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lunedì 7 maggio 2018

C'è la concreta Sensazione che stiano Dipingendo troppo drammaticamente lo stallo Politico Italiano.

di Mauro Bottarelli

Non so voi ma a me, con il passare dei giorni e delle ore, sta sorgendo un vaghissimo dubbio: che stiano drammatizzando ad arte una situazione che tutto è, tranne che drammatica? Ok, abbiamo votato due mesi fa e ancora non abbiamo un governo: quindi? Un esecutivo in carica per il disbrigo degli affari correnti c’è, quindi se qualcuno da Bruxelles o da Francoforte o da Washington ha bisogno di qualcosa, sa quale numero chiamare:


il fatto che a nessuno dei nostri cosiddetti alleati venga lontanamente in mente di interpellarci è altra cosa e ha radici un attimino più profonde dell’impasse istituzionale che stiamo vivendo. Guardate qui,




“Il Messaggero” di oggi ci comunica con titolo in prima pagina a nove colonne che il presidente Mattarella parlerà alla nazione: andiamo in guerra? Scatta il coprifuoco? Razionamento energetico tipo anni dell’austerity e della crisi petrolifera? Leggi speciali anti-terrorismo? No, pare che voglia soltanto rassicurare i cittadini rispetto al poco decoroso spettacolo cui hanno dovuto assistere negli ultimi sessanta e rotti giorni, una volta completato l’ultimo giro di consultazioni programmato per domani e presa la sua decisione in merito al nuovo esecutivo.

Che, a quanto pare, potrebbe essere guidato da un tecnico, forse donna, sicuramente rassicurante verso l’Europa. Il tutto, ovviamente, a meno di sorprese dell’ultim’ora, dopo la mezza apertura dell’M5S verso la proposta di Matteo Salvini per un governo a mandato limitato che traghetti il Paese fino a dicembre, metta mano alla legge elettorale, al DEF e alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, prima di tornare al voto a primavera 2019, a questo punto quasi certamente in tandem con le europee di maggio. Ci credo poco ma chissà, l’attesa ormai è quasi finita. Insomma, mi pare il classico caso di molto rumore per nulla. Eppure, la sindrome allarmistica pare diffusa, basti guardare alla prima pagina de “IlSole24Ore”,




dove l’editoriale ci avverte di come, rispetto al budget UE in discussione, l’Italia rischi come al solito di non contare un cazzo ma, soprattutto, viene ospitata un’intervista con il presidente del Parlamento europeo, l’azzurro Antonio Tajani, il quale mette in guardia con toni ultimativi rispetto a “gravi pericoli per l’economia”, tali da richiedere “un governo di lungo respiro”. Traduzione, un Nazareno 2.0 a guida centrodestra e con l’appoggio esterno del PD, in nome dell’emergenza incarnata da Mattarella e il suo messaggio alla nazione fuori stagione.

Ora, chi cazzo pensano di mettere a Palazzo Chigi, Superman? Magari in gonnella, che fa anche scena a livello di parità di genere? Perché se esiste davvero qualcuno in questo Paese che, nel breve arco di tempo estivo che ci divide dal redde rationem con l’UE su IVA e manovra correttiva, è davvero in grado di mettere mano ai conti pubblici e risanarli con un colpo di bacchetta magica, viene da chiedersi perché non lo si sia incaricato prima, attorno al 1992 ad esempio.

C’è qualcosa che non torna. Per carità, sottovalutare i rischi economici del nostro Paese è certamente sbagliato ma se non ha sentito il bisogno di parlare alla nazione quel campione delle riforme di Mauricio Macri nella settimana in cui la Banca centrale argentina ha alzato tre volte i tassi, portandoli dal 27,25% al 40% per cercare di frenare inflazione e crollo del peso (dopo aver buttato al cesso oltre 5 miliardi di dollari di riserve estere in puro stile Ciampi), perché dovrebbe farlo Mattarella? Vuoi dire che la crisi argentina, canarino nella miniera dell’effetto sui mercati emergenti dell’ennesima scommessa della FED sulla pelle del mondo, è meno grave delle baruffe fra Di Maio e Salvini? Magari sì e sono io a sbagliarmi. Ma mi chiedo, alla luce di questo:




LA STAMPA: La manifestazione è stata intitolata “La festa a Macron”, rimando “ironico” anche al compimento del primo anno di governo per l’inquilino dell’Eliseo

perché non ha parlato alla nazione Emmanuel Macron, ostaggio di scioperi sempre più selvaggi che paralizzano il Paese, black bloc che spaccano tutto, universitari che occupano, azioni di guerra in Siria e mediazioni sul nucleare iraniano, oltre che a sondaggi, come questo pubblicato ieri da “Le Parisien”,



che lo vedono sempre più inviso ai suoi connazionali, il tutto a solo un anno dall’elezione all’Eliseo? Anche in questo caso, è da ritenere più grave la guerra infinita all’interno del PD? O forse la titanica lotta di Silvio Berlusconi per evitare l’irrilevanza politica, in attesa della sentenza sull’incandidabilità (che, pare, gli sia stata garantita in sede UE, se riuscirà a bloccare l’approdo della Lega al governo o, comunque, in posti chiave)? Emmanuel Macron era addirittura in missione in Australia durante gli scontri del Primo Maggio e si è limitato a una condanna di rito e alle seguenti parole alla tv francese, durante il tg: “A Parigi ci sono un premier e un ministro dell’Interno, sanno cosa si deve fare”. Mattarella, invece, deve parlare alla nazione? E che dire di questo?




