di Francesco Manetti.
Quel che si è consumato a Maccarese (Roma) è un immane disastro, passato del tutto inosservato nell'assordante silenzio del mainstreammediatico italiano, tutto impegnato a calmare una tensione sociale sempre più intensa. A Maccarese si sta spazzando via - e purtroppo già in buona parte è stato compromesso - un intero ecosistema: oltre30mila litri di cherosene, fuoriusciti da uno dei condotti ENI che riforniscono il vicino aeroporto di Fiumicino, si sono riversati in piena Riserva Naturale, in uno dei principali fiumi della zona, l'Arrone.
Parlano di incidente, di un tentativo di furto andato a finire male, ma con il passare dei giorni altre ipotesi sono emerse, tra cui il possibile "cedimento strutturale della condotta". Un vero e proprio "assassinio", uno" sterminio" dell'ambiente, della flora, della fauna: migliaia di animali sono già morti, altri stanno morendo, molti altri continueranno a morire nelle prossime settimane, mesi, anni.
Si tratta di un ecosistema ad altissimo livello di biodiversità, una vasta area che comprende in sé un intero mondo: oltre all'agricoltura, animali delle più disparate specie e una flora multiforme e multicolore. Addirittura un'Oasi, gestita dal WWF, che ha dovuto annunciarne la momentanea chiusura in via precauzionale per disastro ecologico, fintantoché il danno non sarà stato quantomeno "contenuto". Ripararlo, il danno, ormai non si può più.
Le migliaia di litri di cherosene hanno già toccato i fondali del fiume Arrone e degli annessi canali d'acqua che si ramificano su tutta l'area. Si è insinuato nelle profondità del suolo, compromettendo le falde acquifere, tant'è che il sindaco Montino ha dovuto emettere una ordinanza di divieto a oltranza per bloccare l'utilizzo e l'irrigazione dei campi agricoli.
La catena alimentare è stata ormai irrimediabilmente compromessa: l'acqua è stata avvelenata, dunque anche i pesci, i volatili che se ne nutrono, e pure le volpi che a loro volta si procurano il cibo a terra. È un effetto domino: una volta colpita la prima pedina, tutto l'intero "sistema" viene colpito.
Lo chiamano progresso umano. Trattasi invece di un abnorme ecocidio, e a pagarne il prezzo, l'altissimo costo, come sempre più avviene, è la Madre Terra e tutti i suoi figli. Essere umano compreso.
E come se non bastasse, l'ondata di veleno sta andando a sfociareverso il mare; è un po' come una amara metafora del controllo ormai perduto da parte dell'uomo sulla sua stessa creatura, la "bestia", la nostra società: in essa non vi è limite, non vi è regola, si mira sempre "verso l'infinito ed oltre"... Così come il fiume di cherosene mira al mare aperto.
Stiamo parlando dunque di un danno ambientale immane. La moria di animali è testimaniata dalla Lipu: "animali trovati morti, impregnati di idrocarburi, nei canali di Maccarese e del Villaggio dei Pescatori. Moltissimi aironi, cormorani, anatre, così come decine e decine di pesci, che galleggiano morti nei canali...". E, come dicevamo, pure la catena alimentare è stata irreparabilmente danneggiata, fino a minaciare la salute dei consumatori, a fronte della contaminazione causata dal cherosene sulle acque utilizzate anche per irrigare i campi. A tal riguardo, va però segnalato quanto dichiarato dalla consigliera M5S di Fiumicino Fabiola Velli: «Gli agricoltori hanno detto che non c'è minaccia per le colture e gli animali da allevamento in quanto l'acqua utilizzata per innaffiare e abbeverare non proviene dai canali. Dal momento che c'è già stata una flessione nella vendita dei prodotti agricoli (immotivata perché erano prodotti in parte già raccolti) credo che temano ulteriori contrazioni delle vendite».
La situazione è dunque molto delicata, e richiede una prudenza in più quando la si analizza: screditare gli agricoltori e la loro produzione potrebbe infatti essere un'operazione diffamatoria, per metterli in ginocchio e costringerli ad andarsene: se nessuno comprerà più i loro prodotti agricoli, questi onesti lavoratori saranno infatti costretti ad abbandonare le terre, lasciando ancor più campo libero alle lobby della petrolchimica.
