ha sottratto il loro, quello nel quale erano sistemati da secoli, a volte millenni. Si tratta dell’universalizzazione, sulla base del consenso di 192 governi (non paesi), della più feroce arma di dominio imperial-colonialista inventata dalle élites dopo quella dell’ “evangelizzazione”. Basta vedere quali lo sostengono, di amici del giaguaro, e quali si tira dietro, di utili idioti. Tutti nemici dichiarati di quello che, considerandolo un’ ingiuria, chiamano “sovranismo” e che non è altro che il primo diritto dell’uomo e di ogni comunità, l’autodeterminazione. Nel Sud conquistata dopo secoli di schiavitù e ora riaggredita dagli stessi di prima.
L’ONU e gli altri: l’Esercito della Salvezza
Il padrino del progetto che vuole unificare – seppure senza vincoli, su base volontaria (ahahah: aspetta di vedere cosa ti capita in termini di riprovazione ed ostracismo se sgarri!) – la gestione del fenomeno “strutturale” (copyright Mattarella. Ti pare che poteva mancare?) è dunque l’ONU. Che è, alla faccia dei progressisti, che gli attribuiscono terzietà e di quelli addormentatisi settant’anni fa, l’artiglio geopolitico degli Stati Uniti e di coloro, in alto, nell’ombra, che degli Usa fanno buon uso. Ricordare i nulla osta, la partecipazione diretta, o il silenzio-assenso per Vietnam, Jugoslavia, Grenada, Panama, Cile, Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Yemen….. Senza parlare delle cosiddette “missioni di peacekeeping”, formula neocoloniale mascherata, di solito mirata a impedire la vittoria del giusto e a cui partecipiamo in forze, anche col “governo del cambiamento”. Mal gliene incolse a quei due segretari, Waldheim e Boutros Ghali, che tentarono di divincolarsi dalle camicie di forza a stelle e strisce e a stella di David.
Insieme all’ONU, che è la testa di legno che è, si sono lanciati a capofitto nella promozione dell’impresa l’Atlantic Council, un covo di generaloni i cui quarti di nobiltà sono la totale adesione al verbo neocon della conquista del mondo a forza di guerre; l’UE a propulsione franco tedesca: che gli frega, l’esercito industriale di riserva siriano se lo sono già creato e mo’ basta: tocca ai mandolinari del Meridione; il WTO e il FMI che già si leccano i baffi sui succhi di frutta (di coltan, petrolio, oro, eroina…) che potranno succhiare da posti come Honduras, Congo, Afghanistan.
Avremo i canali legali, con cui i governi sosterranno linee di navigazione e di volo, Caritas e Santi Egidi, e quelli privatizzati, in sinergia tra push factor alla partenza e pull factor all’arrivo, in entrambi i casi Ong (quasi tutte, tranne quelle dei dilettanti allo sbaraglio di cui abbiamo visto recentemente gli effetti in Kenya, a libro paga di governi e Soros), con in mezzo gli spalloni di merce umana, tutti dotati di mezzi al coltan per l’interconnessione di rete.
A che serve il Global Compact?
Del Global Compact dicesi che serve a regolare i flussi e far condividere dai firmatari mezzi, principi e oneri. Tutto questo era già iscritto in vari accordi all’interno dell’UE. Con i risultati che conosciamo Per alcuni servirebbero a rimpolpare le zone che i governi hanno desertificato, rianimare i borghi distrutti dal terremoto e abbandonati per mancata ricostruzione, a fornire manodopera a basso costo, sicuramente costo di dignità, sicurezza e anche vita, al grande capitale agroalimentare e della distribuzione, a dare a Baobab e simili il pretesto per tenere in condizioni allucinanti gente disperata, a cui si consiglia di non farsi intrappolare dalle offerte di alloggi regolari della sindaca Raggi.
Per coloro che pensano e gestiscono questa cosa è inutile, ma ai buoni, gonzi e moralmente ipovedenti vorremmo suggerire, per una sola santa volta, di astenersi dall’occuparsi delle cose vicine, in basso,degli effetti, e di levare lo sguardo alle cose lontane, in alto,alle cause. Sapete cosa ha scritto uno sull’inserto del “manifesto”? Che siccome in Africa e in Europa, quindi in Italia, ormai l’industria agroalimentare s’è presa tutte le terre fertili, ne ha allontanato i contadini finiti nelle suburbanità, ne trae, a forza di fertilizzanti ed erbicidi tossici, superproduzioni per l’esportazione, ecco che le genti che, in Africa, ma anche in Asia, hanno perso habitat e relativo sostentamento, radici, comunità, cultura, civiltà, possono venire da noi a valorizzare le terre abbandonate e inaridite. Chè, tra economia salvambiente di montagna abbandonata e lande terremotate lasciate lì, ne abbiamo tante.
