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venerdì 21 luglio 2017

L’Italia come Costantinopoli nella sua ultima fase di caduta

di Luciano Lago

Se un paragone storico è possibile azzardare, l’epoca in cui viviamo sembra presentare molte similitudini con gli ultimi giorni di Costantinopoli.
Mentre l’Italia subisce l’invasione africana alimentata da organizzazioni straniere con la complicità dei potentati finanziari internazionali (da G. Soros al FMI e soci), il dileggio di tutta l’Europa che chiude i suoi porti e le frontiere per sottrarsi all’ondata migratoria che invade la penisola, la classe politica italiana, dominata da mondialisti e massoni di vario livello, riesce ad occuparsi del “sesso degli angeli” discettando sullo Ius soli, sulla necessità di un nuovo “antifascismo” e sulle alleanze pre elettorali.




Sembra vivere il crepuscolo dell’Italia e di questa Repubblica nata storta, dietro occupazione straniera, venduta ai potentati finanziari e con la progressiva ma inevitabile perdita di sovranità a favore dell’oligarchia di Bruxelles e di Francoforte.

La miseria cresce ma non è soltanto una miseria economica, molto più grave è la miseria morale in cui è precipitato il paese che diede i natali a Dante Alighieri, a Leonardo da Vinci, a Raffaello Sanzio, a Michelangelo Buonarroti ed a una schiera di artisti, letterati, scienziati e poeti che tutto il mondo ci ha invidiato e studiato per secoli.

Possiamo dire che, se la Storia insegna qualche cosa, era inevitabile che finisse così, visto il livello di viltà , di corruzione dell’ infame classe di politicanti che occupano le Istituzioni. Non poteva finire se non in maniera ignominosa (“a schifio”, dicono in Sicilia). Nessuna società è sopravvissuta al degrado morale della sua classe dirigente ed all’inerzia della sua popolazione.

Di fronte alla epocale ondata migratoria, gli esponenti della sinistra mondialista negano l’evidenza, contestano che si tratti di invasione, discettano sulla necessità di integrazione ed arrivano anche a parlare di arrivo di “risorse” necessarie per pagare le pensioni agli italiani. Un grave insulto all’intelligenza in un paese che può vantare il 40% circa di disoccupazione giovanile e spinge i suoi migliori ad emigrare per cercare quel lavoro che in patria non viene offerto se non a chi si trova invischiato nelle clientele politiche e familistiche in cui è specializzata la classe di politicanti al governo per contro terzi.

Nel frattempo, il “giullare fiorentino” , Matteo Renzi, dopo esssere stato lui ad accollare all’Italia l’ondata migratoria che subiamo attualmente a compensazione di qualche strappo alle regole di bilancio fissate deall’oligarchia europea, si accinge a fare “qualcosa di sinistra”. Come gli veniva richiesto dal popolo della sinistra , adeguandosi ai film di Nanni Moretti, Renzi ha tirato fuori dal suo cilindro lo ius soli, ovvero l’offerta della cittadinanza automatica a chiunque nasca in Italia. Un modo per far sembrare di riscattarsi dalla sudditanza al grande capitale finanziario internazionale, in nome dell’universalismo mondialista di cui il fiorentino è un fervente sostenitore in linea con la tradizione massonica a lui congeniale.
Per il resto la classe dei politicanti italioti si diletta a parlare di tutto e di nulla pur di distrarre l’opinione pubblica dalla grave situazione che vive il paese e a tale scopo niente di meglio che ritirare fuori l’antifascismo d’annata, sempre buono come il vino invecchiato dopo 72 anni della scomparsa del fascismo.

Così che si preannunciano nuove leggi contro i simpatizzanti postumi, veri o presunti, di un regime caduto e sepolto dalla Storia irrimediabilmente 72 anni fa. L’impareggiabile madama Boldrini, oltremodo sensibile, stigmatizza il fatto che i vecchi partigiani si sentano “infastiditi e turbati” quando passano al cospetto dei monumenti di quell’epoca che richiamano al Fascismo. Per quanto sia oltremodo strano che se ne accorgano soltnto adesso, quando i più “giovani” fra di loro non hanno meno di 90 anni, non dubitiamo che camminare a Roma all’EUR sotto il Colosseo Quadrato (Palazzo della Civiltà e del Lavoro) o passare dalla Stazione Centrale di Milano, dalla Stazione Termini a Roma, peggio ancora dal Foro Italico, con tutte quelle statue ed obelischi, procuri in loro un certo disagio. Opere realizzate dal regime fascista in tempo record (l’EUR un quartiere realizzato in 4 anni).