Ci imponiamo comunque di mettere da parte il cuore e i sentimenti per poter carpire fino in fondo la verità. Ed è così che, scavando più a fondo, altri dati inquietanti emergono, informazioni passate del tutto inosservate e nel silenzio. Si apprende infatti dal comunicato stampa delM5S sulla Questione Maccarese che nel pomeriggio del 6 Novembre, giorno in cui la tragedia si è consumata, un secondo pesante sversamento, ancor più terribile del primo, sarebbe avvenuto, aggravando ulteriormente la situazione, già pesantissima per l'impatto distruttivo e nocivo che la prima ondata di cherosene ha avuto sull'intero ecosistema di Maccarese. Nel comunicato stampa del M5S si legge che«a denunciarlo sono stati alcuni cittadini residenti nell'area colpita, il giorno seguente», 7 Novembre.
La responsabilità dell'ENI in questa immane tragedia era già da considerarsi pesantissima, data la totale assenza di un programma di monitoraggio a regola d'arte delle proprie strutture, atto a prevenire ed evitare i tentativi di furto. C'erano infatti molti precedenti. Avrebbero dovuto spingere già da molto tempo l'ENI a potenziare, se non addirittura attuare del tutto, tale programma di monitoraggio.
Le responsabilità del colosso petrolchimico erano inoltre già profondamente aggravate dal ritardo con cui l'ENI si è adoperata nel far scattare le operazioni d'emergenza e l'intervento di bonifica, avviate molte ore dopo l'avvenuto disastro e in maniera alquanto insufficiente. Lo sottolinea Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu: «l'allarme, partito nei giorni scorsi, è stato probabilmente sottostimato» e a quanto riscontrato finora l'ENI si è limitata a «disporre barriere per rallentare l'onda, ma data la vastità della contaminazione serve un intervento di ben altra entità. Naturalmente, noi ci costituiremo parte civile una volta che le autorità deputate avranno individuato le responsabilità di questo scempio». Infine, Mamone Capria esprime il sospetto che «gli interventi di bonifica siano partiti in ritardo».
E se fin qui la responsabilità dell'ENI, del tutto ingiustificabile visti i precedenti, poteva essere attenuata al livello di noncuranza e menefreghismo, di fronte al secondo sversamento, passato (volutamente?) del tutto inosservato, il quadro delle responsabilità si aggrava ancor di più. Nel Paese dei disastri colposi sembra profilarsi un nuovo caso.
Sempre dal comunicato stampa del M5S si apprende infatti che «i tecnici e ingegneri dell'ENI, auditi in Commissione Ambiente presso gli uffici comunali di Fiumicino, non sono stati in grado di fornire una spiegazione» ma «sorge il dubbio che dopo il primo tentativo di furto, l'oleodotto sia stato rimesso in funzione troppo affrettatamente, forse per non sospendere troppo a lungo il rifornimento di carburante agli aeroplani».
L'ENI del resto ha già dato prova della sua conduzione irresponsabile nei confronti dell'ambiente, come ad esempio tramite il suo nuovo AD Descalzi, direttamente nominato dal presidente del consiglio Matteo Renzi, ed inquisito per presunta "megatangente in Nigeria" o tramite i fatti riferiti in un documentario di REPORT del 2009, dal quale si apprende che «in Nigeria, tutta la regione del delta del Niger, un tempo ricchissima di pesce e di coltivazioni agricole, è stata appaltata alle attività di estrazione e ricerca di petrolio delle multinazionali straniere, dalla Shell all'Agip», tra cui «uno degli aspetti più controversi è il gas flaring». I fatti dimostrano che i disastri come quello di Maccarese siano per l'ENI all'ordine del giorno.