Strutturale la migrazione, o il colonialismo?
Allora ecco che il discorso sul Global Compact Migrazioni rivela il suo sottofondo strategico. Del tutto parallelo a quello che dice “dove non puoi sgomberare, a forza di terroristi e bombe, territori ricchi di risorse e utili per le rotte di merci e persone, fai muovere il culo ai sedentari, nel senso di seduti su quanto occorre a noialtri per mandare avanti il business e il dominio. Terre del cibo, nostro monopolio, dei minerali, nostro monopolio, dell’acqua, dell’energia, dei tubi, tutti nostri monopoli. Come lo fai? Prima ti compri i governi di partenza, a forza di trenta denari, poi quelli di arrivo a forza di regole, di Ong e di sensi di colpa per le malefatte del primo colonialismo. Con questo sistema, globale quanto tutto il resto della globalizzazione imperiale, a forza di monopolio anche mediatico sinistro-destro, convinci il colto e l’inclita che è tutto a fin di bene. Strutturale, ragazzi, non è l’emigrazione, quella è provocata a vantaggio di alcuni e a detrimento di milioni. Strutturale è il colonialismo. Implacabile da secoli, a dispetto dell’epocale sconfitta subita a metà ‘900.
Grazie a guerre dall’interno o dall’esterno, terroristi qua e là, multinazionali del cibo, delle estrazioni/costruzioni, si sposta un sacco di gente da un continente all’altro, si fa una cofana di soldi e si radono al suolo quelli che si erano azzardati a farti concorrenza. Vuoi che l’UE, cioè Merkel, Macron e il loro compare allegrotto alla testa della Commissione,che per le stesse multinazionali ha fatto del Lussemburgo un porto franco, esentasse, non vi vogliono a Marrakesh. Vuoi che il papa non benedica il tutto.
In coincidenza con le pazze feste delle Ong per il Compact, delle celebrazioni a televisioni ed edicole unificate, sono usciti nuovi fiancheggiatori. Ora abbiamo anche, con tanto di paginone comprato sui giornale, le “Famiglie Accoglienti”, nuovo virgulto spontaneo nato a fianco dei sempre più rigogliosi virgulti dell’Open Society Foundation di George Soros che, con lieto ossimoro, titola il suo inno all’integrazione “Più accoglienza= Più sicurezza”. La mafia nigeriana che si sta prendendo tutto lo spaccio e tutta la prostituzione in Italia ne è garante. La manovalanza a casa sua faceva il contadino, ma anche l’infermiere, l’operaio Shell, l’imam. Ora, venuto per lavorare e vivere, grazie alla nostra accoglienza, o è spiaggiato sotto la stazione di Milano, o entra in quella statistica che assicura agli stranieri (l’8,3%) una media tra il 35 e il 50% dei più gravi reati commessi nel paese.
Una ricetta per la tratta
Beneficiari dell’operazione Compact sono, nell’immediato, gli intermediari chiamati Ong. Ne parla in un libro irrinunciabile Sonia Savioli (“ONG, il cavallo di Troia del capitalismo globale”, Zambon editore). Noi, esemplificando, parliamo di quella più nota e più glorificata, Medicins Sans Frontieres. Senza frontiere anche per quanto riguarda i finanziamenti, tra i quali, quelli di Soros. I Medici senza Frontiere sono una delle tante Ong alla cui presenza in Africa è legata la pazzesca proliferazione della medicina occidentale e, con essa, quella dei farmaci. Solo in Mozambico si vantava di somministrare vaccini a 50.000 asdulti e bambini. Glaxo e Wellcome, Big Pharma, usavano gli africani come cavie per vaccini e farmaci sperimentali. Ultimamente, la livrea cucitagli addosso dai corifei si è considerabilmente macchiata: secondo la Procura dia Catania (subito la viperina reazione del “manifesto”), che ne ha sequestrato la nave “Aquarius”, ci hanno rifilato, dopo 44 sbarchi, tra il 2017 e il 2018, come “rifiuti solidi urbani”, per i quali si paga poco, 24 tonnellate di rifiuti pericolosi e infetti composti da materiale sanitario, vestiario contaminato e cibo avariato, che si sarebbero dovuto pagare molto: risparmio 460mila euro. Alla salute!