ZERO EDGE: Green Berets Are Now On The Ground Assisting The Saudi War On Yemen In "A Marked Escalation".....

Come mai il principe Mohammed bin Salman non ha fatto un appello a reti unificate alla nazione, visto che la campagna militare in Yemen sta entrando nel vivo? E, guarda caso, pare pronto il casus belli per forzare la mano sulle sanzioni all’Iran, senza dover per forzare stralciare l’accordo sul nucleare iraniano, anche alla luce della pernacchia globale con cui il mondo ha accolto la piazzata da rappresentante di pentole di Bibi Netanyahu della scorsa settimana: gli Houthi minacciano la sicurezza nazionale saudita, avendo messo nel mirino le infrastrutture petrolifere e lo fanno perché riforniti di armamenti ad hoc dagli iraniani. Vero? Falso? Chissenefotte, l’importante è che sia almeno verosimile. Per l’opinione pubblica, ovviamente.

Ora, l’elenco di capi di Stato o di governo che avrebbero motivazioni un filino più gravi e credibili per fare appello ai propri connazionali potrebbe andare avanti per ore e senza nemmeno dover scomodare situazioni estreme come quella yemenita o parossistica come quella statunitense o tolstojana come quella russa, dopo le proteste “spontanee” di ieri e il 1537mo arresto di Alexei Navalny in favore di telecamere e fotoreporter occidentali. Quindi, cui prodest? Forse c’entra questo,

ovvero il fatto che la prossima recessione è più vicina di quanto si possa pensare? Oppure ancora questo,


il fatto che la BCE sia tornata alle vecchie abitudini con gli stress test delle banche greche, ovvero la creatività al potere? D’altronde, cosa volete che sia limare un pochino lo scenario di stress più avverso, facendolo passare dal PIL in contrazione del 6,8% in un singolo anno a -2,1% per il 2019? Inezie, cazzo di differenza fa, non vi pare? Tanto più che, così facendo, miracolosamente tutti e quattro gli istituti ellenici superano di slancio il livello non ufficiale utilizzato dalla BCE come minimo indispensabile a livello di ratio CET1, ovvero 5,5%! Che figata! Oppure il problema davvero serio, quello che costringe Tajani ad allarmi in nome dell’UE e Mattarella addirittura ad appelli al popolo, affinché accetti l’ennesimo governo non votato dai cittadini senza incazzarsi troppo o, addirittura, scendere in piazza, è questo:



ovvero, il fatto che a pochi mesi dal formale inizio del vero tapering del QE da parte della BCE, la situazione appare un completo fallimento, con spread in rialzo e di fatto una capitolazione ciclica del credito? Non sarà che l’Italia diventerà, al pari dell’Argentina per i Paesi emergenti, il canarino nella miniera delle puttanate combinate dalla BCE finora, tanto per vedere l’effetto che fa un ritiro reale degli stimoli, magari accompagnato da velate minacce di tassi che si normalizzeranno un pochino già nella seconda metà del 2019? Non sarà che con la scusa dell’Europa che ce lo chiede, ce lo metteranno prosaicamente nel culo un’altra volta come con il governo Monti, quello talmente bravo nel salvare il Paese da un epilogo greco da averlo preso con una ratio debito/PIL del 119 e fischia e averlo mollato quasi al 130%?
Non sarà che in cambio di un po’ di flessibilità ancora o magari di qualche briciola di concessione sui migranti, tanto per avere un’estate più tranquilla che calmi l’opinione pubblica e mostri agli elettori i miracoli dei “governi di tregua”, diventeremo il Frankenstein dell’eurozona in autunno? D’altronde, la Commissione UE è stata silente per due mesi ma l’altro giorno ha fatto mostrare la faccia cattiva nei nostri confronti da Pierre Moscovici, “Mister flessibilità” e, di fatto, nostro alleato (forse l’unico, Tajani a parte) in ambito di istituzioni europee: “A livello di riforme strutturali per il 2018, l’Italia ha fatto zero”, la sua accusa. Toccherà rimediare. E serve un governo ad hoc per farlo, un bel governo tecnico, un governo del Presidente. Andrà a finire così? Manca poco, salvo sorprese entro martedì il gioco dovrebbe essere svelato, le maschere verranno giocoforza tolte. E vedremo finalmente chi sarà protagonista, complice o vero oppositore

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