A questo punto, indignazione alla mano, si potrebbe decidere di fermarsi qua, onde evitare il crepacuore. Ma siccome ciò che ci interessa è perseguire la verità, scavando ulteriormente ci si rende conto che il pozzo non ha mostrato ancora il suo fondo. Facendo delle ricerche ulteriori, emergono infatti ulteriori dettagli che fanno semplicemente rabbrividire, e supporre che ciò che si è consumato a Maccarese non sia altro che la cosiddetta "punta dell'iceberg" di una faccenda assai più ampia, e purtroppo, dalle tinte fosche. Ma scendiamo nel dettaglio...
Anzitutto, dove si trova Maccarese? È vicinissima all'aeroporto di Fiumicino, a pochissimi km dal mare. Tramite una rapida ricerca su GoogleMaps, si può ritrovare la centrale ENI... a pochi km da Maccarese, praticamente sul mare. La posizione dell'area è dunque di quelle strategiche, e non è un caso che l'impianto ENI sia vicinissimo al mare Mediterraneo: una "porta" verso le principali tratte marittime, verso i paesi del Sud Europa, verso il Nord Africa ricco di idrocarburi e dove ENI ha profondi interessi e numerosi impianti d'estrazione e stoccaggio.
Scava scava, e altri dati importanti emergono. Trattasi della mappadiffusa dagli uffici del Ministero per lo Sviluppo Economico in merito allo"Sblocca Italia". Ebbene si, proprio il provvedimento che con le sue norme conferma la volontà politica del Governo Renzi: trasformare l'Italia in un'immensa distesa di buchi. Un'operazione nata dall'inganno mediatico, e spacciata agli italiani come la salvezza della patria, necessaria affinché gli investitori tornino nel nostro paese per rimetterlo in moto. Ma basta poco per rendersi conto di cosa sia realmente lo Sblocca Italia, e che cosa comporterà. E la mappa in questione ci rivela tante cose. Una volta aperta, ecco una visione agghiacciante, un vero e proprio teatro degli orrori: una distesa di piattaforme di trivellazionedei fondali marini, dislocate lungo tutta la costa dell'est italiano, dalla laguna di Venezia fino agli splendidi mari azzurri della Puglia, passando per l'entroterra, da Potenza fino a Milano, Sardegna e Sicilia incluse, con segnalazioni sulla mappa di intere aree concesse a operazioni di ricerca/coltivazione/estrazione di idrocarburi. Una svendita da parte del governo italiano tramite concessione totale dell'intero patrimonio territoriale nazionale alle grandi lobby dell'energia petrolchimica, e una colossale catastrofe ambientale che si staglia all'orizzonte già da ora.
Ma non è tutto, purtroppo... Torniamo per un attimo a Maccarese,l'anteprima della catastrofe futuribile. Osservando nuovamente e bene la mappa sopra citata, ci si accorge di come l'intera area del Maccarese corrisponda esattamente a una delle aree che tramite lo Sblocca Italia vengono concesse e messe alla mercè delle lobbies della petrolchimica. Ed osservando bene la legenda, si può anche apprendere a cosa sia stata destinata quell'area, a dispetto della sua altissima biodiversità: area tratteggiata con linea continua di colore verde, ovvero corrispondente ad area concessa per "permessi di ricerca". L'intera area del Maccarese è stata concessa a questo scopo.
Proprio la stessa area colpita dal disastro delle settimane scorse, proprio i luoghi in cui grandi interessi strategici, tecnologici, logistici trovano ogni intreccio. Così come denunciato dal comitatoRifiutiZero, nell'area si sono accentrate e si accentreranno, tutta una serie di attività industriali altamente tossiche, come ad esempio ilgassificatore di Cerroni, l'inceneritore di rifiuti ospedalieri di Ponte Malnome ("l'unico nel Lazio che di polveri e nano particelle cancerogene le emette dal 1996"), o i due impianti biogas della Maccarese SpA da 999 kw (dal 2011) e da 625 kw (dal 2012), «rispetto ai quali, nonostante le ripetute richieste, si ignorano la tipologia e la qualità del materiale in entrata e del digestato e delle emissioni dei gas in uscita».
Solo menti offuscate dal dio denaro potevano pensare che tutto questo fosse compatibile con l'agricoltura, con l'ambiente naturale, con la vita.