MSF sempre dalla parte giusta…
Li ho regolarmente trovati presenti nel campo fiduciato dall’Occidente. In Somalia in quello di Ali Mahdi, fantoccio messo su da Usa e UK, che insieme alla Nato combatteva Farah Aidid, il liberatore della Somalia dal despota filo-Usa Siad Barre; in Siria tra i jihadisti e gli Elmetti Fasulli Bianchi di Aleppo, dove denunciavano distruzione di ospedali poi trovati intatti dai liberatori siriani; a Misurata, sede della più sanguinaria milizia mercenaria della Nato nell’assalto alla Libia di Gheddafi. In Africa MSF erano protagonisti delle gigantesche campagne antiretrovirali: trattamento anti-Aids ampiamente screditato (“Azt”) per curare gente che aveva perso le difese immunitarie, mica per aver fatto sesso a gogò, ma per mancanza di cibo, acqua, igiene. A loro volta, i salvatori di bimbi “Save the children” (ahimè sponsor sulla maglia viola della mia Fiorentina), quelli che hanno agevolato la distruzione della Libia e il linciaggio di Gheddafi raccontando che forniva viagra ai suoi soldati, libici, perché stuprassero le donne libiche (sic!), nei campi profughi dei Rohingya, come intervenivano sulle drammatiche condizioni igieniche e sanitari? Installando docce e toilette? No, bombardando le masse con antibiotici e provvedendo a una gigantesca campagna di vaccinazioni. Oltretutto serviva a sostenere la bufala kolossal del martirio dei musulmani del Myanmar. Se Save the Children avesse speso i milioni utilizzati per non impedire che, come trent’anni fa, cinque bambini morissero di fame ogni minuto, anziché per traghettare profughi allettati dall’esilio, un tantino la mortalità sarebbe calata.
Chiamala, se vuoi, disinvoltura, tanto le emozioni dei buonisti la volteranno in eroismo, ma quella dei posizionamenti geopolitici e dei farmaci non è l’unica ombra che ne offusca il blasone. Due volte la Aquarius 2 si è fatta pizzicare per abuso di bandiera, prima di Gibilterra, poi di Panama, da cui registri marittimi ha dovuto essere cancellata, con conseguente divieto di navigare. Su tutto questo viene poi steso il velo scintillante dei numeri inverosimili e mai controllati da terzi di naufraghi salvati (o trasbordati da altre imbarcazioni???).
MSF è in Africa, in mare, in Medioriente, in Bangladesh, tra Bosnia e Croazia, dappertutto. Solo per curare e far trasmigrare? Dopo lo scandalo degli abusi sessuali dell’Oxfam, qualcosa si è mosse e sono venute fuori le magagne di tante altre Ong care a Soros. Per MSF, nel solo 2017, ci sono state 146 denunce di abusi di potere, discriminazioni, molestie sessuali e altri comportamenti delittuosi e l’organizzazione, licenziando alcuni suoi funzionari, ha dovuto ammettere che il fenomeno è largamente sottostimato e, aggiungiamo, anche oscurato dalla fama di eccellenza e abnegazione che a questi missionari sanitari dell’imperialismo viene attribuita. Ma poi, può un medico mentire, a rischio di provocare distruzione e morte? Non può. Perché MSF lo fa?
Il vizio di nascita, un papà guerrafondaio
Il vizio d’origine di questi negatori delle ragioni degli aggrediti e delle atrocità da loro subite e sostenitori ovunque degli interessi geostrategici occidentali, sta nel fatto che vennero fondati da Bernard Kouchner, promotore della guerra alla Jugoslavia, ministro degli Esteri di Sarkozy, sostenitore dell’imperialcolonialismo francese in Africa. Cos’altro ci si poteva aspettare? E’ così difficile immaginare che il suo operare nel Mediterraneo, come quello di tutte le altre Ong, serva a rafforzare le aspettative, le illusioni, di gente che la guerra innescata o il modello di “sviluppo” predatore imposto dall’Occidente costringe a lasciare la terra, la comunità, la Storia, la patria, il SUO jus soli? Come scrive Sonia Savioli nel suo straordinario libro: “Una trasformazione globale, complessiva dell’Africa in zona agricolo-industriale del capitalismo mondiale è ciò che queste e molte altre Ong si stanno sforzando di facilitare”. Il Global Compact Migration, non per nulla allestito in Africa, ne è l’apoteosi. E Roberto Fico, che si risente dell’assenza dell’Italia da Marrakesh, come del presunto assassinio egiziano di Regeni, o non ha capito niente. O è l’ennesima quinta colonna insereita in un movimento antisistema.
L’ultima della notte è, ovviamente dal “manifesto”, il grido di dolore per accogliere la “Nuestra Madre Loreto”, nave spagnola che ha preso a bordo 12 migranti e rifiuta di sbarcarli in Libia, nota porta dell’inferno secondo la mitologia dei filo-Ong. Lo firmano europarlamentari nella lista dei fiduciari di Soros, come Sergio Cofferati, Elly Schlein e altri.
Ultimissima invece è di altro segno. Un missionario statunitense, penetrato nei territori di una tribù isolata nell’arcipelago indiano delle Andamane, per convertirla al cristianesimo al grido di “Dio vi ama”, è stato fulminato da una freccia. I suoi accompagnatori sono stati arrestati. Ci pensassero, gli africani sotto Global Compact.
fonte: ComeDonChisciotte
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