Le persone normali invece avvertono il disagio quando percorrono opere come l’autostrada Salerno Reggio Calabria che, da circa 40 anni, la Repubblica cerca di realizzare senza successo o quando vengono a sapere di viadotti e ponti che crollano dopo pochi mesi che siano stati realizzati.
Ci sarebbero ben altre preoccupazioni che attanagliano i cittadini a cui dovrebbero dare seguito i rappresentanti delle Istituzioni, in un possibile ritorno alla realtà: la drammatica disoccupazione che non accenna a calare, le banche italiane a cui il Governo regala decine di miliardi di denaro pubblico, l’isicurezza che cresce nelle città e gli assassini e stupratori che fuoriescono dal carcere grazie a magistrati compiacenti e tornano a delinquere.
Mentre Renzi si inserisce in tutti i programmi TV per autocelebrarsi e per pubblicizzare il suo libro, l’Istat ha appena pubblicato il suo rapporto annuale sulla povertà in Italia, con conclusioni che sarebbero gravi ma che poco vengono prese sul serio dai politici nostrani: la popolazione italiana diventa ogni anno più povera, affossata la classe media, il disagio si concentra adesso sugli anziani e soprattutto su giovani e giovanissimi.

I numeri resi pubblici dovrebbero determinare una qualche reazione popolare ma la propaganda mediatica e la manipolazione delle coscienze sembrano aver cloroformizzato le masse di cittadini, sfiduciati ma inerti, mentre nelle classi dirigenti, che dovrebbero cogliere l’occasione per una riflessione, autocritica e progetti di lungo termine. Nulla di tutto questo. Si continua sulla stessa strada con attenzione esclusivamente ai mercati, alla stabilità finanziaria ed alle banche.
Le famiglie italiane in condizione di povertà assoluta sono oltre 1.600.000, e costituiscono il 6,3 di quelle residenti. La percentuale sale al 7,9 della popolazione se consideriamo gli individui. Si tratta in pratica di 4.762.000 persone, più dell’intera popolazione dell’Emilia Ronagna . L’aumento rispetto all’anno precedente è dello 0,3 per cento, un dato apparentemente non drammatico, ma si tratta di 180.000 persone in più schiacciate dall’indigenza e dal disagio. Prevalente il disagio nelle famiglie con bambini e la maggiore incidenza nel Mezzogiorno, desertificato grazie alle politiche europee. In compenso sono arrivati in Italia, negli ultimi due anni, circa 500.000 immigrati clandestini, in prevalenza africani.

Quello che conta è il fatto incontrovertibile che il dato della povertà continui ad aumentare, segno evidente che non siamo affatto usciti dalla crisi, con buona pace di quanto ci narra il ministro Padoan che ha nuovamente iniziato a parlare di “luce in fondo al tunnel” come fece il prof. Monti 7 anni fa. Tanto meno si può credere alle dotte spiegazioni Mario Draghi, mentre appare chiaro che le politiche governative, a cominciare dalle finte riforme come il jobs act o la mancetta di 80 euro di qualche anno fa, che non hanno sortito alcuno effetto pratico.
Il dato drammatico è anche quello dell’altissima percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, i “disillusi” che rimagono a carico delle famiglie o che si “arrangiano” con lavoretti in nero ai margini della legalità, il dato più alto in Europa.

Quello che si evince da queste statistiche, oltre al progressivo impoverimento della popolazione, è la mancanza di prospettive e la perdita di fiducia. Una società che non investe sui giovani se non in forme di facciata, nonostante la moltiplicazione delle Università (per motivi clientelari) e delle facoltà, fra le più improbabili, non è aumentato il livello della cultura e della conoscenza, anzi tende ad abbassarsi per il calo della lettura e per l’uso smodato di congegni elettronici e social media, in sostituzone dei libri: domina la pseudo cultura.
D’altra parte curare ed investire sui propri giovani è un impegno che si riscontra nelle società sane ove le risorse giovanili (quelle si le vere risorse di un paese) vengano valorizzate con una scuola e formazione che siano all’altezza delle tradizioni culturali che l’Italia poteva vantare fino a quando non ha ceduto alla pseudo cultura massificata ed americanizzata del consumismo e delle ideologie liberiste.

La realtà che viene fuori inevitabilmente da questo specchio sociale è quella che i giovani sono un tremendo problema, un costoso impegno ereditario: sono una categoria di persone che richiede processi lunghi di formazione e di crescita, diventano poi esigenti e richiedono molte attenzioni e costi sempre più sorbitanti . Nel sistema sociale sono poi una zavorra : necessitano formazione lunga e costosa, inesperienza, provengono da un sistema scolastico che non insegna né a vivere né a operare, scartano i lavori di fatica. Meglio, molto meglio quindi, ricorrere agli eserciti di riserva di manodopera, quella degli immigrati: sono già adulti, si accontentano di poco, lavorano in nero e senza protezione sociale.
Il grande capitale ha già fatto le sue scelte: questa è la nuova mano d’opera di cui ha necessità e la classe politica si adegua, acconsente e favorisce (come sempre) in vista di ottenere da questa una nuova base dei suoi consensi. Che vengano pure, c’è posto per tutti. Gli altri che si arrangino.

Avvenne in modo simile anche a Costantinopoli, nel 1453, quando finalmente cadde, l’ultimo bastione dell’Impero romano d’Oriente e fu travolto dall’arrivo dei turchi e dell’Impero bizantino.

fonte: ControInformazione

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