Sarebbe bello poter dire che i fatti e le loro intersezioni si concludano qua. Ma non è così. Se scaviamo ancora verso la verità, ecco emergere un altro inquietante dato... Un altro utilissimo link, che tratta in maniera approfondita l'elenco dei titoli estrattivi Regione per Regione e aggiornato al 31 agosto 2014, (http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/titoli/titoli.asp), ci rimanda al sito del MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO.
Spulciando per bene, si accede ad una pagina che contiene l'elenco completo con permessi e concessioni di ricerca-coltivazione-estrazione degli IDROCARBURI, così come previsto nello SbloccaItalia.
Cosa si scopre?
Tramite la voce "permessi di ricerca in terraferma", selezionando poi in base alla regione, in questo caso quindi sulla regione Lazio, emerge che in tale regione i permessi di ricerca interessano ben sei aree, tra cui, ma guarda un po', il Fiume Arrone, proprio quello che è stato interessato dal disastro ambientale di Maccarese.
Ricolleghiamo i puntini di questo oscuro puzzle. Inevitabilmente si torna allo Sblocca Italia, alla sua serie di oleodotti, gasdotti,trivelle, rigassificatori diffusi per mare e per terra. La domanda e il dubbio sorgono spontanei: quello di Maccarese è stato forse un disastro causato a tavolino, spacciato per accidentale, con il reale scopo di poter sgomberare l'intera area, concessa appunto dallo Sblocca Italia ai fini della ricerca di idrocarburi?
Per il WWF «si è trattato di un vero e proprio crimine di naturacausato da ladri ma amplificato da un intervento inadeguato nei tempi rispetto alla caratteristica morfologica del territorio, un intricato reticolo di canali d'acqua». Non mancano i precedenti in cui si è chiuso un occhio laddove si poteva intervenire e si è lasciato invece correre. Il senso meno nobile del "laissez faire" in nome del profitto è proprio questo.
Maccarese è dunque un disastro a tavolino? E il disastro risponde a chi intende perseguire interessi occulti?
Con i dati a disposizione è ovvio chiederselo. Ma non lo sapremo fintanto che non sarà possibile dimostrarlo ufficialmente. Fino a quel momento, probabilmente per sempre, questa rimarrà soltanto una congettura. E come sempre avviene in un sistema che basa la propria esistenza e il proprio funzionamento sulla dinamica della distruzione, ci sarà sicuramente qualcuno che trarrà in qualche modo il proprio profitto da questa catastrofe.
Quante altre tragedie ambientali serviranno per risvegliarci tutti e resistere ai potenti che ci impongono regole fatte di carbone, petrolio, gas, trivellazioni, disboscamenti, che portano alla distruzione totale dell'Ambiente? I fatti di Maccarese parlano a tutti, rappresentano il primo vero ritratto dello Sblocca Italia. Raccontano il prossimo ordine del giorno dei territori devastati, con gli ecosistemi definitivamente e irrimediabilmente saccheggiati: l'intera penisola e le più grandi isole del Mediterraneo trasformate in un gran cantiere a cielo aperto.
Lo Sblocca Italia distruggerà il nostro paese, sarà un'apocalisse ambientale, con il benestare del governo italiano. E con il benestare di noi cittadini, se non faremo qualcosa per tempo.
Sarà inoltre un'apocalisse ambientale suggerita come al solito dagli interessi e dall'egemonia USA: lo Sblocca Italia è anche il frutto della decisione di tagliare i ponti con la Russia, economicamente, politicamente, energeticamente, strategicamente, etc. Uno sfruttamento più intenso dei nostri territori, specie dal punto di vista energetico, è una delle varie tappe di questa cavalcata finale verso l'autodistruzione. L'Italia diventerebbe una piattaforma dove stoccare-estrarre-far passare gas e petrolio. Il vassallaggio a stelle e strisce punta a renderci l'ex Bel Paese.
Tutto questo va fermato, mostri come lo Sblocca Italia devono essere sostituiti da piani intelligenti, consapevoli, lungimiranti, che mirino a una totale riconversione della società, fuori dall'ossessione della crescita e dello sviluppo infinito. Mentre vogliamo salvare il territorio, stiamo parlando di un severo autoesame dei nostri stili di vita.
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